L’amore contro ogni cosa: la storia dei Duchi di Windsor

Si sa, sono gli amori difficili quelli più forti. Un amore semplice, comune, non nasconde la stessa poesia e la stessa passione di un sentimento proibito. È molto raro, però, che relazioni del genere abbiano un lieto fine: è il caso della storia dei Windsor.


Resa nota dalla fortunata serie televisiva The Crown, e qualche anno prima dal film W.E. del 2011, la vicenda di Edward e Wallis continua a lasciarci a bocca aperta ormai da ottantasei anni. Era il 10 dicembre 1936 quando re Edward VIII, a capo della Corona britannica da poco meno di un anno, firmò il documento che gli permise di abdicare in favore del fratello George VI, padre della futura sovrana Elizabeth II. Motivo di tale drastica scelta? Un amore impossibile.

Edward, una rigida formazione 

Nato nel 1894 a Londra, Edward, chiamato in famiglia David (il nome completo era, infatti, Edward Albert Christian George Andrew Patrick David), viene fin da piccolo educato alla vita da futuro monarca. A questo contribuisce il temperamento particolarmente severo del padre, re George V, che fa in modo di far impartire ai figli, e in particolare, appunto, a Edward, una rigida formazione.

A sedici anni, il 13 luglio 1911, Edward viene nominato Principe di Galles in quanto erede al trono, primo in successione dopo il padre, incoronato re del Regno Unito appena un mese prima. Allo scoppio della prima Guerra Mondiale, il principe, come tutti i suoi coetanei, viene mandato sul fronte, ma con la condizione di non esporsi in prima linea: situazione che lascia il giovane scontento di non poter servire il suo popolo come vorrebbe.

Alla fine del conflitto, Edward viaggia molto e, tra i vari Paesi, visita gli Stati Uniti dei ruggenti anni Venti: rimarrà folgorato dal fermento di un luogo così tanto diverso rispetto alla sua terra di origine. Tornato a Londra, inizia a sentirsi insofferente nei confronti di tutte le numerosissime convenzioni tradizionali che vigono a Palazzo e cercherà di evitare simili circostanze rifugiandosi frequentemente a delle feste che probabilmente lo riportano con la memoria nei tanto amati Stati Uniti: proprio durante una di queste serate Edward incontrerà la donna – americana, appunto – che cambierà letteralmente le sorti della sua vita.

Wallis donna “forte, intrigante, unica”

«Scegliere il proprio nome è l’atto supremo dell’auto-creazione. Wallis [Nata Bessie Wallis (il secondo nome in onore dell’amico di suo nonno Sever Teackle Wallis, noto autore e legislatore di Baltimora), preferiva farsi chiamare semplicemente Wallis] nome maschile ed inusuale per il quale lei stessa insistette tanto, è un’audace affermazione di identità. Wallis non significa soltanto ‘questa sono io’, ma anche ‘non conoscerai nessun altro come me’ oppure ancora ‘accettami alle mie stesse condizioni’. Questo era il credo secondo cui la donna viveva.

Fin dall’inizio Wallis si modellò come forte, intrigante, unica. Nel darsi un nome simile si costruì un’identità, donando a se stessa, fin dalla giovane età, una libertà che le donne della sua epoca non potevano dare per scontata. Mostrava un disprezzo nei confronti della tradizione e di tutto ciò che veniva considerato ordinario che sarebbe stato cruciale per il suo destino. Aver scelto il suo stesso nome significava dover lavorare sodo per esserne all’altezza, creare con esso una relazione salda. Nonostante il suo cognome fosse cambiato molte volte, il suo nome rappresentava una delle poche costanti nella sua vita. ‘Ciao, sono Wallis’: è così che si presentava ogni volta che entrava in una stanza».

È con queste parole che Anne Sebba inizia il suo libro That woman: the life of Wallis Simpson Duchess of Windsor. “That woman”, perché quasi nessuno a Buckingham Palace vuole chiamare Wallis per nome: all’interno di quelle mura, la donna è semplicemente “quella”, colei che potrebbe dar vita a uno scandalo coinvolgendo il re. 

La maggiore ostilità proviene dalla madre di Edward, Mary di Teck, che inizialmente non vorrà nemmeno conoscere la – allora – amante del figlio, verso la quale nutrirà sempre una certa dose di risentimento per averlo, in qualche modo, portato via.

