Verso la fine dell’era Merkel: Armin Laschet è il nuovo leader della CDU
Il moderato Armin Laschet è stato eletto Presidente del partito cristiano-democratico tedesco. E ora punta a sostituire Angela Merkel alla cancelleria.
Il primo passo ufficiale verso la fine dell’era Merkel è stato compiuto. Da sabato 16 gennaio, Armin Laschet è il nuovo leader dell’Unione Cristiano-Democratica della Germania (Christlich Demokratische Union Deutschlands, CDU), lo storico partito di centro-destra di cui, dal 2000 al 2018, è stata presidente l’attuale cancelliera tedesca.
Al 33esimo Congresso della CDU – rinviato già due volte a causa della pandemia da Covid-19 e svoltosi, perciò, in modalità digitale tra venerdì e sabato scorsi – i 1001 delegati hanno eletto Laschet al ballottaggio, preferendolo al rivale, Friedrich Merz, per 521 voti a 466.
Al termine di una lunga campagna elettorale interna (a distanza, ma non per questo meno accesa) Laschet è così subentrato alla dimissionaria Annegret Kramp-Karrenbauer, la designata erede di Angela Merkel al vertice della Cdu del 2018 che, nel febbraio 2020, ha annunciato di lasciare la presidenza del partito, a seguito dello scandalo per cui centristi e liberali hanno provato a formare un governo con il partito di estrema destra Alternative für Deutschland (AFD), nello Stato tedesco di Turingia.
Chi è Armin Laschet
Nato ad Aquisgrana nel 1961, il nuovo leader dell’Unione cristiano-democratica tedesca è un politico di grande esperienza. Membro della CDU dal 1979 e vice segretario dal 2012, è stato legislatore federale dal 1994 al 1998 ed eurodeputato dal 1999 al 2005. Soprannominato il “turco”, per le sue posizioni aperte verso l’immigrazione e la capacità di gestire la politica migratoria, dal 2005 al 2010 è stato ministro dell’integrazione del Nord Reno-Vestfalia, il Land più popoloso della Germania, di cui è originario. Dello stesso Land è ministro-presidente dal 2017.
Esponente dell’ala moderata del partito cristiano democratico, nella corsa alla guida della CDU, Laschet si è presentato come l’uomo della continuità, in perfetta sintonia con la linea politica merkeliana: «pragmatica e centrista, ma anche moderatamente riformista e non disposta a dialogare con l’estrema destra di Alternative für Deutschland».
Benché i sondaggi lo dessero in calo, a causa delle non poche critiche ricevute negli scorsi mesi sulla gestione blanda della pandemia nel suo Land, Laschet è sempre rimasto la scelta favorita di alcune figure di spicco del partito cristiano-democratico. A sostegno della sua candidatura si sono schierati (più o meno apertamente) la presidente uscente Kramp-Karrenbauer e Jens Spahn, il giovane Ministro della Salute sempre più forte nei consensi e che secondo alcuni potrebbe rivelare delle sorprese nella partita per la cancelleria. Per quanto non si fosse espressa, Laschet era considerato il favorito anche dalla cancelliera Angela Merkel.

Europeista convinto, come leader della CDU Laschet dovrebbe adesso rafforzare i rapporti dei cristiano-democratici tedeschi con le istituzioni europee e con i Paesi partner, in primis la Francia (il governatore, in qualità di rappresentante della Germania per le relazioni culturali dell’asse franco-tedesco, ha negli ultimi anni intessuto ottimi rapporti con i leader politici francesi), senza dimenticare di fortificare la cooperazione con gli Stati Uniti di Joe Biden, specie con riferimento a clima e commercio.
Scegliendo Laschet, il Congresso si è espresso dunque per il dialogo e l’integrazione (degli immigrati certo, ma anche e soprattutto delle diverse aree interne al partito) e non per la polarizzazione, sulla quale invece aveva puntato il candidato ultraliberista Friedrich Merz, che i sondaggi davano super favorito alla vittoria.
I rivali di Laschet
Quella alla leadership del più grande partito conservatore d’Europa è stata una corsa a tre, incerta sino all’ultimo minuto. Il più grande rivale di Laschet è stato senza dubbio Merz, l’avvocato milionario esponente dell’ala più a destra del partito, originario (pure lui) del Nord Reno-Vestfalia, con il quale il moderato si è giocato la battaglia finale.
Conservatore fino al midollo (soprattutto per quel che concerne politica sociale, fisco e immigrazione), Politico ha descritto Merz come il Trump tedesco, «un vecchio bianco combattivo che parla di gay e pedofili nello stesso respiro, liquida i dibattiti di genere come una perdita di tempo e che non sopporta Angela Merkel. Non potrebbe essere più fuori passo con lo spirito del tempo».
