A tutte le vittime della migrazione e di una brutta Europa

Di Martina CostaEra il marzo 2016 quando è stata approvata la proposta di legge per l’istituzione della Giornata nazionale in memoria delle vittime della migrazione, da celebrarsi il 3 ottobre, che diventa quindi una giornata dedicata al ricordo. Il ricordo in questo giorno va alle vittime, donne, uomini e bambini, morti in mare in cerca di un futuro migliore.

Data dalla forte valenza simbolica, si ricorda la tragedia in mare avvenuta il 3 ottobre del 2013, quando 368 persone sono morte nel tragitto che li separava dal paese natale per avvicinarsi verso una terra che avrebbe dovuto preservargli la vita. L’imbarcazione carica di migranti è affondata a poche miglia dalle coste di Lampedusa, probabilmente a causa di un incendio. All’indomani della strage nasce il Comitato 3 ottobre, che mira a istituire un giorno della memoria per le vittime della migrazione, ma non solo. Obiettivi del Comitato restano quelli di creare corridoi umanitari, vie sicure e legali d’accesso e potenziare la ricerca e il soccorso in mare.

Il peschereccio colato a picco, al largo di Lampedusa, con 368 migranti a bordo

La triste vista di centinaia di bare, messe tutte una di fianco all’altra, in un capannone dell’aeroporto dell’isola di Lampedusa, designato per l’occasione a camera mortuaria, ha generato lo sgomento nazionale ed europeo. Diversi i leader che in quel momento hanno riempito le pagine di giornali con promesse e lacrime di coccodrillo. Ma fu a partire da quel 3 ottobre che la percezione su quei corpi cambiò: i cadaveri che giungevano a Lampedusa non erano più soltanto dei sui abitanti, come scrisse in una toccante lettera Giusi Nicolini, ex sindaco di Lampedusa, ma si iniziò ad avvertire un senso di responsabilità nazionale.

Lo sgomento e il senso di impotenza generato da anni di noncuranza della materia hanno prodotto politiche mirate alla gestione dei flussi migratori. Lampedusa alle porte d’Europa, rappresenta anche la porta dell’Europa, la via d’accesso per tutti i migranti provenienti dal mare. Ed è così che a partire dal 18 ottobre 2013, come conseguenza delle stragi nel Mediterraneo, il Governo italiano mette in atto il programma di aiuti in mare Mare Nostrum per gestire i flussi migratori nel Mediterraneo. Questo verrà poi sostituito dall’operazione europea Triton, partita nel novembre 2014, da molti considerata non solo inadeguata ma anche notevolmente meno efficace della precedente. Successivamente arriverà il nuovo “codice Minniti” e, in ultimo, i traballanti accordi di Malta.

La percezione della comunità internazionale circa i flussi migratori varia quindi negli anni, grazie anche al maggiore coinvolgimento dell’Unione europea. Se all’inizio essi rappresentavano un problema delle isole meridionali dell’Italia, col tempo, ma soprattutto con l’aumento dei naufragi e con la loro spettacolarizzazione, essi sono diventati una faccenda italiana e poi europea.

Cosa ha fatto l’Europa in questi anni? Percezione generale è che in realtà siano stati eretti muri ancora più alti. Se gli anni Ottanta hanno rappresentato l’apertura e l’abbattimento di muri che hanno diviso per decenni il mondo in due emisferi, a partire dagli anni Novanta, muri, confini e barriere hanno ricominciato ad essere costruiti, prima per marcare dei confini tra ciò che è europeo e ciò che non lo è, come nel caso delle due città autonome di Ceuta e Melilla, e successivamente muri interni all’Europa stessa, come il muro del Brennero. Muri anti-migranti, che dividono la comunità europea e che isolano i paesi di prima accoglienza.

Tante associazioni iniziano a porre l’attenzione sui confini, intesi come barriere da abbattere, per tutelare invece le persone che fuggono da situazioni di crisi. Queste barriere, portando i migranti ad optare per alternative più pericolose, non fanno che moltiplicare situazioni inumane e degradanti, aggravando così una situazione di violazione dei diritti umani già di per sé profonda.

People before borders di Amnesty International e Protect People Not Borders del Comitato 3 ottobre, sono due delle tante azioni finalizzate alla tutela dei migranti e dei richiedenti asilo. Diverse le ONG che  hanno alzato la voce verso i leader politici europei. In un comunicato stampa comune Save the Children, Amnesty International, Medici Senza Frontiere e altri enti promotori dell’iniziativa, nel primo anno di commemorazione, stilarono una serie di richieste alle istituzioni europee e agli stati membri, tra le quali l’apertura di corridoi umanitari, il potenziamento della ricerca e del soccorso in mare, la creazione di un sistema di asilo europeo comune tra gli stati membri.

La strage del 3 ottobre non è stata sufficiente però a prevenirne altre, o a creare le circostanze per un più efficace aiuto e supporto. La storia si ripete il 18 aprile 2015 quando il naufragio di un barcone al largo delle coste libiche causa la morte di oltre 700 migranti. Una delle tragedie in mare più gravi di sempre. Numeri agghiaccianti che caricano il macigno e la responsabilità dell’Europa rispetto a un fenomeno che tarda ad arrestarsi.

Le tragedie in mare sono tante ed è difficile elencare tutte quelle susseguitesi in questi anni. Resta indifferente una larga parte degli Stati membri che, sordi a questi richiami d’aiuto, continuano ad alzare muri, provocando una deviazione dei flussi migratoriIl 3 ottobre diventa così una data di commemorazione; un giorno per ricordare ma anche per agire; un giorno di sensibilizzazione e di unione; un giorno che possa servire da monito per tutti gli altri; un giorno che ci faccia sperare e credere che questi possano essere in futuro solo ricordi, tristi ricordi di morte, disperazione, umiliazione e profonda tristezza.

«Abbiamo incontrato ragazzi picchiati in Libia per mesi. E abbiamo incontrato R., 5 anni, che ha perso la mamma in Libia. Sta bene, non ha bisogno del medico, non ha bisogno di medicine. Avrebbe bisogno di scuse. Vorremmo chiedere scusa a lei, a H. e a tutti coloro che arrivano. Vi chiediamo scusa per questo continente sordo e cieco» [operatrice di Emergency].


Foto in copertina da aawsat.com

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