L’instancabile ricerca di Letizia Battaglia
Palermo, anno 1935. Il cinque di marzo nasceva Letizia Battaglia, fotografa e fotoreporter di calibro internazionale, muro portante della denuncia degli anni più violenti della città e protagonista di molte battaglie contro la censura e l’oblio. Alla sua fotografia ha sempre intrecciato un appassionato impegno sociale e civile. Cogliamo l’occasione del suo compleanno per raccontare la sua figura poliedrica.
Dal 1974 al 1991 dirige il team fotografico del quotidiano del pomeriggio “L’Ora” di Palermo e successivamente fonda l’omonima agenzia di informazione fotografica; nel 1985 è la prima donna in Europa a ricevere l’Eugene Smith Grant per la fotografia sociale e nel 1999 il Mother Jones Photography Lifetime Achievement Award per la fotografia documentaristica. Nel 1991 fonda la rivista “Mezzocielo”, bimestrale realizzato da sole donne. Letizia Battaglia è tra le donne proposte per il Nobel per la pace del PeaceWoman Across the Globe; nel 2017 è inoltre inserita dal New York Times tra le undici donne più rappresentative dell’anno.

La bambina con il pallone, 1980 © Letizia Battaglia.
La sua narrazione fotografica non tralascia alcun soggetto. Ad essere immortalati sono gli emarginati, la gente comune, gli amici, gli intellettuali, gli animali, gli alberi e il mare, sempre con il giusto grado di partecipazione e di distacco, che rendono il suo racconto unico, «un racconto crudo, testimone e voce di denuncia di un tempo in cui la mafia governava a Palermo» per citare le parole dell’attuale sindaco Leoluca Orlando. Una denuncia costante e senza censure quella della Battaglia, che ha contribuito giorno dopo giorno al cambiamento della città.
In quasi mezzo secolo trascorso dietro l’obiettivo «non ha mai cercato la bella immagine», mossa da un ineluttabile rispetto per la verità. «Una intellettuale controcorrente, prima di tutto, ma anche poetica e politica, una donna che si è interessata di persone, arte, letteratura, poesia, vita e morte, che si è appassionata a ciò che la circondava e a quello che, lontano da lei, la incuriosiva». Questo è il ritratto che, di lei, ci regala Francesca Alfano Miglietti, citando a sua volta “Smoke“, l’ultimo libro pubblicato da John Berger.

Un’immagine della mostra “Letizia Battaglia: Corpo di donna a Firenze” – © Letizia Battaglia per Crumb Gallery Firenze
Le sue fotografie, in bianco e nero, hanno come scopo primario quello di donare una nuova dignità ai soggetti scelti. Spesso ritraggono i corpi delle vittime delle guerre della mafia siciliana, giudici e civili senza nome, ma ancor più spesso i volti di giovani donne o bambine, immortalate come monito di un futuro possibile. «Amo fotografare le donne perché sono solidale: devono ancora superare tanti ostacoli verso la felicità, in questa società maschilista che le vuole eternamente giovani, belle, con una concezione dell’amore che spesso, in realtà, è solo possesso».
Letizia Battaglia, col suo essere donna a tutti i costi, senza compromessi e senza mezzi termini, ha ispirato e continua ad ispirare. Attivista, ancor prima che fotografa, incarna alla perfezione il bello di tutti i manifesti femministi; nella bellezza della sua eccentricità e schiettezza, una figura, la sua, di cui Palermo non può che essere fiera.
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