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Donnexstrada, un punto di riferimento per la sicurezza delle donne

L’incredibile ascesa di Donnexstrada nella lotta alla violenza di genere: dalle videochiamate di accompagnamento notturne in Italia e all’estero al supporto psicologico e legale.


Passo svelto e deciso, chiavi in mano pronte a scongiurare il pericolo di un’aggressione o per entrare rapidamente in casa. Lunghe deviazioni per imboccare percorsi ben illuminati, atteggiamento guardingo e telefono stretto tra le mani pronto per avviare una chiamata a un’amica, al partner, alla mamma. Queste le regole tacite seguite da molte donne, italiane e straniere, che si trovano a dover rientrare a casa nel buio della notte. Evitare il rischio di essere importunate, o peggio ancora aggredite, arrivando a casa sane e salve è l’obiettivo, perché non ci si sente sicure né tantomeno libere per strada.

La percezione dell’assenza di sicurezza condiziona le donne nella vita di tutti i giorni, costringendole a continue rinunce pur di scongiurare un pericolo alla loro incolumità e causando loro un elevato stress fisico e mentale. Una recente ricerca ha dimostrato che mobilità e sicurezza sono interdipendenti. In particolare, tra le preoccupazioni più comuni delle donne c’è la paura di subire molestie di varia intensità, dal catcalling fino a vere e proprie violenze fisiche.

Per rispondere al bisogno di garantire sicurezza per strada e di conseguenza restituire libertà alle donne, a marzo del 2021, da un’idea della psicologa Laura de Dilectis, nasce Donnexstrada.

Inizialmente nato come una pagina Instagram per offrire compagnia alle donne che rientrano o a casa di sera tramite videochiamate di accompagnamento,il progetto ha in brevissimo tempo avuto un’evoluzione incredibile. 

Oggi l’associazione Donnexstrada è una realtà consolidata in Italia e, oltre ad aver esteso l’originario servizio di video accompagnamento anche all’estero, offre consulenze con professionisti, psicologi e avvocati, a prezzi calmierati ed è una fonte inarrestabile di iniziative di successo. In cantiere, al momento, il progetto Punti Viola, pensato al fine di creare luoghi sicuri per le donne in esercizi commerciali, il cui personale sarà adeguatamente sensibilizzato e formato.

Nell’intervista che segue, Beatrice Antonelli, co-founder e responsabile del team legale di Donnexstrada, ci ha raccontato l’origine del progetto, le iniziative in corso e i prossimi obiettivi.

Come nasce Donnexstrada? E perché?

«Donnexstrada nasce circa un anno e mezzo fa dopo il femminicidio di Sarah Everard. L’episodio è stato sicuramente la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Laura De Dilectis, ideatrice e fondatrice di Donnexstrada, che spesso si trova a rientrare da sola la sera, dinanzi all’ennesimo caso (di femminicidio) sente il bisogno di fare qualcosa. Così decide di aprire la pagina Instagram e iniziare a diffondere la sua idea.

All’inizio era un’attività circoscritta al territorio romano come spesso accade per quelle iniziative che si fanno circolare tra i contatti, solo che poi, inaspettatamente, siamo diventate virali – in soli tre giorni avevamo raggiunto già i 50mila seguaci – quindi, si è ritrovata a doversi riorganizzare. Da qui, nasce l’idea della Call To Action

Io all’inizio mi sono unita al progetto per poter dare una mano nell’ambito dei social, ma ben presto siamo diventate co-founder e da lì pian piano hanno preso forma i vari progetti. Adesso, ad esempio, ci stiamo concentrando sulla creazione dei Punti Viola, oltre agli sportelli psicologico e legale che sono sempre disponibili».

La pagina Instagram Donnexstrada nasce il 21 marzo 2021. Nel giro di tre settimane contava già 70 mila followers e oggi ne conta ben 143 mila. Vi aspettavate un seguito così ampio? Credete che una così ampia partecipazione possa essere sintomatica di una carenza istituzionale in materia di sicurezza?

