Quando i sovietici conquistarono la Berlino nazista

L’8 maggio si festeggia la resa tedesca sia a est che a ovest, in Europa la Seconda guerra mondiale è finita e il Reich di Hitler completamente distrutto: il sogno tedesco della conquista del mondo è svanito. 


Luglio 1943, due anni di feroce combattimento tra Unione Sovietica e Germania nazista raggiungono un sanguinoso apice quando Adolf Hitler ordina ai suoi uomini di procedere in un ultimo decisivo tentativo di distruggere l’Armata Rossa. Ma dopo settimane di battaglie vicino la città di Kursk, i tedeschi sono sfiniti e costretti alla ritirata. Nell’autunno del 1943, poi, i sovietici preparano una brutale offensiva per cacciare gli invasori tedeschi dalla Russia una volta per tutte. Il loro piano è attaccare tutto il fronte orientale con moltissimi uomini e mezzi. Nel nord i sovietici avanzeranno attraverso gli stati baltici ed entreranno in Germania attraverso la Prussia orientale.

Il 14 gennaio 1944 l’Armata Rossa attacca: per l’offensiva nel baltico i sovietici schierano tre interi eserciti composti da 1 milione e 200 mila uomini, migliaia di mitragliatrici pesanti e ben 1500 carri armati. Per difendere il vallo orientale i tedeschi dispongono solamente di 600 mila uomini, poche migliaia di mezzi d’artiglieria e meno di 200 carri armati operativi e cannoni d’assalto. I tedeschi si affannano per rinforzare il vallo con i rimanenti carri armati ma la rapida avanzata dell’Armata Rossa li coglie impreparati. I sovietici irrompono potentemente nel vallo, sulla sponda occidentale del fiume Narva. I tedeschi, forti in battaglia ma inferiori numericamente, fanno fatica a respingere gli attacchi.

Dopo settimane di combattimento i sovietici entrano sul fianco meridionale dei tedeschi, pianificando di spingersi poi a Nord verso il mar Baltico circondando il gruppo di armate tedesche a nord. Entro la prima metà di marzo assemblano un enorme esercito di carri armati che i tedeschi non hanno alcuna speranza di uguagliare. 

L’inizio dell’offensiva

Il 22 giugno 1944, poi, ha inizio l’offensiva sovietica per scacciare l’ostinato esercito tedesco fuori dagli stati baltici. In poche settimane quattro gruppi armati avanzano attraverso Estonia, Lettonia e Lituania, costringendo i tedeschi a indietreggiare verso il mar Baltico. Sul fronte meridionale i sovietici avanzano di quasi 200 km verso il golfo di Riga: la grandezza e l’intensità dell’assalto sovrastano i tedeschi che non possono frenare l’offensiva dell’Armata Rossa nel Baltico. Per tutto il mese di luglio del 1944 la prima linea tedesca continua a sgretolarsi, l’Armata Rossa conquista Vilnius ed esercita pressione sulla frontiera con la Prussia orientale, parte della Germania

Lungo tutto il fronte l’Armata Rossa attacca le truppe tedesche ormai sfinite, i sovietici continuano a ricevere rinforzi diventando più forti giorno dopo giorno mentre i tedeschi sono sempre più deboli; non potranno resistere ancora a lungo. Verso la fine di luglio, l’Armata Rossa ha quasi completamente circondato il gruppo dell’armata nord tedesca, spingendosi verso il golfo di Riga, in una mossa letale.

Gli ultimi mesi dell’inverno tra il 1944 e il 1945 saranno caratterizzati dalla catastrofica disfatta tedesca all’est che aveva permesso alle armate corazzate sovietiche di raggiungere il fiume Oder a ottanta chilometri da Berlino.

Nonostante le dimensioni disastrose della sconfitta a est, Hitler ricostituisce, alla fine del mese di febbraio, un fronte solido e riesce a guadagnare tempo, impegnando le truppe sovietiche in logoranti combattimenti nei Paesi baltici, in Prussia Orientale e in Ungheria. Nel mese di marzo le truppe alleate occupano la Renania e alcuni reparti corazzati americani conquistano il ponte sul Reno a Remagen, costituendo un’offensiva a est del grande fiume che permette di estendere rapidamente la loro avanzata nella Germania occidentale. Dopo alcuni tentativi di contenere le successive offensive alleate a nord e a sud, le forze tedesche all’ovest vengono accerchiate o disperse entro la prima settimana di aprile. 

