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Cluster industriali, il valore delle sinergie economiche

Le risorse del PNRR potrebbero essere utilizzate per valorizzare in modo nuovo i distretti industriali sistematizzando lo sviluppo economico locale.


Quando si parla di sviluppo territoriale non si può prescindere dal considerare il contesto sociale, economico, ma soprattutto le potenzialità che ogni area ha da offrire. In Italia la valorizzazione dei localismi e delle aree economicamente marginali potrebbe generare fenomeni di crescita economica qualora le risorse e i vari settori venissero organizzati in modo sistemico, tale da poter creare combinazioni profittevoli e di sviluppo. Da qui si potrebbero generare non solo economie di scala per le singole imprese di settore, ma si potrebbero valorizzare anche nuove risorse creando occasioni di crescita e di sviluppo.

In tale contesto rientrano tanti settori: da quello turistico-culturale e artistico di cui la nazione è piena, a quello imprenditoriale (grande e piccole impresa) che può diventare un’occasione per lo sviluppo territoriale. Per far sì che ciò avvenga, però, occorre definire delle aree specializzate all’interno delle quali si possano creare sinergie di sviluppo e specializzazione produttiva. È il caso dei cosiddetti Distretti Industriali che possono oggi diventare un’opportunità di innovazione e crescita per i territori in cui sono presenti.

Il Polo Meccatronica, una nuova idea per rilanciare il sistema imprenditoriale siciliano

Recentemente si è parlato molto della riqualificazione dell’area industriale di Termini Imerese che sembra essere candidata naturale a ospitare progetti di innovazione e di sviluppo in tal senso. Oggi, infatti, ci può essere la grande opportunità per il territorio siciliano di rilanciare l’ex stabilimento Blutec. Il riferimento è al Polo Meccatronica Valley, un incubatore d’imprese che, lo scorso 23 giugno, ha fatto il bilancio di un anno di attività dall’avvio della gestione assegnato da Invitalia e dalla Regione Siciliana a giugno del 2021.

Durante questo anno sono stati avviati progetti di innovazione, azioni di mentoring per le start-up, partnership con istituzioni, Università, associazioni imprenditoriali e ordini professionali coinvolgendo anche gli stakeholder. Secondo il Presidente del Polo Meccatronica, Antonello Mineo, questo incubatore «è propulsore di raggruppamenti di imprese Nord-Sud e proposte progettuali in grado di coinvolgere territori, imprese, enti e istituzioni». Inoltre, la ricetta del Polo Meccatronica può essere l’occasione affinché «la Sicilia sia protagonista nello sviluppo del Pnrr».

A questo evento hanno partecipato due multinazionali con stabilimenti all’estero che hanno deciso di investire in Sicilia, una grande azienda nazionale che opera in uno dei settori più innovativi per l’energia green, una cordata di imprese del settore automotive e mobilità sostenibile e un Consorzio per la reazione di una comunità energetica attraverso un impianto fotovoltaico da 10 Mwp. L’obiettivo all’interno di questo contesto è quello di creare un ecosistema industriale coordinato per definire un sistema di supporto tra le varie imprese che si insedieranno a Termini Imerese condividendo la filiera produttiva nell’ottica della transizione ecologica.

In questo modo si pensa di poter rilanciare la piccola e media impresa nel territorio siciliano. Si è parlato, infatti, di comunità energetica in cui è molto importante l’organizzazione della componentistica, usando energie rinnovabili per creare i prodotti finali. Questo è un modo per avere un sistema di condivisione tra gli imprenditori per far meglio e dividere i costi dell’uso dell’energia facendo squadra insieme.

Sarà, inoltre, determinante il ruolo della politica regionale e nazionale che permetterebbe il coinvolgimento anche delle ZES (Zone Economiche Speciali) per cui serve necessariamente una collaborazione a più livelli. Da qui è facile intuire quanto sia importante la ridefinizione del concetto di Distretto Industriale secondo un’ottica evolutiva e più ampia.

Una nuova ottica con cui guardare il Distretto Industriale

I distretti sono aree in cui le aziende presenti in un territorio hanno raggiunto una dimensione e un livello di organizzazione interna, tale da generare vantaggi economici, utilizzando le reti relazionali che si sono instaurate nel tempo e che danno luogo a una situazione economica più complessa e integrata.

Nei Distretti Industriali le attività produttive hanno la stessa specializzazione e hanno una particolare organizzazione della produzione che, oggi, ha raggiunto un elevato livello di presenza e sviluppo in Italia. In un nostro precedente articolo abbiamo parlato dell’importanza che possono avere i Distretti Industriali in Italia per il rilancio dell’economia. Il motivo principale è legato all’efficienza che si determinerebbe all’interno del ciclo produttivo rispetto all’essere da soli. Tra le ragioni di questa efficienza è utile richiamare: la capacità di attirare fornitori specializzati, generare un bacino di lavoratori con qualifiche adatte e promuovere spillover di conoscenza.