«Da un lato siamo molto contente di avere così tanti seguaci perché vuol dire che possiamo aiutare quanta più gente possibile, ma allo stesso tempo vediamo numeri così alti in termini negativi perché se c’è stato questo “boom” probabilmente significa che tantissime persone non si sentono sicure a tornare a casa. Quindi, sicuramente c’era un’assenza da parte delle istituzioni. È anche vero però che in Legge di Bilancio sono stati stanziati circa 200 mila euro per la nostra associazione da poter investire nei nostri progetti per quanto riguarda lo sviluppo dei Punti Viola. Quindi, con la presentazione dei nostri progetti siamo arrivate a dare attenzione a livello istituzionale a quella che è sicuramente un’assenza».

Come funziona esattamente la diretta?

«Basta andare sulla nostra pagina Instagram Viola Walk Home, scrivere nei DM che si ha bisogno di una diretta, indicarci l’orario in cui si avrà necessità del servizio – ovviamente può anche essere nell’immediato – e ci si accorda. Verrà chiesta la città in cui la donna si trova e il percorso che dovrà fare cosicché nell’eventualità in cui servisse, potremo allertare le forze dell’ordine. Quando arriverà il momento, partirà la videochiamata e i nostri volontari la accompagneranno.

Noi videoregistriamo sempre la videochiamata perché, in caso di bisogno, è una prova. Spesso, infatti, il problema è anche non avere una prova di cosa sia successo. Uno dei motivi per cui facciamo il servizio è poter garantire una prova in caso di bisogno che è sempre assente, soprattutto negli episodi in strada, a meno che non ci siano le telecamere di videosorveglianza che, nella maggior parte delle volte, sono l’unico appiglio se si ha la fortuna di poter vedere qualcosa. Noi garantiamo anche questo».

Vi è mai capitato di assistere durante una videochiamata a un tentativo di aggressione o di inseguimento? Cosa può fare Donnexstrada in questi casi?

«In Italia non ci è mai capitato di dover chiamare le forze dell’ordine. È sicuramente capitato diverse volte che la persona venisse inseguita però, poi, restando in videochiamata si è sempre riusciti a evitare il pericolo. In Germania, invece, abbiamo chiamato le forze dell’ordine una sola volta evitando così uno stupro. Tra l’altro, in Germania il servizio è stato attivato da pochissimo, quindi abbiamo già notato qualche differenza – magari sarà solo un caso – ma si è verificata una situazione di pericolo concreto in così poco tempo, cosa che non è invece mai successa in un anno e mezzo in Italia. Un’altra città a rischio è Londra, sia per le molte segnalazioni che riceviamo sia per le notizie di cronaca che ci giungono. 

In generale, abbiamo comunque constatato che la diretta stessa è un deterrente. Del resto, è un po’ lo stesso motivo per cui si chiama la mamma o un’amica quando si torna a casa da sole la sera. Semplicemente, adesso ci siamo noi che ci sostituiamo a questo. Tante volte, alcune mamme ci dicono: “Adesso so che posso dormire tranquilla perché ci siete voi ad accompagnarla”. 

La diretta funge da repellente nel senso che, effettivamente, vedere una persona in chiamata spinge a evitare di avvicinarsi in quanto ci si trova di fronte una persona che è in compagnia e che quindi non si può importunare facilmente. Quello che consigliamo sempre è di non indossare le cuffie se si è in videochiamata con noi perché, in primo luogo, le cuffie ti isolano e poi non fanno sentire alla persona che ti segue che sei in chiamata con qualcuno. Se sto parlando al telefono in videochiamata mentre sto tornando, già allontanano una buona probabilità di essere importunata».

Come descriveresti con tre aggettivi l’associazione Donnexstrada di oggi? 

«In primo luogo, la definirei “ambiziosa” perché non ci bastano mai gli obiettivi che ci poniamo e raggiungiamo. Ad esempio, ora che il progetto delle video dirette ha preso il via, vogliamo esserci sul territorio e lo stiamo facendo con i Punti Viola. In futuro, poi, ci piacerebbe collaborare con i taxi. In secondo luogo, siamo “sognatrici”, perché per essere ambiziosi bisogna anche sognare. In terzo luogo, siamo anche “concrete”. Può sembrare un controsenso ma rimaniamo molto con i piedi per terra, cerchiamo di fare le cose bene con molta razionalità. Quindi sì, sogniamo ma per raggiungere gli obiettivi, ma siamo anche molto concrete e cerchiamo di restare lucide, nonostante ci sia arrivato tutto all’improvviso».

