Da Palermo arriva l’innovazione che può cambiare la scuola: cos’è l’Edu-social Algorithm
Da Palermo arriva l’innovativo progetto di ricerca didattica che mira a rendere l’educazione virale per costruire un ponte tra due generazioni lontane come quelle degli alunni e dei professori. Ne parliamo con il dott. Alessio Castiglione, pedagogista, scrittore e ideatore del progetto Edu-social Algorithm.
Presentato all’Università degli Studi di Palermo, durante il dottorato in Health Promotion and Cognitive Sciences del dipartimento di Scienze Psicologiche, Pedagogiche, dell’Esercizio Fisico e della Formazione, il progetto Edu-social Algorithm mira all’inclusione dello smartphone e dei social media, all’interno delle classi di scuola secondaria di primo grado come strumento didattico, per facilitare l’apprendimento scolastico della gen alpha. A dare il via alla ricerca è il pedagogista e scrittore dott. Alessio Castiglione, che ha iniziato il progetto proprio a Palermo, sua città natale, e in cui porta avanti i suoi studi.
Edu-social Algorithm, cos’è e come nasce
«Il progetto – ci racconta il dott. Alessio Castiglione – nasce da un anno di ricerca bibliografica sull’arte della Mobile Learning (apprendimento tramite dispositivi mobili ndr), in cui ho preso in visione testi, progetti ed esperienze relative alla m-learning, ricercando un modello di apprendimento che avesse il migliore potenziale per essere applicato.
A livello nazionale la mobile learning è davvero poco presa in considerazione, quindi è bello che in una città come Palermo, dove si parla sempre di povertà educativa, dispersione scolastica, arretratezza, stia nascendo qualcosa di avveniristico, cioè volto al futuro e totalmente nuovo che stravolge la didattica tradizionale. Invece di aspettare sempre gli studi di altri paesi, è un progetto che a Palermo sta cercando di dare l’esempio per replicarlo in altri contesti che possano essere a livello nazionale e internazionale».
Il progetto Edu-social Algorithm è attualmente attivo in tre scuole secondarie di primo grado di Palermo, quali l’I.C.S. “Principessa Elena Di Napoli”, l’I.C.S. “Colozza – Bonfiglio” e l’I.C.S. Lombardo Radice. Sono state coinvolte complessivamente sette classi per sperimentare un modello metodologico che vede, all’interno delle regolari lezioni in aula, lo smartphone acceso per fini e scopi didattici, ovvero utilizzando dei profili educativi specifici all’interno di Instagram per condividere, caricare e interagire con contenuti media riguardanti gli argomenti trattati a lezione. Ma conosciamolo meglio nel dettaglio.
Edu-social Algorithm come ponte tra generazioni
Tra gli obiettivi principali del progetto c’è quello di riuscire a creare un ponte tra due generazioni molto diverse tra loro, ovvero quella degli insegnanti (principalmente Gen X o Boomer) e quella degli alunni delle classi di scuola media (generazione Alpha), in modo da facilitare l’educazione digitale.
Rispetto alla Gen Z, i giovani della Gen Alpha essendo nati nei primi anni del 2010 hanno un rapporto molto naturale con la tecnologia: in quanto parte integrante della loro vita fin dalla nascita, lo spazio virtuale diventa a tutti gli effetti un’estensione della realtà, nella quale ricreare il proprio alter ego e costruire la sua comfort zone, un concetto molto complesso da concepire per chi ha vissuto la nascita di internet o la guerra fredda.
Alla base del progetto di ricerca proposto dal dott. Castiglione c’è l’attenzione alla modalità comunicativa di questi ragazzi, oggi alunni di scuole medie, i quali si ritrovano spesso in difficoltà nella comunicazione verbale-fisica, ma perfettamente a proprio agio in quella digitale.
L’impiego dei social network all’interno della didattica quotidiana (da parte degli insegnanti e della stessa istituzione scolastica) faciliterebbe quindi l’apprendimento, oltre a implementare il rapporto alunno-docente dimostrando la volontà di integrazione al loro mondo, il loro linguaggio, ai loro strumenti o semplicemente alla loro quotidianità. Un piccolo sforzo che potrebbe connettere queste generazioni e assottigliare il divario generazionale in atto.
