Le squadracce di Alba Dorata e la noncuranza dell’Ue

La Grecia è in sofferenza e la crisi umanitaria sta consumando il suo ultimo briciolo di umanità. È da circa un decennio ormai, dallo scoppio del conflitto in Siria, che lo stato ellenico si trova nell’occhio del ciclone dell’emergenza migranti e gli sforzi compiuti dall’Ue per affrontare tale emergenza sono stati minimi se non assenti.

Il notevole aumento degli arrivi dei migranti nel 2015 e il sovraffollamento dei campi profughi costruiti nelle isole greche hanno messo in ginocchio la Grecia già stremata dalla crisi economica, alimentando così il malcontento della popolazione. Il sovraffollamento è stato causato anche dalla mancata riforma degli accordi di Dublino e la difficoltà di prendere in carico le richieste di protezione internazionale.

Il grande vuoto lasciato dall’Ue è stato pian piano riempito dai militanti di Alba Dorata, partito di estrema destra, negazionisti dell’olocausto e di orientamento metaxista il cui leader, Nikólaos Michaloliákos, è sotto processo dal 2014 con l’accusa di «aver costituito, diretto e fatto parte di un’organizzazione criminale» nonché «per possesso illegale di armi a scopo di rifornire l’organizzazione criminale».

Negli ultimi tre anni la loro presenza nella scena politica è stata considerata come un problema marginale, tanto che alle ultime elezioni (2019) il partito non ha ottenuto nessun seggio dato che ha raggiunto a malapena il 2,9 per cento dei voti. Tuttavia, in meno di sei mesi ha ricevuto un consenso fuori da ogni previsione, dovuto anche al fatto che l’accordo europeo con Erdogan, ultima discutibile toppa dell’Ue per fermare i migranti al confine, è stato sostanzialmente sospeso con l’apertura delle frontiere turche portando così migliaia di migranti, fino a questo momento bloccati in Turchia, a tentare di entrare in Europa.

Alba Dorata è riuscita a canalizzare lo sconforto e la rabbia della popolazione greca innescando così l’ennesima guerra tra poveri contro quelli che loro definiscono “nemici della patria”, ovvero i migranti e le organizzazioni non governative presenti nel territorio.

Le organizzazioni non governative che lavorano nei campi profughi presenti nelle isole greche sono preoccupate per la vita dei migranti, ma anche per la propria. I militanti di Alba Dorata hanno creato anche le “squadracce anti-migranti”, ossia squadre paramilitari che per tutta la notte perlustrano le campagne vicine al confine turco alla ricerca di migranti. Le ronde anti-migranti sono guidate da Dinos Theoharidis, conosciuto dalla popolazione e dalle forze dell’ordine come “il colonnello di Alba Dorata”. Gli attivisti delle ONG, inoltre, hanno subito molti attacchi sia verbali che fisici, quali fitte sassaiole su volontari o atti di vandalismo sulle loro auto condotti dai militanti o simpatizzanti di Alba Dorata.

All’inizio del mese gli episodi di violenza si sono moltiplicati in tutte le isole greche: nel campo di Moira a Lesbo è stato appiccato un incendio e molti attivisti hanno dovuto interrompere le proprie attività per motivi di sicurezza; a Chios, invece, è stato incendiato il deposito della Onlus Stay Human Odv, che dal 2018 fornisce beni di prima necessità ai profughi del campo di Vial, gestito da militari. Anche questi ultimi sono stati aggrediti mentre stavano allestendo un nuovo hotspot per poter gestire l’arrivo di nuovi migranti.

Musli Alievski, fondatore di Stay Human Odv, intervistato da Il Manifesto a seguito dell’incendio a Chios ha affermato: «più che impauriti dall’aggressione della destra, siamo delusi dalla reazione dell’Europa ai ricatti di Erdogan. L’Europa deve agire non perché impaurita o minacciata, ma perché consapevole che chi sbarca a Lampedusa non sbarca in Italia, chi sbarca a Chios non sbarca in Grecia: sbarca in Europa».

Mentre Atene chiedeva aiuto all’Unione Europea, Ursula von der Leyen si è limitata a ringraziare la Grecia per essere «lo scudo europeo» e a ribadire che la Turchia è tenuta a rispettare l’accordo preso nel 2016, ignorando e contribuendo ad alimentare involontariamente le spinte nazionaliste che stanno riemergendo in quasi tutti gli Stati membri.


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