Palermo derubata: tutti i crimini all’ombra della quarantena
Dal 12 Marzo 2020, giorno in cui in tutta Italia è iniziato il lockdown, il divieto di continuare qualsiasi tipo di attività ha costretto sia privati che imprenditori e commercianti a chiudere le loro attività per rispettare le normative del decreto e restare a casa. Questa situazione di emergenza, tuttavia, non ha scoraggiato numerosi truffatori e criminali dall’intento di approfittarsi delle zone d’ombra della nostra città per commettere furti e truffe di ogni tipo.
Il caso più eclatante si è verificato al Policlinico di Palermo il quale, il mese scorso, è stato più volte saccheggiato. Sono stati trafugati gli armadietti del personale sanitario, nonché bisturi, computer, mascherine e presi d’assalto i distributori automatici per impossessarsi delle monete al loro interno. I ladri sono riusciti ad agire indisturbati sfruttando, probabilmente, l’ambiente di minore controllo dovuto ai turni interminabili e straordinari che, in queste settimane, medici ed operatori sanitari stanno sostenendo per combattere l’emergenza in prima linea.
Lascia basiti che un ospedale, luogo simbolo della lotta contro l’epidemia in corso, risulti essere un luogo esposto ad abusi di ogni tipo, ed è triste constatare che, in quanto avamposti senza frontiere e coinvolti in uno sforzo senza precedenti, gli ospedali della nostra Città siano un punto debole e di facile assalto per i tanti, purtroppo, malintenzionati di turno.
A destare altrettanto sdegno è il furto commesso all’interno dell’Istituto Comprensivo Statale “Renato Guttuso” sito in via Messina Marine, nella notte fra il 16 e il 17 Marzo. Una finestra del primo piano della scuola è stata infatti trovata rotta e cinque computer portatili, utilizzati per la didattica, risultano essere stati rubati.
Se il recentissimo “decreto scuola” – entrato in vigore il 9 Aprile – definisce le nuove regole straordinarie in base a cui concludere l’anno scolastico 2019-2020 e progettare l’inizio del prossimo, la garanzia di una fruttuosa prosecuzione delle attività di e-learning non può che basarsi anche sulla disponibilità materiale degli strumenti atti a questo scopo. I computer rappresentano in questo periodo la base tecnica della macchina scolastica, che con l’impegno di insegnanti e dirigenti scolastici, paragonabile a quello di medici e infermieri, è riuscita in brevissimo tempo a gestire la didattica direttamente da casa, salvaguardando gli studenti dal virus, ma continuando a garantire il diritto allo studio. Trafugare dei computer da una scuola, ai tempi del coronavirus, non rappresenta dunque solo un danno materiale alle risorse dell’istituto ma è un reato commesso ai danni dell’intero assetto educativo attorno cui ruota la vita della nostra comunità, che ha negli edifici della scuola e dell’università dei punti di riferimento sui quali si dovrebbe gelosamente vigilare.
Numerosi altri casi di furti e saccheggi si sono verificati anche ai danni di aziende, negozi e palestre, tutti accomunati dalla complicità della momentanea desolazione delle nostre strade cittadine. Tuttavia le rapine non sono gli unici reati che stanno proliferando durante questo periodo di quarantena, affiancate da un crescente numero di truffe e casi di vero e proprio sciacallaggio.
Sulla falsa riga di falsi medici e fantomatici volontari della Protezione Civile, che tentano ogni giorno di approfittare dell’ingenuità di anziani e persone sole, sono stati segnalati dei falsi “avvisi” affissi all’interno di portinerie condominiali, che informano i residenti di imminenti controlli disposti a tappeto dal Ministero dell’Interno all’interno delle abitazioni, il quale però smentisce assolutamente che tali comunicazioni rispondano al vero, e invita tutti i cittadini a diffidare delle visite porta a porta che propongono controlli, tamponi o ispezioni di varia natura.
C’è poi chi, durante la quarantena, nonostante abbia la fortuna di gestire un esercizio commerciale che fornisce beni di prima necessità e che dunque può svolgere regolarmente la sua attività, sceglie oltraggiosamente di rincarare oltremodo i prezzi di alcol etilico,mascherine e gel disinfettanti, tutte merci divenute sempre più introvabili per quanto indispensabili nel garantire il rispetto delle norme anti-Covid. Sfruttando la situazione d’emergenza, e soprattutto lo stato di necessità in cui si trovano le famiglie in questo periodo, molti di questi “sciacalli” continuano indisturbati a contribuire all’aggravio di costi e spese. Sorprende constatare che molte delle segnalazioni e delle multe colpiscono le farmacie e le parafarmacie. Con picchi di prezzo che si aggirano tra i 10 e i 15 euro cadauno, numerose mascherine monouso vengono vendute e acquistate all’ombra di un “ricatto” dettato dalla necessità e sicuramente anche dalla paura del contagio. All’Ospedale Cervello e a Villa Sofia, le mascherine erano comodamente acquistabili a “soli” 10 euro da un distributore automatico, azione denunciata da Marcello Saitta, segretario provinciale dell’Ugl Medici di Palermo.
C’è infine chi la truffa la architetta proprio restando a casa, direttamente dal Pc. È stato verificato, infatti negli ultimi tempi un aumento considerevole dei casi di phishing, un tipo emblematico di truffa informatica che consiste nell’inviare una mail fasulla spacciandosi per un ente pubblico o una banca (con tanto di logo e indirizzo contraffatto) nel tentativo di estorcere dati personali e bancari, la cui richiesta viene appunto motivata dalla scusa dell’emergenza vigente, come dichiarato da Gabriele Urzì, Segretario Provinciale FABI Palermo e Responsabile Salute e Sicurezza della FABI.
A Palermo non è stato ancora attivato, come in Veneto, un numero verde apposito per la segnalazione di truffe e azioni di sciacallaggio, ma il Codacons (Coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori) ha lanciato l’iniziativa “Segnala le speculazioni”, promossa da Francesco Tanasi, Segretario Nazionale Codacons, chiedendo a tutti i cittadini di segnalare all’associazione (tramite l’invio di mail a [email protected] o tramite WhatsApp al numero 095441010) inviando scontrini o ricevute d’acquisto che attestino la vendita a prezzi esorbitanti di dispositivi di protezione o generi alimentari.