Il governo conteso, Libia sinonimo di caos

Di Daniele Monteleone – A testimonianza che la Libia versi ancora in condizioni estremamente caotiche, oltre gli eventi violenti che ostacolano il percorso di pace del paese, l’esistenza di tre primi ministri a Tripoli rappresenta un segnale piuttosto preoccupante. Nessuno vuole mollare l’osso. Uno di loro, non sostenuto dalla coalizione internazionale, Khalifa al-Ghwell, ha tentato il golpe in ottobre con un’avventurosa “retata”. L’altro, il premier riconosciuto, Fayez Serraj si è insediato a capo del “Governo di accordo nazionale” – di definizione dubbia – sostenuto dall’Onu dopo faticose trattative di compromesso nazionale. Il terzo, riconducibile a Khalifa Belqasim Haftar, gode dell’alleanza del “governo di Tobruk” e non accenna a riconoscere l’autorità del governo a tutela internazionale.

Khalifa al-Ghwell è l’ex primo ministro decaduto all’arrivo dell’attuale governo che possiede il benestare dell’Onu. Ha provato a strappare la leadership del governo “invadendo” alcuni uffici dei tre ministeri principali, quello della Difesa, dell’Economia e della Giustizia. Fallito senza feriti, ha finito per asserragliarsi con un gruppo di miliziani all’Hotel Rixos. Un albergo in cui aveva sede il Consiglio di Stato libico è adesso sede permanente dell’autoproclamata autorità di Ghwell. Di fatto il premier Serraj non ha lanciato una controffensiva per espugnare il Rixos – soprattutto per non alimentare ulteriori conflitti civili interni – a dimostrazione dell’impossibilità del governo di Tripoli di controllare militarmente tutto il territorio e difenderlo da pericolosi oppositori che rivendicano potere e autorità.

Così, in un residenze di lusso rimasto immacolato dopo le battaglie di Tripoli, abita il difensore della rivoluzione della Libia. Khalifa al-Ghwell occupa stabilmente la sua base con una manciata di guardie e mezzi blindati a sorvegliare l’area circostante. Anche se Ghwell non è avvertito come un pretendente credibile al potere,  nelle ultime settimane l’ex premier ha fatto sentire la propria presenza rinforzando il quantitativo dei suoi fedeli all’Hotel – a 4 chilometri dal centro di Tripoli –e sfidando in modo sempre più sfacciato il governo appoggiato dall’alleanza internazionale.

A ben sei anni di distanza dall’intervento della NATO che ha rovesciato dopo oltre 40 anni il regime di Muammar Gheddafi, la presenza di Ghwell e la sua capacità di mobilitare una fazione armata sta ancora facendo traballare la capitale libica, portando ad ennesimi scontri – nonostante le ripetute tentate trattative di raggiungere una pace interna – alcuni anche particolarmente violenti.

Le fratture della Libia, quasi insanabili, sono il risultato del fallimento degli sforzi occidentali per stabilizzare lo Stato super-produttore di petrolio. La Libia resta ancora nel caos. 

Nella parte orientale del paese, un altro premier aspirante al trono, Khalifa Belqasim Haftar, pretende legittimità e potere insieme al parlamento di Tobruk, città vicina al confine con l’Egitto. Qui un risultato – pallido – è arrivato: questa autorità derivata dalla Camera dei rappresentanti eletta democraticamente ha ottenuto il riconoscimento internazionale, ma è ora in gran parte inattivo. Ma anche Haftar è uno di quei comandanti militari minacciosi: ha annunciato nel 2014 di andare avanti verso Tripoli – riuscendo anche a mettere in piedi un colpo di stato fittizio – non senza alleati silenti di un certo peso e spessore tra cui Egitto e Russia. È impossibile trascurare un fattore importante: gli uomini di Haftar controllano la maggior parte del petrolio in Libia, e cooperano infatti con la National Oil Corporation in Libia. Nei fatti tutti i tentativi da parte di fazioni orientali di vendere petrolio in modo indipendente sono stati stroncati.

Complicati giochi di potere, da cui la comunità internazionale non resta esclusa, continuano a far tremare la Libia divisa sostanzialmente in due – con un terzo “litigante” che con tutta probabilità non godrà – e attraversata da ulteriori divisioni interne. Con lo Stato Islamico sempre alla porta (e già abile sciacallo tra la fratture intestine) lo stato dal drappo rosso-nero-verde continua a ritrovarsi sempre a un passo dal baratro più oscuro: quello solo e semplicemente nero.


4 commenti

I commenti sono chiusi