Next Generation EU, adottato il Dispositivo per la ripresa e la resilienza

Il 9 e l’11 febbraio scorsi, l’Europarlamento e il Consiglio dell’UE hanno rispettivamente approvato e adottato il Dispositivo per la ripresa e la resilienza.


L’11 febbraio scorso, il Consiglio dell’Unione Europea (UE) ha adottato il Dispositivo per la ripresa e la resilienza (Recovery and Resilience Facility o RRF), previa approvazione dell’Europarlamento avvenuta – due giorni prima – con 582 voti favorevoli, 40 contrari e 69 astensioni. Tale strumento – la cui base giuridica è costituita da un apposito Regolamento – rappresenta l’elemento chiave e la parte più cospicua del Next Generation EU (NGEU o Recovery Fund), il piano predisposto dalla Istituzioni europee, a seguito di un lungo e difficile negoziato, per fronteggiare gli effetti socio-economici del fenomeno epidemiologico del Coronavirus (SARS-CoV-2 o COVID-19).

Con un ammontare di 672,5 miliardi di euro (rispetto ai 750 del NGEU), l’RRF fornirà agli Stati membri dell’UE un supporto a titolo di contributi a fondo perduto e di prestiti a prezzi del 2018, allo scopo di incrementare gli investimenti pubblici e l’efficacia dei piani di riforma nazionali. 

Si tratta di una tappa significativa nell’ambito del processo di integrazione europea, come dichiarato dal Commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni: «Sull’onda del terribile shock della pandemia, l’Europa ha compiuto un passo storico, impensabile anche soltanto un anno fa: la creazione di uno strumento comune, finanziato da debito comune, verso un obiettivo comune».

A tal proposito, le norme contenute nel Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il Dispositivo per la ripresa e la resilienza si occupano di definire non solo le modalità di finanziamento e le regole del relativo accesso, ma anche gli obiettivi posti alla base di tale strumento. Con specifico riguardo a questi ultimi, l’RRF mira a «promuovere la coesione economica, sociale e territoriale dell’Unione migliorando la resilienza, la preparazione alle crisi, la capacità di aggiustamento e il potenziale di crescita degli Stati membri». Tale obiettivo generale è strettamente connesso ai settori chiave che costituiscono l’ambito di applicazione del Recovery and Resilience Facility, nonché rientranti tra le priorità previste dall’Agenda strategica dell’UE per il periodo 2019-2024.

Nello specifico, particolare attenzione viene riservata alla transizione verde, alla trasformazione digitale, alla coesione sociale e territoriale, alle politiche per la prossima generazione. Viene considerata, inoltre, anche la crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, unita alla necessità di potenziare la materia della salute e la resilienza economica, sociale e istituzionale degli Stati membri e, in generale, dell’UE. In tale prospettiva, l’RRF si propone di attenuare gli effetti prodotti dalla pandemia sull’occupazione – specie quella femminile – e di realizzare una piena autonomia strategica dell’Unione Europea, attraverso la convergenza delle economie e dei sistemi di welfare nazionali.

Al fine di garantire il perseguimento e successivo conseguimento dell’obiettivo generale previsto dal Regolamento, il Dispositivo per la ripresa e la resilienza dovrà fornire ai Paesi UE quell’assistenza finanziaria necessaria per «raggiungere i traguardi [e gli scopi] delle riforme e degli investimenti stabiliti nei loro piani». Per tale ragione, l’RRF prevede la concessione di 312,5 miliardi di euro a titolo di sovvenzioni non rimborsabili (contributi a fondo perduto), cui se ne aggiungono altri 360 disponibili sotto forma di prestiti. I primi seguiranno i prezzi (o tariffe) del 2018 e la relativa somma sarà passibile di aggiornamento sulla base della variazione dei tassi di inflazione che verrà registrata.

Per quanto concerne i criteri che guideranno la distribuzione delle risorse, vi sarà una prima fase nella quale verranno presi in considerazione tanto la popolazione, che i tassi di disoccupazione 2015-2019 e il PIL pro capite; solo in seguito, l’attenzione verrà posta sull’andamento delle economie nazionali nel 2020 e nel 2021, con la Commissione europea che dovrà garantire gli impegni per le somme da destinare agli Stati membri entro il 2023, con il relativo stanziamento previsto non oltre il 2026.

