La fine di una favola, ma non di una leggenda. Forever thanks King Claudio

Di Mario Montalbano – È il minuto 65 di Leicester-Liverpool, match di Premier League. Dopo settimane di delusioni, i tifosi delle Foxes stanno pregustando una vittoria fondamentale per i destini della propria squadra. Cantano, urlano, sostengono i loro beniamini. Mantengono fede, insomma, alle emozioni che solo il calcio inglese sa regalare. Ma, il loro pensiero quella sera non va solo ai calciatori in campo. Va soprattutto a chi, fino a qualche giorno prima, sedeva sulla panchina del King Power Stadium.

«Ranieri oh oh, Ranieri oh oh oh oh», intonano tutti i supporters del Leicester sulle note di “Nel blu dipinto di blu” di Domenico Modugno. Un coro di affetto e di stima profonda verso chi, però, non è più il loro allenatore. Claudio Ranieri non è più lì a bordo campo a guidare le “blue Foxes”. E soprattutto non è più lì a ringraziare, com’era solito fare di fronte a ogni coro da parte dello stadio. Tutto questo a causa di un esonero che ancora oggi sa di grossa e immensa ingiustizia. Al di là di ogni risultato negativo. E i tifosi sembrano vederla proprio cosi, come un’ingiustizia.

Non è bastato loro tornare a vincere. Anzi, forse la vittoria stessa, figlia dell’impegno profuso in campo dai calciatori, li ha convinti ancor di più che il problema della squadra non fosse certo il tecnico romano. E per questo, lo hanno voluto ricordare, nel giorno del ritorno alla vittoria. Nel giorno della prima partita senza lui in panchina. Una presa di posizione forte, che è sembrata anche un’accusa alla società e alla squadra. E in particolare, ai componenti della “vecchia guardia” della rosa, accusati già di essere dei traditori. “Noi tifosi eravamo e siamo con il Re”, sembrano dire con forza.

Già il Re. Perché per i supporters delle Foxes, Claudio Ranieri è The King, il Re, colui che è riuscito a vincere la Premier a comando di un piccolo team, realizzando ciò che rappresenta un’impresa unica per la storia del calcio contemporaneo. Un’autentica favola che ha unito tutti gli appassionati dello sport in generale. Una cosiddetta “piccola” sul tetto d’Inghilterra, nel campionato, a detta di tutti, “più bello del mondo”. A discapito di tutte le big del Regno Unito, piegate una ad una, travalicando ogni ragionamento logico e possibile su budget e qualità delle rose. Una primizia difficile, se non improbabile, da rivedere a breve termine. Ma, il Leicester ha insegnato proprio questo. “Nothing is impossible”.

L’incantesimo, però, dopo la cavalcata leggendaria della scorsa stagione, si è rotto nella presente annata. Come era facile preventivare, una rosa composta da buoni calciatori (e nulla più) è finita per piegarsi su sé stessa. Sulle pressioni che il titolo di campione d’Inghilterra si porta inevitabilmente appresso. Sulle flessioni che una tale impresa genera nella testa e nelle gambe di calciatori non abituati a simili livelli. Una brutta battuta d’arresto che mette la parola fine al miracolo del Leicester. Ma, che siamo certi, nulla toglie al senso che la storia delle Foxes di Ranieri ha regalato al mondo del calcio. E soprattutto al valore che King Claudio ha dato a questa impresa. I tifosi del Leicester lo sanno bene. Fosse per loro avrebbero cantato ancora la propria personale versione di “Volare” all’infinito. In onore al loro Re.


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