“Non voglio essere coraggiosa, voglio essere libera” è lo slogan che vi contraddistingue. Quanto crediate incida la percezione del pericolo e l’effettiva mancanza di sicurezza sulla libertà delle donne?

«Tantissimo. Lo vediamo ogni giorno anche da quello che ci dicono. È capitato spesso che ci scrivessero: “Oggi volevo uscire con una maglietta più scollata, ma non lo stavo facendo. Ora, con la videochiamata sì”. 

Sei limitata nella scelta di un vestito da indossare, nel decidere di andare a un concerto perché magari non hai la macchina e non sai come tornare perché non puoi tornare a casa a piedi. Ma anche a prescindere dal fatto di dover tornare a piedi la sera, perché comunque anche un autobus o un taxi spaventa. La percezione del pericolo e l’assenza di sicurezza ci spinge a rinunciare a tante cose: rinunciare a quella serata perché non si sa come tornare, vestirsi in un determinato modo perché non si sa cosa possano dirti.

Anche per questo nascono i Punti Viola. Ad esempio, per evitare di non andare a un appuntamento al buio perché sì ha paura, perché non si sa chi ci si possa trovare di fronte. Un Punto Viola magari si può prestare a questo, a sentirsi più sicuri perché, nell’eventualità ci sia bisogno loro sapranno che fare».

Chi sono le donne che vi chiedono assistenza. Esiste una categoria-tipo?

«No, si tratta di una categoria eterogenea. Sicuramente, la fascia d’età 15-30 anni è quella più gettonata ma in realtà, riceviamo richieste da donne di qualsiasi età, perché anche la donna di 50 anni che lavora in una panetteria e stacca alle 4 del mattino ha bisogno del nostro servizio per rientrare a casa. Sono differenti anche le età dei nostri volontari che vanno dai 16 ai 60».

Il nome della vostra associazione “Donnexstrada” può indurre a credere che i vostri servizi siano riservati esclusivamente alle donne. È così? 

La nostra associazione nasce come Donnexstrada perché guardando statisticamente quello che succede in strada, sono le donne a essere maggiormente in pericolo e, dunque, ad avere maggior bisogno ma noi accettiamo qualunque richiesta di videochiamata. Ad esempio, ci è capitato di accompagnare a casa anche transessuali».

Parliamo dei Punti Viola, il progetto che mira alla creazione di luoghi sicuri quindi, tutti quegli esercizi commerciali a cui le donne in difficoltà possano rivolgersi per chiedere aiuto. A che punto è il progetto?

«Siamo nella fase della formazione del personale dei primi Punti Viola, ma le adesioni continuano a essere aperte per qualunque attività a contatto con il pubblico (farmacia, parrucchieri, locali notturni, pub, sexy shop, palestre). L’obiettivo è arrivare ai primi 100 Punti Viola nel breve termine. Siamo noi a occuparci della formazione di tutto il personale, anche del proprietario, che verrà erogata da uno psicologo e da un avvocato. Quindi, il personale di quel Punto Viola saprà come agire e cosa consigliare e cosa fare laddove ce ne sia bisogno.

La formazione è pensata da noi su due ipotesi: un intervento immediato, può essere il caso di una ragazza importunata che entra nel locale e chiede aiuto; e una situazione di sfogo. Ad esempio, vado dal parrucchiere, mi rilasso un attimo e sento che ho bisogno di parlare con qualcuno che mi possa consigliare o con cui sfogarmi perché subisco violenza domestica. L’attività verrà riconosciuta dal bollino viola in vetrina».

Poche ultime domande. Cosa manca alle città per far sentire sicure le donne? Quali suggerimenti vi sentireste di dare alle istituzioni per migliorare la sicurezza nelle strade? 

