Dal silenzio dei ricordi al risveglio delle fiamme: torna la tensione in Ucraina

Di Marco Cerniglia – Un conflitto dimenticato, con decine di migliaia di morti. Una tensione politica internazionale nascosta da un velo di trattati male accettati. Il silenzio di buona parte dei media, che poco o nulla hanno trattato questa situazione delicata. Ma ora la situazione è cambiata.

L’ultimo sviluppo di questo conflitto nascosto risale a qualche giorno fa; l’assassinio del leader separatista Zakharchenko getta nuova benzina su un fuoco mai del tutto spento. La sua figura emerge durante l’insurrezione, da parte di forze armate filorusse, contro il governo ucraino eletto nel 2014. La milizia di cui era comandante partecipò alla conquista della sede di governo della regione durante i disordini. Un referendum non accettato dalla comunità internazionale, nell’inverno di quello stesso anno, lo mise a capo della nuova repubblica indipendente di Doneck, appoggiato dalle forze russe.

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Aleksandr Zacharčenko

La sua uccisione, quindi, sembra riportare l’attenzione sulla situazione dell’Ucraina, di cui avevamo già fatto un riassunto in un precedente articolo. E le reazioni dalla sfera politica locale non si fanno attendere, con le autorità locali che affermano di aver già fermato dei “sabotatori” di origine ucraina. Inoltre, la Russia, da sempre apertamente a favore dei ribelli, seppur negando ogni accusa di aiutarli attivamente, punta il dito direttamente contro il governo di Kiev attraverso la portavoce del ministro degli Esteri russo, Maria Zakharova.

Attraverso le dichiarazioni della portavoce, sembra che Mosca si sia già fatta un’idea ben precisa degli avvenimenti: si afferma che Kiev non è nuova a questo genere di atti, già usati altre volte per rimuovere figure scomode; si accusa il governo dell’Ucraina di violare ripetutamente gli accordi di Minsk, di non risolvere i conflitti interni e addirittura di esacerbare la situazione già difficile con atti terroristici portati avanti dai guerrafondai del regime.

Putin stesso avrebbe definito l’atto “un vile assassinio”, e lanciato un avvertimento contro il tentativo di destabilizzare la regione, dichiarando che chi usa la violenza e il terrore non ha intenzione di creare un dialogo pacifico.

La risposta di Kiev non ha tardato ad arrivare: i servizi segreti ucraini hanno negato di essere coinvolti in alcun modo, e hanno indicato il problema nei conflitti interni alla regione, con un sottile affondo anche alla Russia, per la quale, sempre secondo i servizi segreti, la figura di Zakharchenko sarebbe stata ormai scomoda e molto detestata.

La situazione, quindi, torna a ribollire: gli accordi di Minsk rimangono effettivamente dentro un cassetto, dimenticati, e tra gli stati dell’Europa si era anche contemplato di richiedere aiuto ai Caschi Blu dell’ONU come nuova forza per controllare il conflitto, vista l’inutilità degli sforzi diplomatici esterni. Il tutto mentre l’attuale premier ucraino Porošenko, in vista delle prossime elezioni presidenziali, preme per una possibile ammissione alla NATO, progetto che sarebbe un affronto intollerabile per la Russia.

Ci troviamo quindi di fronte al risveglio di una polveriera molto pericolosa, e le prime scintille sono pronte a far deflagrare una situazione molto precaria. Seguiremo con attenzione gli sviluppi, sperando che nessuno dimentichi ancora questo conflitto nel cuore dell’Europa.


 

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