L’anti-Merkel è stato europarlamentare tra l’89 e il ’94 e deputato al Bundestag dal ’94 al 2009 (leader dell’opposizione tra il 2000 e il 2002). Nel 2018, si era già candidato al Congresso della CDU, perdendo contro la pupilla di Merkel, Kramp-Karrenbauer.
La novità o, per meglio dire, il “rinnovamento”, nella rosa dei candidati alla presidenza della CDU in questa tornata elettorale interna, è stata rappresentata invece da Norbert Röttgen, già ministro dell’ambiente tra il 2009 e il 2012 e attualmente presidente della commissione esteri del Bundestag tedesco.
Considerato uno dei massimi esperti di politica estera all’interno della CDU, nel suo programma Röttgen suggeriva il rinnovamento interno al partito (con riferimento al dato anagrafico ma anche alla composizione di genere), puntando inoltre su digitalizzazione e ambiente. La sua proposta si è fermata, però, alla prima votazione, che lo ha visto perdere contro i suoi avversari, sancendo di fatto la vittoria di Laschet.
La corsa alla cancelleria
Sebbene abbia ottenuto la leadership del partito, Laschet ha vinto solamente una battaglia di una “guerra” lunga e ancora tutta da combattere. La vera sfida del nuovo presidente della CDU sarà infatti la corsa alla cancelleria federale, alle elezioni del prossimo settembre. In linea teorica, con l’elezione a leader del partito, Laschet dovrebbe essersi guadagnato anche la candidatura a cancelliere dell’Unione democristiana di CDU e CSU (o Christlich-Soziale Union, il partito gemello dell’Unione cristiano-democratica in Baviera, che costituisce la storica alleanza CDU-CSU, a livello federale). Ma in pratica non è detto. I principali esponenti del partito dovrebbero nuovamente confrontarsi nelle prossime settimane, e designare, assieme al CSU, il loro candidato entro aprile.
Ad oggi, comunque, Laschet sembra la persona più indicata a dialogare con i Verdi, il partito che i sondaggi individuano come alleato più quotato per un governo di coalizione con CDU e CSU. A suo sfavore vanno, invece, almeno due fattori: è il governatore in carica del Nord Reno-Vestfalia (e sta governando bene: sarebbe un peccato se dovesse lasciare l’incarico); le critiche inerenti alla gestione della pandemia ne hanno scalfito l’immagine di “politico inattaccabile”.
Nelle ultime settimane, poi, sono emersi i nomi di due altri “papabili” alla cancelleria. Il primo è quello, sopra accennato, di Jens Spahn, l’attuale Ministro della Salute, che nel 2018 si era candidato alla presidenza del partito e che ha deciso, questa volta, di appoggiare apertamente Laschet (per questo, si pensa che Spahn possa sostenere il governatore anche nella partita aperta per la cancelleria); il secondo è Markus Söder, ministro-presidente della Baviera, la cui popolarità, accresciutasi vertiginosamente durante la pandemia, potrebbe dare del filo da torcere al leader della CDU (Söder sarebbe il terzo candidato della CSU al Cancellierato nella storia della Repubblica Federale di Germania).
L’eredità di Angela Merkel
La partita per la cancelleria dipenderà dai risultati che l’Unione cristiano-democratica CDU-CSU e i suoi possibili alleati (Verdi, SPD) otterranno alle elezioni federali, fissate per il 26 settembre prossimo. Solo allora sarà chiara la nuova compagine governativa. E a nove mesi dalle elezioni, non è ancora il tempo dei pronostici. Quel che è certo, ad oggi, è che con l’elezione di Laschet si è aperta una nuova fase del partito cristiano-democratico tedesco, che dovrà fare i conti con l’addio e, dunque, con l’eredità di Angela Merkel.
Quando, nel 2018, si era dimessa dalla leadership del partito cristiano-democratica, Merkel aveva accennato alla volontà di ritirarsi dalla politica alla scadenza del suo mandato da cancelliera nel 2021. Dopo sedici anni alla guida del governo del Paese, la Bundeskanzlerin non si ricandiderà alle elezioni federali di settembre, sancendo di fatto la fine di un’era: quella di una grande statista, in grado di conciliare il conservatorismo originario della CDU con il progressismo europeista, e di fare della Germania la più grande potenza europea. È con la responsabilità del “dopo Merkel” che dovranno quindi misurarsi Laschet, nel tentativo di dare nuova identità alla CDU, e il futuro cancelliere tedesco. Chiunque esso sia.
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