«Noi non dobbiamo spiegare loro “come utilizzare i social network” – spiega Alessio Castiglione – forse per la prima volta saranno i ragazzi a insegnare a noi come trovare insieme un modello comune tra adulti e giovani, attraverso cui fare didattica».
In base a quello che verrà caricato all’interno di questi profili educativi (denominati “Edu”), l’algoritmo selezionerà dei contenuti inerenti al profilo, quindi navigando appariranno influencer potenzialmente educativi che trattano argomenti inerenti a quelli postati.
Come funziona l’Edu-Social-Algorithm
La procedura iniziale prevede l’iscrizione di docenti e studenti all’interno della piattaforma social scelta, creando un profilo ex-novo con il prefisso “edu”. Ogni aderente al progetto, quindi con un profilo “edu”, si collega con gli altri creando una comunità tra docenti e alunni anche tra scuole differenti (attualmente sono tre).
«Non è un progetto che può partire spontaneamente a caso, deve esserci un iter da seguire, quale parlare con i dirigenti scolastici, creare una collaborazione tra università e scuole, e proprio da questa far partire la formazione docenti (in cui viene definita la struttura del progetto) e i Focus Group con i ragazzi».
In questo processo i ragazzi cominciano a caricare – con l’aiuto degli insegnanti – tutti quei contenuti media-educativi, quindi immagini, video e testi, che raccontano gli argomenti trattati a lezione o consegne da fare in classe. Tutto ciò viene svolto durante l’ora scolastica, l’ora curriculare, oppure come consegne da fare a casa. Una volta pubblicati i primi post, ogni profilo Edu-Social avrà un feed specchio delle materie che tratta in classe, quindi scienze, tecnologia, italiano, musica, religione, ecc.
«Il profilo di ogni ragazzo, di ogni studente in Edu Social, è come se fosse un quaderno virtuale aperto in cui ti racconta, praticamente, quello che loro fanno a lezione: la scuola diventa quindi trasparente e va al di là delle quattro mura della classe, innescando anche un cambiamento nello stesso social network – Instagram – che non è sicuramente conosciuto come un social educativo, ma esistono già diversi personaggi che puntano più ad insegnare che a intrattenere».
La stigmatizzazione digitale nella didattica
In questi primi mesi di avvio al progetto Edu-social Algorithm, gli studi evidenziano un gran potenziale: i ragazzi delle scuole medie rispondono bene agli stimoli, sono più attratti dalla didattica, le lezioni sono più interattive e i compiti più divertenti da svolgere. Per i docenti, nonostante una prima resistenza, in particolare dai soggetti anagraficamente e generazionalmente più distanti dall’era digitale, c’è stata una riscoperta e rivalutazione dei social.
«Instagram, come Tiktok ed altri social, sono pieni di influencer che tentano di scardinare il pregiudizio nei confronti dei social network, parlando di politica, scienza, arte. Nonostante tutto Instagram sicuramente non è pedagogico, ci sono delle isole dove i ragazzi imparano qualcosa, e in questo mare magnum di contenuti di “intrattenimento” c’è un potenziale inespresso che grazie a questo progetto noi vogliamo fare emergere».
Nonostante il computer oggi sia socialmente accettato in ambito lavorativo e didattico (come si è visto durante la pandemia con la didattica a distanza), lo smartphone fa ancora fatica a posizionarsi tra gli strumenti utili. Edu-social Algorithm mira a dare un esempio concreto dimostrando che è possibile lasciare un cellulare acceso in aula e fare educazione attraverso i social media.
«Il mondo sta convergendo tutto sullo smartphone che è entrato nella nostra quotidianità, spesso risulta essere più performante rispetto ad un computer, quindi perché escluderne il potenziale a priori e vederlo come uno strumento obsoleto e illecito per lo studio? Non possiamo prevedere cosa accadrà, alla fine e durante il processo appariranno delle evidenze scientifiche, che definiranno cosa funziona e cosa no: la ricerca sta proprio in questo, nello sperimentare nuovi modelli per capire se possono essere efficaci, ancora di più rispetto a quello che abbiamo utilizzato finora».
Per aderire con la propria scuola al progetto di ricerca “Edu-social Algorithm” è possibile mandare un’e-mail all’indirizzo [email protected].