Modamily, CoparentaLys, Copaping e le altre: le app della co-genitorialità elettiva
Se Tinder è un’app per trovare l’amore, quelle “Family 4 Everyone” come Modamily e diverse altre permettono di realizzare il desiderio di genitorialità senza mettere in ballo i sentimenti. Il motivo? Bisogni nascenti in una società liquida basata su nuovi paradigmi.
Tempo fa abbiamo pubblicato un articolo che parlava di Tinder e della possibilità di trovare, a portata di click e “sfogliando un menù”, un partner con cui creare un matching amoroso non solo virtuale ma anche reale.
Nell’era di internet, dove dilagano app per qualunque cosa, hanno trovato spazio anche Modamily, CoparentaLys, Copaping e altre, che hanno la funzione di “connettere” persone che condividono il desiderio di diventare genitori, esulando qualunque coinvolgimento affettivo: è il caso della co-genitorialità elettiva.
Se da un lato l’idea di avere un figlio senza mettere in ballo i sentimenti può far saltare dalla sedia il pensiero di conservatori e non, che possano temere una snaturalizzazione del concetto di concepimento e di famiglia, sono le parole di Ivan Fatovic, fondatore di Modamily, a chiarire il motivo di questo nascente bisogno. «Ho assistito a un cambiamento sismico culturale, in cui milioni di persone hanno figli più tardi nella vita e il matrimonio non è la priorità, piuttosto un partner che condivide la loro visione e il loro sistema di valori quando si tratta di crescere i figli».
Nel non lontano 2011 le persone che lo circondavano erano frustrate nel vivere situazioni relazionali liquide, altre precarie a prova di click, mentre per le donne over 30 l’orologio biologico aveva un ticchettio sempre più incalzante.
Un periodo che vede l’affermarsi delle famiglie mononucleari e dove il concetto stesso di famiglia muta, determinato anche dalla disillusione verso modelli tradizionali, legami un tempo considerati indissolubili e rapporti affettivi stabili. Uomini e donne scelgono di fare figli sempre più tardi, mentre i più giovani vorrebbero realizzare questo desiderio prima ma non possono per l’assenza di un partner. In questo panorama si ideano soluzioni alternative per realizzare i propri sogni.
Modamily nasce come una community che conta 100mila iscritti, per lo più, donne single, omosessuali, oppure persone ambo i sessi over 40 con un tasso d’istruzione elevato. L’equivalente francese è CoparentaLys con 45mila utenti, mentre in Spagna, Copaping ne conta 10mila. Il suo fondatore David Reyes ha voluto dare a tutti la possibilità di avere un figlio, soprattutto alla comunità LGTBIQA+.

La loro funzionalità è simile a quelle delle app del corteggiamento. Gli utenti dopo essersi iscritti e aver completato il profilo passano al “matching” con profili che condividono gli stessi valori di genitorialità. Generalmente le donne preferiscono intraprendere la strada dell’inseminazione artificiale mentre le coppie omosessuali sono alla ricerca di una donna che possa intraprendere la gravidanza per loro.
Gli uomini, ma non tutti, presenti su queste piattaforme sono donatori di sperma per motivi economici, mentre su Co-genitori.it ci sono diversi uomini che si offrono come donatori. In Italia la vendita del seme a fini di lucro è vietata, ergo il seme può essere donato ma non venduto; esistono però molti centri pubblici e privati che assistono coppie infertili attraverso la procreazione medicalmente assistita.
Sulle piattaforme di co-genitorialità elettiva agli utenti vengono proposti test di compatibilità e accordi genitoriali circa le responsabilità delle parti prima della nascita del bambino. Questi sono importanti per definire l’educazione del nascituro, il sostegno economico, scegliere dove e con chi vivrà e molto altro. È inoltre raccomandabile dare una veste legale all’accordo così da evitare di intraprendere vie legali per questioni non definite in principio.
Al momento in Italia, che ha ospitato la versione italiana della belga 2houses.com, non abbiamo dati per raccontare come e se questo fenomeno si stia facendo largo (è bene ricordare che in Italia non esiste una legge che regolamenti la co-genitorialità) in un Paese dove il tasso di fecondità si aggira attorno all’1,25 per cento e si perderanno cinque milioni di abitanti nei prossimi 30 anni, quello che Silvia Francioni ha definito “l’inverno demografico”.
Le “colpe” sono da vedersi nella precarietà del lavoro, assente, sottopagato o peggio ancora dal dilagare della cultura del “lavoro gratis”. E ancora, politiche a sostegno della maternità e paternità non abbastanza robuste a cui fanno seguito le questioni sopra citate.
Certamente non basta un’app sulla co-genitorialità elettiva che, seppur supporti coloro i quali vogliano realizzare il desiderio di avere un figlio – riuscendo, magari, a essere una buona occasione per innalzare, lentamente, l’asticella della natalità in Italia – ha bisogno anche di politiche a tutela della famiglia, più di quelle che già esistono, per sostenerla in maniera inclusiva e in tutte le sue sfumature di colore.