Per tali ragioni, i Distretti Industriali possono diventare potenzialmente dei cluster di innovazione e sviluppo. Ciò che occorre però specificare è che, per svilupparsi, un Distretto Industriale ha bisogno di un territorio specifico, una determinata specializzazione produttiva e una popolazione di imprese, ma non solo. Ciò che conta affinché un Distretto Industriale possa dirsi tale, è che vi sia l’integrazione tra le imprese non a livello verticale ma orizzontale. L’integrazione deve avvenire in base alla divisione del lavoro e delle relazioni produttive che conseguentemente si creeranno tra tutte le imprese collegate nella cosiddetta supply chain.

In questo senso, si può dire che l’area geografica in cui si sviluppa il Distretto si caratterizzerà per una specializzazione produttiva non solo a livello di prodotti finiti, ma anche rispetto a uno spettro più o meno ampio di specializzazioni cosiddette di fase che sono interne alla filiera produttiva. In un contesto del genere, il Distretto Industriale sotto un’ottica evolutiva, può diventare anche luogo in cui emergono attività̀ e nuove imprese che non rientrano nell’aggregato derivante dalla scomposizione in fasi dei processi produttivi.

In questo caso si parla di Distretti che hanno cominciato ad assumere una configurazione intersettoriale molto articolata in una logica definita inter-firm in cui vi è un trasferimento interaziendale della conoscenza. Inoltre, questo è possibile oggi, in sistemi Distrettuali non tradizionali ma che stanno assumendo la configurazione dei geographical clusters, una forma di organizzazione spaziale della produzione.

Il primo a usare questa definizione parlando di cluster è stato il professor Michael Porter dell’Harvard Business School che li ha definiti in questo modo: “Clusters are geographic concentrations of interconnected companies and institutions in a particular field”, ovvero un insieme di organizzazioni che operano in una precisa area geografica collaborando per produrre prodotti e fornire dei servizi in un particolare settore o campo. Quindi oggi, più che di Distretto si potrebbe parlare di cluster localizzato, poiché offre una generalizzazione di portata universale staccandosi dalle esclusive connotazioni spazio-temporali.

Cluster industriali e sinergie di sviluppo economico

Secondo il Report dell’European Cluster Observatory intitolato “Methodology and Findings Report for a Cluster Mapping of Related Sectors”, i cluster come concentrazioni regionali di attività economiche in settori correlati, comprendono società di diverso tipo, compresi i fornitori, i fornitori di servizi e produttori di prodotti e servizi finali, altri attori dell’innovazione come istituti di ricerca e istruzione, agenzie governative specializzate e finanche attori finanziari con molte altre organizzazioni che forniscono servizi o collegano in modi diversi i vari elementi dei cluster.

In questo senso i cluster riflettono non solo le economie di scala derivanti da una ristretta specializzazione, ma anche i collegamenti intersettoriali (detti anche a volte “diversificazione correlata”). A livello europeo vengono identificati questi cluster di attività con i codici NACE (classificazione statistica delle attività economiche nella Comunità europea) dell’ISIC (International Standard Industrial Classification), mentre il corrispettivo italiano è il codice ATECO (Attività Economiche).

Questi codici permettono di identificare e definire i cluster raggruppandoli in settori ristretti e quindi in categorie di cluster, con lo scopo anche di tracciare e misurare sistematicamente la presenza di cluster in diverse località in modo che siano comparabili. Proprio l’Europa è alla ricerca di nuove fonti di crescita e tra questi, c’è un crescente interesse per le situazioni in cui industrie, tecnologie e catene del valore si collegano in modi nuovi.

Capire dove e come emergono questi nuovi collegamenti è fondamentale per un sostegno politico efficace a questo processo. Ecco perché il Polo Meccatronica è un ottimo esempio di questo sviluppo territoriale innovativo. Un contesto in cui l’economicità̀ tende a identificarsi con il concetto di sinergia. In questo caso, infatti, nella sua accezione più ampia, l’economicità rappresenta la capacità del sistema aziendale di aumentare nel tempo e in modo progressivo, il suo valore, attraverso i processi di gestione. Infatti, è proprio nel tempo che si verifica la remunerazione adeguata di tutti i fattori utilizzati.

Questo lo si può raggiungere solo attraverso il processo di riorganizzazione a sistema degli elementi, delle funzioni, dei processi e degli strumenti che scandiscono le attività della gestione aziendale. In tal senso si parla di sinergia cioè, parafrasando Ricardo, un livello di sistematicità tale che ogni elemento del sistema si possa specializzare nella produzione di un bene che sia funzionale alla crescita complessiva del sistema stesso.


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