«Un’altra delle nostre iniziative che è partita a settembre e si concluderà a novembre è la camminata con Siamo Nettare di Martina Maccari. Durante queste camminate abbiamo avviato dei sondaggi per avere maggiori informazioni utili e, tra le domande, una era “cosa servirebbe per far sentire più sicura una donna in strada?” Per ogni città le due risposte prevalenti erano sempre le stesse. In primo luogo, più forze dell’ordine, quindi magari ci si sente poco tutelate dallo Stato (anche a livello di pronto intervento), e in secondo luogo, più illuminazione.

Questo è un problema perché ovviamente la strada buia aumenta la probabilità di essere importunata perché la persona si sente più libera di fare quello che vuole. Tra le risposte, abbiamo trovato anche quelle di molti locali pronti ad aiutare. Lì, ci siamo resi conto di come stavamo facendo qualcosa di giusto con i Punti Viola, perché anche in questo caso siamo andati un pò a dare soluzione a un problema ancora prima di conoscerlo, attraverso i dati che stiamo raccogliendo solo da settembre».

Quali sono i vostri prossimi passi? Un obiettivo per il futuro?

«Al momento, siamo totalmente coinvolte dai Punti Viola quindi siamo alla continua ricerca. Per candidarsi, basterà andare sulla nostra pagina Instagram e cliccare il link in bio, che indirizzerà gli interessati alla survey da compilare. Poi, si verrà ricontattati per la chiamata conoscitiva. Attualmente, stiamo formando i primi 20 candidati e nel frattempo stiamo continuando a fare i colloqui per i nuovi.

Sicuramente il progetto che coinvolgerà Donnexstrada per i prossimi mesi sarà questo, oltre che l’ampliamento dei nostri sportelli psicologico e legale. A tal proposito, abbiamo fatto una Call To Action e ringraziamo tutti perché sono arrivate moltissime mail per candidarsi tra progettisti, avvocati e psicologi. Non ci aspettavamo questo boom.

L’obiettivo che ci prefiggiamo è di essere un punto di riferimento, impostando anche il sito, scrivendo  articoli che possano essere informativi. Una volta che si cerca l’informazione di cui si ha bisogno, si darà il contatto che può essere utile alla persona che lo richiede. Vogliamo essere un safe space, un punto di riferimento per donne attraverso un punto viola, la videochiamata, il sito, il team legale. Noi ci siamo!

Tra gli obiettivi di lungo termine c’è anche la collaborazione con i taxi. Ad esempio, c’è stato il caso di una ragazza importunata in strada ed è intervenuto il tassista per aiutarla. In futuro speriamo di poter fare la stessa cosa, formare i tassisti per saper intervenire e consigliare in una situazione del genere.

Un altro obiettivo di lungo termine è la mappatura delle strade per indicare quelle meno sicure, e quindi da evitare, e quelle più sicure in cui si può camminare tranquillamente. Se, ad esempio, devo tornare a casa e vedo che quella strada ha un tot di segnalazioni di donne importunate, faccio un altro percorso. Magari allungo di due minuti ma almeno sto più tranquilla».

Ringraziamo tutto lo staff di Donnexstrada per il lavoro svolto e per la disponibilità.

CONTATTI

È possibile contattare Donnexstrada attraverso le pagine ufficiali.

Per usufruire delle videochiamate contatta la pagina Viola Walk Home

Per usufruire del supporto legale clicca qui

Per usufruire del supporto psicologico clicca qui

Per maggiori informazioni visita il sito Donnexstrada

ATTENZIONE: Il numero di Donnexstrada non è il 1522. Il 1522 è il numero del centro antiviolenza, che si occupa di fornire una prima risposta alle vittime di violenza di genere e stalking, offrendo informazioni sui i servizi socio-sanitari pubblici e privati presenti sul territorio nazionale.


Immagine in copertina di Instagram: donnexstrada

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Mimma Randazzo

Appassionata del diritto in tutte le sue forme. Strenua sostenitrice dei diritti umani, trascorro il mio tempo libero studiando e scrivendo di diritti delle donne e di parità di genere.