Scacco matto all’umanità: l’accordo Italia-Libia resta in vigore

Di Valentina Pizzuto Antinoro – Il 2 novembre è scattato il rinnovo automatico del Memorandum d’Intesa tra Italia-Libia nonostante le numerose inchieste e testimonianze degli orrori compiuti nel territorio libico. Tale accordo, firmato il 2 febbraio del 2017 dall’allora presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e dal primo ministro del governo di Tripoli Fayez al Sarraj, ha come obiettivo di ridurre i flussi di migranti che cercano di raggiungere il territorio italiano dalle coste libiche.

Fayez al Sarraj e Paolo Gentiloni – da Huffington Post

Si tratta di uno degli accordi più discutibili degli ultimi tempi in tema di immigrazione, sia per la modalità dei negoziati che per le gravi violazioni di diritti umani rimaste impunite nel territorio libico.

Analizzando innanzitutto alcuni aspetti formali di tale accordo, all’articolo 1 si evince: «La parte italiana si impegna a fornire supporto tecnico e tecnologico agli organismi libici incaricati della lotta contro l’immigrazione clandestina, e che sono rappresentati dalla guardia di frontiera e dalla guardia costiera del Ministero della Difesa, e dagli organi e dipartimenti competenti presso il Ministero dell’Interno». Questo supporto tecnico e tecnologico avviene mediante un corrispettivo economico non propriamente definito, con il quale l’Italia finanzia le autorità libiche che operano sulle coste, per contrastare le partenze verso l’Europa, e sul territorio, finanziando dunque i centri di detenzione presenti nel territorio libico. Secondo l’Oxfam, gli interventi finanziati dall’Italia sono vari e vanno dalla formazione di personale locale nei centri di detenzione ufficiali alla fornitura di mezzi terresti e navali alla Guardia costiera e alle autorità libiche, per un costo di oltre 150 milioni di euro, cresciuto di anno in anno: circa 43,5 milioni di euro nel 2017, più di 51 milioni nel 2018 e oltre 56 milioni nel 2019. Tuttavia non esiste un controllo effettivo sulla destinazione di tali finanziamenti.

Le questioni controverse che riguardano l’accordo Italia–Libia si intrecciano inoltre con l’inchiesta di Nello Scavo pubblicata nell’Ottobre del 2019 da Avvenire, che ha documentato un incontro avvenuto nel Maggio del 2017 all’interno del CARA di Mineo tra autorità italiane e libiche, durante il quale si sono discusse le modalità del blocco delle partenze dei migranti: dalle foto ottenute da fonti ufficiali si è scoperto che ha preso parte al negoziato anche Abd al-Rahman al-Milad,conosciuto come Bija, noto trafficante libico accusato dall’ONU di molteplici crimini e ritenuto capo di una cupola mafiosa che gestisce i campi di prigionia nel territorio libico. Inoltre secondo le fonti, Bija ha ottenuto il permesso di entrare nel territorio italiano per visitare e studiare il «modello Mineo», quello che è stato definito il ghetto di accoglienza più grande d’Europa, chiuso definitivamente nel luglio del 2019.

Alla luce delle inchieste e i report sui centri di detenzione il Tavolo Asilo, composto dalle maggiori organizzazioni che si occupano dei diritti dei migranti, ha richiesto al Governo italiano e al Parlamento di avviare la procedura di annullamento del Memorandum. Nonostante ciò, il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha dichiarato che l’accordo con la Libia resterà in vigore, ma che verranno avviate le trattative con Tripoli per apportare alcune modifiche all’accordo atte a migliorare le condizioni dei migranti sia nei centri che durante lo sbarco e rafforzare il controllo all’interno dei centri di detenzione, garantendo, per esempio, un maggiore accesso dell’ONU all’interno di essi.

da Espresso – La Repubblica

A distanza di un mese dalla pubblicazione dell’inchiesta, come viene sottolineato da Avvenire, il Governo italiano non ha ancora chiarito alcune questioni che riguardano la negoziazione dell’accordo, come la composizione della delegazione libica, o come il noto trafficante sia riuscito entrare senza problemi in Italia, ma soprattutto com’è possibile che l’Italia non si sia accorta di aver negoziato con una delle figure di spicco delle organizzazioni criminali del Paese nordafricano.

Accordi. Per Repubblica, Mauro Biani, 3 Novembre, 2019

È certo che, tuttavia, l’accordo tra Roma e Tripoli ha portato i suoi frutti a discapito di vite umane: a seguito del summit le partenze dalla Libia sono precipitate ai minimi storici, passando da 26 mila di maggio a quasi 5 mila di settembre. Per quanto riguarda le violenze perpetrate all’interno dei centri di detenzione libici, il rapporto pubblicato dall’ONU nel 2018 dal titolo “Inimmaginabili orrori”, ha dato una chiara descrizione sia delle condizioni inumane in cui sono costretti a “vivere” i migranti, sia del ruolo giocato all’interno di tali centri dai funzionari pubblici e dalle milizie libiche. Dunque, le gravi condizioni in cui vengono trattenuti i migranti costretti a subire torture, violenze ed estorsioni è noto sia alla comunità internazionale e soprattutto al governo italiano che preferisce, nonostante tutto, voltarsi dall’altra parte invece di prendere una volta per tutte una linea politica sul tema dell’immigrazione nel rispetto delle Convenzioni di Ginevra, ratificate nel 1954, e nel rispetto del valore della vita umana.


Foto in copertina da Agence France-Presse (AFP)

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