Feste e quarantena, Palermo in un caos “contagioso”

Code lunghe chilometri ai drive-in per i tamponi, farmacie prese d’assalto, lo slalom tra la gente per arrivare indenni alle feste, le quarantene estremamente solitarie. Un racconto di ordinaria amministrazione.


Le numerose notizie che da Palermo raccontavano attese interminabili per eseguire un tampone rapido prima delle ultime feste del 2021 presso il cosiddetto “drive-in” alla Fiera del Mediterraneo sembravano provenire da un mondo lontano, lasciato indietro nel tempo, in un passato inquietante: le code ai supermercati, le file per i primi vaccini tanto desiderati per un anno, il caos in cerca di sicurezze e di risposte. 

Quegli stessi momenti si sono respirati ancora, una volta arrivati al periodo delle feste natalizie e di fine anno, una tappa anche quest’anno segnata da una “non-normalità” ma da condizioni ben diverse dal 2020, l’anno funesto.

Il caos all’improvviso

I vaccini hanno consentito di ridurre i rischi di ospedalizzazione e di insorgenza di gravi infezioni per la popolazione – sembra ovvio ma per alcuni, ancora oggi, non lo è affatto – ma, come è ben noto da anni ormai, non rende impenetrabili dal virus, un virus che, come è stato spiegato più volte, non può girarsi e ignorare una persona, in qualunque caso, sia essa vaccinata o no. 

Questa condizione di incertezza sui pericoli derivanti da una trasmissione involontaria tra i numerosi vaccinati e i parenti che, anziani o con patologie, restano comunque a rischio, ha provocato una corsa al tampone per rassicurare nonne e nonni, zie e zii che si volevano riunire sotto lo stesso tetto con il resto della famiglia. Lo stesso vale per tutti coloro che dovevano affrontare un viaggio (carico di ostacoli) durante le ferie.

Circa tre giorni prima di Natale è esplosa la psicosi: farsi il tampone o restare chiusi a casa per le feste. La variante Omicron viaggia troppo veloce e i numeri dei contagi raddoppiano di giorno in giorno; bisogna tutelarsi, e al più presto. A un certo punto l’arrivo delle ferie sembrava quasi uno slalom disperato tra i soggetti positivi, che sbucavano come funghi, per arrivare alla tavola imbandita tra pasta al forno e taglieri carichi di salumi. 

Una quarantena (mal gestita) come tante

Chi scrive non ha nemmeno vissuto il panico da “tampone salva festività” perché è risultato positivo a un tampone rapido eseguito in farmacia ben prima delle vacanze e per tutto il tempo di queste è rimasto bloccato a casa in quarantena – ben prima della “beffa” governativa del 31 dicembre e del cambio delle regole su questa

La quarantena, di per sé, non è un dramma e neanche un sacrificio, soprattutto per quelle persone un po’ riservate (da due anni a questa parte): è la solitudine, dal punto di vista istituzionale, in cui vengono lasciati coloro che sono in quarantena l’aspetto più frustrante e snervante. L’emergenza palermitana sulle quarantene è stata prima di tutto una carenza estrema di personale e di disponibilità all’ascolto da parte degli enti preposti per la gestione della quarantena, degli isolamenti e degli altri cittadini che affrontano in un modo o nell’altro il nuovo coronavirus. 

Molti i numeri di telefono presenti sui siti istituzionali comunali e regionali (lo saprete sicuramente se avete avuto esperienza, ASP, ASL, USCA) che risultano staccati, indisponibili, con la segreteria piena, in certi casi squillano a vuoto per minuti prima di interrompere la telefonata, in altri casi avviano interessanti musiche di attesa per oltre mezz’ora, prima di consigliare di contattare proprio i numeri degli enti (quelli indisponibili!). Inutile citare il mezzo di comunicazione della posta elettronica. L’emergenza, ben prima delle feste, era palese; l’impreparazione davanti al caos imminente era verificabile già da metà dicembre, un periodo preoccupante, certo, ma non ancora “psicotico”.

Cosa succede molte volte

I sintomi, dal raffreddore alla febbre fino al mal di testa, o il sospetto di un contatto avvenuto recentemente con un soggetto positivo portano alla necessità di accertarsi con un tampone rapido – affidabilità del quale, specie con la Omicron, si è abbassata – se la propria situazione è pericolosa per gli altri oppure no.

Alla certezza della positività al Covid parte la quarantena. In particolare, la segnalazione al medico di base dà il via alla catena del tracciamento e dell’assistenza… in un mondo perfetto. Dopo la comunicazione tempestiva del medico di base dell’avvenuto tampone con esito positivo, la prima mail dell’ASP che avvisa il diretto interessato e i contatti stretti arriva dopo diversi giorni. Dunque, per chiarire, la mail (o la notifica su App Immuni) dell’avvenuto contatto con il positivo arriva dopo giorni, se non settimane dal primo riscontro di positività. 

«Il tracciamento è saltato» si dice in questi casi, ma è un’espressione che abbiamo sentito troppe volte in questi anni, ed è probabilmente per questo che si spinge così tanto sulla responsabilità dei cittadini e sulla vaccinazione: lo Stato non riesce a fare di più sul territorio. Ma evitiamo di dilungarci sui fondi alla Sanità pubblica che, pensate un po’, sono aumentati a dismisura con lo stato di emergenza (la dittatura secondo alcuni giuristi da bar) per garantire posti aggiuntivi di terapia intensiva, attualmente occupata per il 75% da non vaccinati.

Quando finisce?

Verificato il fallimento del tracciamento, non resta che attendere la fine della quarantena per il tampone negativo: è il caso di dirlo, alla fine della quarantena, “il tampone negativo rende liberi”. Sì, ma quello molecolare, quando non è disponibile, viene sostituito da quello rapido, decisamente meno efficace sulle cariche virali basse o molto basse. 

Ed è quello che è successo durante le festività per le carenze del periodo: i drive-in per i tamponi hanno convocato le persone che avevano concluso la quarantena per effettuare un tampone rapido – invece che effettuarlo al domicilio – sperando che non ci fossero cariche virali tanto basse da non essere rilevate, sulla fiducia. 

palermo drive-in tamponi

Ma non sempre la fine dell’isolamento coincide con il contatto di un ufficio (con numero privato peraltro) che indirizza il cittadino: nel caso di chi scrive, la quarantena è durata in tutto 14 giorni, alcuni in più del dovuto, in attesa di avere una minima idea di come concludere la quarantena, questa clausura in 60 metri quadrati che andava avanti da settimane. La farmacia ti caccia via a pedate, il medico ti chiede di attendere “la chiamata”, la vita lì fuori si indossa da criminali (ed è giusto così, sono regole di sanità pubblica, non un capriccio).

Ma quando finisce? È la domanda più sentita, probabilmente, nelle case palermitane (e non solo) durante queste ultime settimane. La risposta arriva certamente dalla convocazione per effettuare il tampone; arriva quando devi aspettare una mail con il risultato – augurandoti non debbano passare giorni anche stavolta – e di solito, dopo tanto tempo in isolamento, è negativo (ma positivo per la vita sociale). 

Finirà davvero quando questo virus sarà gestibile come un raffreddore, quando non circolerà tra soggetti non vaccinati, quando gran parte del pianeta avrà una protezione e quindi un ostacolo alla nascita di varianti più letali o più contagiose del coronavirus. In definitiva, finirà quando crederemo nella Scienza.