Commissione europea, le Previsioni economiche d’inverno 2022
La Commissione europea ha pubblicato le Previsioni economiche d’inverno 2022. Cosa ci dovremmo aspettare per l’economia dell’UE?
Lo scorso 10 febbraio, la Commissione europea ha pubblicato le proprie Previsioni economiche d’inverno 2022, la consueta analisi periodica nell’ambito della quale l’Istituzione comunitaria fornisce aggiornamenti in merito all’andamento del Prodotto interno lordo (PIL), su livello annuale e trimestrale, e dell’inflazione negli Stati membri dell’Unione Europea (UE). I dati contenuti nel documento rappresentano il risultato di una disamina condotta sulla base di una serie di ipotesi tecniche relative ai tassi di cambio, ai tassi di interesse e ai prezzi delle materie prime, nonché alle politiche governative.
Secondo le stime contenute nelle Previsioni, la forte ripresa dell’attività economica – che ha caratterizzato la primavera e l’autunno dell’anno scorso – è scesa allo 0,4 per cento nell’ultimo trimestre del 2021, rispetto al 2,2 per cento registrato nei tre mesi precedenti. Si tratta di un rallentamento che la Commissione europea aveva già individuato e incluso nelle proprie Previsioni economiche d’autunno 2021, successivamente aggravatosi a causa dell’aumento dei contagi da COVID-19, dei prezzi elevati dell’energia e dei continui problemi di approvvigionamento.
I fattori appena elencati hanno contribuito – e contribuiscono, di fatto – a porre un freno alla crescita, la quale continua a essere influenzata dallo sviluppo del fenomeno pandemico. Nello specifico, diversi Stati membri dell’UE subiscono gli effetti derivanti dalla combinazione tra una pressione sempre maggiore sui sistemi sanitari nazionali e le carenze di personale dovute a malattie, quarantene precauzionali o obblighi di assistenza. In tale contesto, la Commissione europea stima, inoltre, il mantenimento elevato dei prezzi dell’energia, con conseguente e ulteriore rallentamento dell’economia e aumento delle pressioni inflazionistiche. Da questo punto di vista, il Commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni, ha dichiarato:
«Molteplici fattori negativi hanno raffreddato l’economia europea durante l’inverno: la rapida diffusione della variante Omicron, un ulteriore aumento dell’inflazione dovuto all’impennata dei prezzi dell’energia e i problemi persistenti nelle catene di approvvigionamento. Date le attese di una progressiva attenuazione di questi fattori negativi, si prevede che già dalla primavera si registrerà un aumento della crescita. Se da un lato è probabile che la pressione sui prezzi resti elevata fino all’estate, dall’altro si prevede un calo dell’inflazione di pari passo con la moderazione della crescita dei prezzi dell’energia e l’attenuazione dei problemi di approvvigionamento. Ma l’incertezza e i rischi rimangono, comunque, elevati».

Per quanto concerne i dati aggregati in termini di PIL contenuti nelle Previsioni economiche d’inverno 2022, si stima che l’economia dell’UE – dopo una significativa espansione del 5,3 per cento nel 2021 – crescerà del 4,0 per cento nel 2022 e del 2,8 per cento nel 2023. Con specifico riguardo all’Eurozona, invece, la Commissione europea prevede un aumento del 4,0 per cento nel 2022, che scenderà al 2,7 per cento nel 2023. Le percentuali indicate presuppongono, chiaramente, che l’effetto frenante sull’economia dettato dall’attuale ondata di contagi abbia breve durata, consentendo agli Stati membri di raggiungere livelli del PIL pre-pandemici entro la fine del 2022.
In materia di inflazione, invece, le relative stime risultano trattate al rialzo rispetto al periodo precedente, soprattutto a causa dell’intensificarsi delle pressioni inflazionistiche registrate a partire dall’autunno su talune categorie di beni, nonché dei rincari riguardanti l’energia. Nel dettaglio, la Commissione europea segnala, per l’Eurozona, un picco del 4,8 per cento nel primo trimestre del 2022, con l’inflazione che rimarrà al di sopra del 3 per cento fino al terzo trimestre dell’anno. Quanto ai dati aggregati, le Previsioni stimano un aumento dell’inflazione nell’Eurozona dal 2,6 per cento del 2021 (2,9 per cento nell’UE) al 3,5 per cento (3,9 per cento nell’UE) nel 2022, per scendere quindi all’1,7 per cento (1,9 per cento nell’UE) nel 2023.