La battaglia di Berlino

16 aprile 1945, i soldati sovietici si affrettano a prendere d’assalto le posizioni nemiche nell’ultimo scontro della Seconda guerra mondiale in Europa. A est, l’Armata Rossa sfonda il fronte tedesco addentrandosi in Polonia. A ovest il generale Eisenhower attraversa il Reno, le unità americane in avanzata raggiungono il fiume Elba a circa 80 km da Berlino. L’onore di prendere la città potrebbe essere di entrambe le parti: alla conferenza di Jalta in febbraio era stato deciso che Berlino sarebbe stata occupata dai sovietici, ora Stalin vuole assicurarsi il bottino. 

sovietici berlino
Carri armati sovietici a Berlino

Alla fine del primo giorno, i tedeschi subiscono forti perdite e il 20 aprile l’alto comando nazista festeggia il 56esimo compleanno di Hitler, il quale premia i combattenti del fronte orientale e ripone le sue speranze nella devozione fanatica di ragazzi molto giovani. Quando l’esercito sovietico accerchia Berlino, viene ordinato ai ragazzi e agli anziani di trasformare la città in una specie di Stalingrado; la capitale tedesca doveva diventare la tomba dei sovietici.

Hitler ordina di costruire dei sistemi di difesa: si devono bloccare i sovietici con campi minati e trincee, e convogliarli nelle zone più pericolose. Le barricate e le postazioni di artiglieria devono coprire ogni strada. A causa dei tempi ristretti, riusciranno a costruire solo metà di queste difese e ai presidi ci saranno solo 40 mila uomini, per lo più anziani, poliziotti locali e adolescenti, veri fanatici.

Dopo dieci giorni di attacchi la capitale nazista è circondata dall’Armata Rossa, la quale manda una parte dell’esercito a Torgau, sul fiume Elba. Lì i sovietici prendono contatto con la prima armata statunitense. Entrambi festeggiano per la spaccatura del Terzo Reich, ma per i sovietici questo contatto non significa solo la fine dell’impero tedesco; da lì le truppe sovietiche si dirigono verso nord e chiudono agli americani la strada per Berlino. Stalin è soddisfatto, perché gli alleati non potranno raggiungere per primi la città. 

L’ultimo attacco nel cuore di Berlino

Dopo diverse battaglie, Berlino comincia a cadere, i soldati tedeschi vengono dispersi in gruppi mentre sono ricacciati nel centro della città. A sud le truppe sovietiche si avvicinano al bunker di Hitler, a nord le truppe d’assalto puntano verso i ponti sul fiume Sprea che portano al Reichstag. 

La caotica battaglia per la casa di Hitler va avanti tutta la notte del 30 aprile; una volta presa quella, le truppe sovietiche cercano di espugnare il Reichstag. A 1 km più a sud altre armate sovietiche avanzano, infuria la battaglia intorno al palazzo della cancelleria del Terzo Reich, Hitler sa che è arrivato il suo momento. Eva Braun, sua moglie da 24 ore, si suicida con il cianuro, il Fuhrer si spara. 

Non sapendo della morte del loro leader, le truppe della gioventù hitleriana continuano a combattere ma nel pomeriggio i sovietici arrivano finalmente al palazzo: cominciano combattimenti corpo a corpo tra i soldati che si inseguono di stanza in stanza e si combatte con ogni arma, mitragliatrici, granate e persino coltelli. Nella sera però, i soldati sovietici arrivano sul tetto e la bandiera rossa viene fissata sulla base di una statua; qualche giorno dopo sarà issata di nuovo per essere fotografata. 

La battaglia continua, l’1 maggio arriva la notizia sconcertante della morte di Hitler: senza il Fuhrer gli ufficiali tedeschi vogliono prendere accordi con le forze sovietiche per negoziare l’armistizio. I sovietici chiedono una resa incondizionata senza la quale Berlino verrebbe rasa al suolo; al mattino del 2 maggio Berlino si arrende, viene dato ordine ai soldati tedeschi di deporre le armi. Sei giorni dopo, l’8 maggio, si festeggia la resa sia a est che a ovest, in Europa la Seconda guerra mondiale è finita e il Reich di Hitler completamente distrutto, il sogno tedesco della conquista del mondo è svanito. 

I sei anni del più grande conflitto della storia lasciano un’Europa in rovina, milioni di persone morte e milioni di persone senza casa. Nell’Europa orientale la libertà non sarà completamente ristabilita per altri 45 anni, ma il sacrificio di tutte quelle vite non sarà stato vano. La caduta di Berlino può aver portato alla Guerra fredda ma questo passerà in secondo piano per le generazioni future rispetto al fatto che il mondo libero si è unito per combattere il nazismo.


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Antonio Di Dio

Responsabile "Esteri". Laureato in Studi Filosofici e Storici, scrivo di cultura, politica e geopolitica. Amo l’arte, la poesia, la musica e il cinema. Vedo il giornalismo come una forma di attivismo, un servizio per la comunità.