McDonald’s e Caracalla: questo matrimonio non s’ha da fare

McDonald’s ha sedi in ogni angolo del mondo ma non è riuscita ad aprire il suo McDrive alle Terme di Caracalla, il sito Romano antico di 1800 anni a poca distanza dalle Mura Aureliane.


Nel 2019 il Consiglio di Stato ha bandito McDonald’s dalle Terme di Caracalla; il gigante capitalista ha contestato la dichiarazione dello Stato italiano che controlla il terreno su cui si trova il sito archeologico.

Orrore, puro orrore. Il gigante del cibo che si mummifica col tempo (giá, non si decompone), maestro dell’inquinamento mondiale ha pensato, dopo il rifiuto, di fare ricorso asserendo che il Consiglio di Stato e il Ministero dei Beni Culturali non avessero il potere di ordinare la sospensione di lavori atti ad alterare il sito – cosa vera solo in parte. Ma il Consiglio di Stato italiano ha comunque ufficialmente annullato il piano di McDonald’s, che avrebbe comportato l’apertura di un ristorante di 800 metri quadrati dal costo di 1,3 milioni di euro (1,47 milioni di dollari). 

Nella sua sentenza del 28 Dicembre 2021, il Consiglio di Stato ha dichiarato che ha ampiamente il potere di dettare legge, perché le Terme sono un sito UNESCO dal 1980; questo implica un’autorizzazione speciale per costruire su un terreno che ospita un monumento patrimonio dell’umanità. Il Consiglio di Stato ha respinto quindi il ricorso a causa della “preminenza delle esigenze di protezione del patrimonio culturale”. 

«Come sempre, e in questo caso, McDonald’s ha rispettato tutte le leggi e i regolamenti nazionali, regionali e locali» – ha affermato un rappresentante di McDonald’s in un comunicato – «McDonald’s ha 54 ristoranti a Roma e 2.500 dipendenti, a riprova del rapporto positivo e a lungo termine tra la nostra azienda e la Città. Ecco perché continueremo a investire su quest’area».

Situate nel cuore di Roma, le Terme sono popolari tra i turisti amanti della Città Eterna, con migliaia di visite giornaliere. Visite che McDonald’s puntava a trasformare in clientela – e quindi soldoni sonanti. In effetti, cosa c’è di meglio di un hamburger e una coca cola per apprezzare un sito storico? 

caracalla mcdonald roma

Rimane il fatto che “non tutto è in vendita” e l’arroganza delle big industries ha dovuto fermarsi davanti l’Urbe. Speriamo che questo valga da segnale e che l’UNESCO dia sempre più potere ai territori ad imperitura protezione del patrimonio culturale, visto che, come riporta Artribune, l’area circostante a Caracalla non risultava interessata da alcun dispositivo di tutela. Si legge inoltre che  «dal 2015 al 2019 tutto tace, dall’8 maggio 2019, data in cui è stato dichiarato pubblicamente il formale avvio dei lavori legati al progetto, al 31 luglio 2019, l’intero apparato burocratico-legale del nostro Paese ha potuto bloccare e annullare dei permessi rilasciati in precedenza. Solo per un articolo di giornale». 

L’imperialismo economico e culturale che l’America esercita dalla fine della Seconda guerra mondiale nel Bel Paese avviluppa anche la sfera del cibo – tipicamente espressione culturale dei popoli del mondo – e importa aberrazioni culinarie basate sulla minima spesa e massima resa, inquinando non solo il pianeta Terra, ma anche tantissime grandi e piccole tradizioni e abitudini specifiche (non solo italiane) che soccombono davanti il gigante Golia. 

Per rispondere a tutti quegli utenti dei social che hanno commentato asserendo che «in Italia non si può fare impresa, troppe leggi, iter troppo lunghi» rispondo: pensate davvero che al piccolo imprenditore e al colosso McDonald’s venga riservato lo stesso trattamento? Commerciare senza comprendere le insidie del modello capitalista non è una mossa furba. Continuate a vivere il mito del sogno americano in cui chiunque può realizzarsi. Poi, per favore, andate anche in America a vivere e vedrete come questa sia soltanto una menzogna a fini di propaganda e accumulazione di capitale.