In tale ottica, l’auspicio è che la stessa possa raggiungere – o, quantomeno, sfiorare – la soglia del 2 per cento entro il 2023, in virtù dell’attenuazione delle pressioni dovute ai problemi di approvvigionamento e ai prezzi elevati dell’energia, nonché al miglioramento continuo del mercato del lavoro, ai risparmi delle famiglie a livello elevato, a condizioni di finanziamento ancora favorevoli e alla piena attuazione del Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza; elementi, questi, che contribuiranno allo sviluppo di una concreta e solida fase economica espansionistica.
Nonostante le incertezze dettate dalla pandemia, Valdis Dombrovskis, Vicepresidente esecutivo per “Un’economia al servizio delle persone”, ha dichiarato: «L’economia dell’UE ha recuperato tutto il terreno perduto durante la fase acuta della crisi grazie al successo delle campagne vaccinali e al sostegno coordinato della politica economica. La disoccupazione ha raggiunto il minimo storico. Si tratta di risultati di grande portata. Poiché la pandemia è ancora in corso, nell’immediato dobbiamo impegnarci per mantenere la ripresa sulla buona strada.
Il significativo aumento dell’inflazione e dei prezzi dell’energia, unitamente ai problemi nella catena di approvvigionamento e nel mercato del lavoro, rappresentano un freno per la crescita. Guardando al futuro, tuttavia, ci aspettiamo il ritorno a una crescita più sostenuta verso la fine dell’anno di pari passo con l’attenuarsi dei problemi sopra menzionati. I fondamentali dell’UE rimangono solidi e lo saranno ancora di più dal momento che i Paesi hanno cominciato a dare piena attuazione ai rispettivi piani per la ripresa e la resilienza».
Per quanto riguarda i dati relativi all’Italia, le Previsioni stimano una crescita del 6,5 per cento nel 2021, con il Paese che ha recuperato, di fatto, la maggior parte delle perdite di produzione causate dalla crisi pandemica. Nonostante ciò, i prezzi energetici in aumento e le interruzioni prolungate dell’approvvigionamento hanno determinato l’indebolimento da parte dei consumatori e l’erosione del relativo potere d’acquisto; fattori, questi, che potrebbero influenzare negativamente la crescita del PIL reale. Non a caso, la Commissione europea ne prevede il 4,1 per cento per il 2022 e il 2,3 per cento per l’anno successivo, con un livello di inflazione in salita al 3.8 per cento per il 2022, con una diminuzione all’1.6 per cento nel 2023.
La ripresa e la resilienza dell’economia dell’Unione, ad oggi, ha un ulteriore banco di prova, nonché possibile ostacolo al proprio sviluppo. Si fa riferimento all’impatto che il conflitto ucraino, originatosi in questi giorni, potrebbe avere sull’economia europea e la moneta unica, argomento sottoposto al vaglio dei Ministri delle Finanze degli Stati membri dell’Eurozona in seno all’Eurogruppo.
Sebbene l’UE abbia già adottato delle sanzioni volte a colpire principalmente le banche russe, è altamente probabile che l’economia dell’Unione subirà un contraccolpo, che si concretizzerà in un rallentamento della ripresa e in un deprezzamento del valore dell’euro rispetto alle altre valute. Si tenga presente, inoltre, che la Russia fornisce il 40 per cento del fabbisogno di gas naturale dell’UE: ciò vuol dire che gli Stati membri dell’Eurozona dovranno cercare di aumentare le rispettive importazioni di gas dagli Stati Uniti e dal Caucaso per ridurre tale rapporto di dipendenza.
In conclusione, l’economia dell’Unione risente ancora degli effetti dettati dalla crisi pandemica, nonostante le misure adottate a livello europeo abbiano contribuito a garantire un supporto ai vari contesti socio-economici nazionali dei singoli Stati membri. Il percorso per assicurare il raggiungimento della piena ripresa e resilienza dell’UE è stato tracciato e richiede ulteriori sforzi e convergenza politica a livello sovranazionale, al fine di contrastare quei fattori frenanti endogeni ed esogeni che ne determinano un notevole rallentamento.