Dispositivo per la ripresa e la resilienza

Per poter beneficiare delle risorse dell’RRF, i Paesi UE dovranno fare apposita richiesta e preparare i Piani Nazionali per la Ripresa e la Resilienza (PNRR), con termine ultimo per la presentazione fissato al 30 aprile 2021. I PNRR – che verranno integrati nel ciclo di coordinamento delle politiche economiche del semestre europeo – dovranno contenere un novero di riforme e di investimenti pubblici volti a destinare almeno il 37% delle somme ricevute alla transizione verde e un altro 20% alla trasformazione digitale.

In tale contesto, un ruolo fondamentale sarà svolto dallo Strumento di Sostegno Tecnico (Technical Support Instrument o TSI). Adottato dal Parlamento europeo il 19 gennaio scorso, il TSI è stato predisposto con lo specifico obiettivo di fornire un supporto ai Governi nazionali nella preparazione, nella modifica, nell’attuazione e nella revisione dei PNRR. Il relativo Regolamento – approvato dagli europarlamentari con 540 voti favorevoli, 75 contrari e 77 astensioni – individua un novero di azioni chiave da implementare, come «la creazione di politiche per aiutare le persone a riqualificarsi per il mercato del lavoro e la costruzione di sistemi assistenziali resilienti e capaci di fornire una risposta coordinata». 

In aggiunta, il Technical Support Instrument disporrà di una dotazione di 864 milioni di euro nel periodo 2021-2027 (a prezzi attuali), fornendo assistenza in materia di riforme agli Stati membri che ne faranno richiesta alla Commissione europea entro il 31 ottobre 2021. Sebbene si tratti di uno strumento che contribuirà ad una migliore predisposizione dei piani nazionali, si attende ancora l’approvazione formale dello specifico Regolamento da parte del Consiglio dell’UE; un passaggio, questo, necessario al fine di poter provvedere alla relativa pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea e, di conseguenza, all’entrata in vigore delle norme ivi contenute.

Ritornando ai PNRR, questi verranno valutati dalla Commissione europea entro un periodo non superiore ai due mesi, scaduto il quale la stessa formulerà una proposta da presentare al Consiglio dell’UE sull’ammontare dei contributi a fondo perduto e dei prestiti da destinare a ciascuno Stato membro, tenuti in debita considerazione anche gli obiettivi intermedi e finali che il Paese UE beneficiario dovrà raggiungere. 

Ricevuta la proposta, il Consiglio avrà quattro settimane per adottare la sua decisione in merito all’approvazione definitiva di ciascun piano. A tal proposito, è opportuno precisare che viene fatta salva la possibilità, per gli Stati membri, di ottenere un prefinanziamento pari al 13% della somma prevista nei rispettivi PNRR, sebbene il resto dei fondi verrebbe successivamente versato in seguito al conseguimento degli obiettivi e dei traguardi concordati.

Come risulta dall’analisi effettuata, un ruolo fondamentale nell’attuazione del Recovery and Resilience Facility – e, più in generale, del Next Generation EU – dovrà essere giocato dagli Stati membri, attraverso la definizione dei rispettivi PNRR. Si tratta di un passo la cui necessità è stata sottolineata anche all’interno delle Previsione economiche d’inverno 2021 presentate dalla Commissione europea l’11 febbraio scorso. 

Secondo i dati riportati nel documento, infatti, sebbene le economie dell’Eurozona e dell’UE cresceranno rispettivamente del 3,8% e del 3,7% nel 2021, così come del 3,8% e del 3,9% nel 2022, l’ultimo trimestre del 2020 ha segnato una forte contrazione determinata dalle nuove misure di contenimento adottate a seguito della seconda ondata della pandemia, le quali – si prevede – provocheranno un calo delle economie considerate nei primi tre mesi del 2021.

In tale prospettiva, è auspicabile un atteggiamento responsabile e un’azione repentina da parte degli Stati membri nella pronta predisposizione dei PNRR, nonché nella ratifica della Decisione sulle risorse proprie dell’UE, ossia dell’atto che autorizza la Commissione europea a contrarre prestiti sui mercati dei capitali per far fronte alle conseguenze socio-economiche della crisi pandemica. 

L’auspicio finale, in prospettiva, è che i Paesi UE, memori delle esperienze passate e della necessità di accrescere la resilienza dell’Unione, abbandonino la logica degli strumenti temporanei e predispongano meccanismi permanenti utili per incrementare la convergenza politica ed economica dell’UE e il suo ruolo attivo nel panorama geopolitico globale.


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