Ragazza e poi donna incredibilmente carismatica, caratterizzata da un brillante senso dell’umorismo e da una accattivante arguzia, Wallis è al centro della vita mondana dell’epoca: Edward non riesce a non notarla.

L’incontro tra Edward e Wallis

I due si incontrano per la prima volta nel 1931 a una festa: Wallis si trova accompagnata dall’allora  marito Ernest Aldrich Simpson, amico del Principe di Galles e, grazie a questo legame tra i due uomini, la futura coppia ha la possibilità di vedersi sempre più spesso. L’attrazione tra Edward e Wallis è reciproca: nel 1934, infatti, diventano amanti. La loro storia è ovviamente mantenuta segreta, soprattutto perché Edward non ha intenzione di far sapere al padre che la donna con cui ha una relazione clandestina non è solo sposata, bensì già divorziata – il primo matrimonio di Wallis risale, infatti, al 1916.

Tuttavia, il 20 febbraio 1936 George V muore e due giorni dopo Edward VIII sale al trono: inizia quella serie di eventi che cambieranno, oltre alle vite del sovrano e della sua futura moglie, il corso della storia. 

Le feste organizzate da Edward si fanno più frequenti e sempre più spesso il nome di Wallis – prima accanto a quello del marito, in un secondo momento anche da solo – compare tra gli invitati. Il rapporto tra i due diventa di dominio pubblico: anche se la stampa inglese cerca di ignorare la storia, mostrando una sorta di rispetto nei confronti del re, le notizie trapelano dai principali rotocalchi stranieri, le cui pagine mostrano fotografie e articoli interamente dedicati alla coppia. 

Una storia travagliata

Come previsto, però, non si tratta sicuramente di una storia facile, ostacolata dalla stessa famiglia reale, dal Parlamento (in particolar modo dall’ex Primo Ministro Stanley Baldwin) e, ovviamente, dalla Chiesa, rappresentata dall’Arcivescovo di Canterbury. 

Edward tenta di mantenere la situazione stabile in tutti i modi, arrivando a proporre anche la possibilità di un matrimonio morganatico, ma anche questo suggerimento verrà contestato e in seguito respinto. Il sovrano resiste fino al 10 dicembre 1936, quando, finalmente, abdica con un discorso divenuto famosissimo: «ho trovato impossibile caricarmi dell’enorme fardello di responsabilità e doveri da re nella maniera in cui avrei voluto, senza l’aiuto e il supporto della donna che amo. E voglio che sappiate che la decisione che ho preso è stata mia, mia soltanto […] L’altra persona ugualmente coinvolta nella faccenda ha provato fino all’ultimo a convincermi a scegliere una via alternativa».

Ricevuti i titoli di Duca e Duchessa di Windsor nel marzo 1937, il 3 giugno dello stesso anno Edward e Wallis si sposano in un villaggio in Provenza e si stabiliscono in Francia, non lontano da Parigi, dove vivranno fino all’ultimo giorno, senza quasi mai tornare in Inghilterra.



La vicenda di Edward e Wallis non è unica nella storia della Corona inglese, basti pensare alla relazione della Principessa Margaret, sorella di Elizabeth II, con il colonnello Peter Townsend: amore impossibile per via del passato di lui – come Wallis, prima sposato con un’altra donna, poi divorziato e quindi considerato inaccettabile come marito di un membro della famiglia reale – e anche per i diciassette anni di differenza che separavano i due amanti. La fine della loro storia decreta l’inizio di una profonda infelicità nella principessa, che sposa un altro uomo e crea una sua famiglia, ma che non dimenticherà mai il suo sentimento per Peter.

Nessuno conosce la verità, e soprattutto in fatto di amore non è sempre possibile dire cosa sia giusto e cosa no; forse un consiglio può essere trovato nell’incisione sulla bussola da taschino che Wallis regala a Edward nel 1939: «non hai nessuna scusa per andare nella direzione sbagliata».

La storia dei Duchi di Windsor ci insegna che bisogna sempre agire in base a ciò che sentiamo; spesso, infatti, ci comportiamo non come vorremmo realmente, ma in maniera tale da compiacere gli altri piuttosto che noi stessi, pensando a cosa sarebbe più “opportuno” fare. Ma chi può dirlo davvero? La direzione giusta è dentro ognuno di noi, basta solo trovarla.