Georgia, violenze durante il Pride a Tbilisi

La “Marcia della Dignità” a Tbilisi è stata cancellata in seguito agli scontri. L’opposizione indice una “marcia silenziosa”.


Giornata di scontri ieri a Tbilisi. La capitale europea della Georgia avrebbe dovuto ospitare per il secondo anno la manifestazione a favore dei diritti LGBT+, ma la contro-manifestazione sfociata in violenze ne ha resa necessaria la cancellazione. Diversi gli attacchi perpetrati dall’orda nera conservatrice, incluso il raid all’ufficio del Pride, l’accoltellamento di un turista e il pestaggio di giornalisti – se ne contano, ad oggi, più di 50 – venuti a seguire la contromanifestazione. I primi arresti in seguito ai fatti di ieri sono già stati effettuati.

In mattinata, alcuni uomini, incitati dalla folla, hanno scalato la facciata di una palazzina e dai balconi hanno divelto e scaraventato al suolo le note effigi arcobaleno.

Il Primo Ministro Irakli Garibashvili aveva definito “irresponsabile” la scelta di condurre la “Marcia della Dignità” nonostante l’annunciata violenza, alla quale le forze dell’ordine non sarebbero state in grado di porre un argine decisivo. Nonostante la cancellazione della Marcia del Pride, ieri sera gli attivisti LGBT+ – raggiunti da migliaia di cittadini – si sono riuniti davanti al Parlamento georgiano in una “marcia silenziosa” (un nutrito sit-in) indetta fra gli altri dal partito libertario Girchi, in solidarietà alle istanze della manifestazione cancellata. 

Subito dopo lo scioglimento del cordone protettivo della polizia, posto a guardia dei manifestanti fino alla dispersione del sit-in, i contro-manifestanti hanno raggiunto a loro volta il Parlamento, di fronte al quale hanno bruciato una bandiera dell’Unione Europea.

Il popolo anti-pride si è raccolto numeroso inseguito all’appello della Chiesa georgiana. Alle istanze religiose e conservatrici si sono affiancate istanze politiche, nazionaliste e anti-europeiste, in un pout pourri ormai ampiamente noto. Le violenze, dalle quali la Chiesa si è discostata, sono state di fatto il mezzo politico tramite il quale impedire lo svolgimento di una manifestazione che, secondo quanto sostenuto dal Metropolita Shio, insulta i sentimenti religiosi dei georgiani, a difesa dei quali la Chiesa invita ad interventi in sede legislativa (sì, un DDL Zan au contraire!).

Dall’altro lato, il popolo del Pride raccoglie la Georgia più progressista intorno a istanze libertarie trasversali, che includono i diritti civili ma anche l’avvicinamento all’Unione Europea, in termini sia valoriali che geopolitici, in vista dell’anelata candidatura del 2024. 

Due anni fa il primo tentato Pride, che in seguito alla contro-manifestazione dei conservatori, si era svolto in maniera ridotta e semi-privata.

La forte polarizzazione della società georgiana rispetto ai temi che maggiormente afferiscono al complesso tradizionale e valoriale si è resa vieppiù aggressiva negli ultimi anni, sfociando in  episodi di violenza ormai piuttosto frequenti e che lasciano attonite le autorità, accusate di non essere efficaci nell’assicurare il diritto alla libera manifestazione. 

Particolarmente note al livello internazionale sono state le proteste in occasione della proiezione del film “And then we danced”, che racconta la storia di un ballerino georgiano omosessuale. Nonostante l’impressionante dispiegamento di forze antisommossa a protezione dell’ingresso del cinema Amirani, gli spettatori sono stati raggiunti dagli aggressori raccolti in un nutrito manipolo, infuriato dal contenuto della pellicola. 

Foto di Claudia Palazzo

A chiudere la giornata di ieri, ironia della sorte, il cielo di Tbilisi attraversato da non uno, ma ben due arcobaleni.

(Foto in copertina di Irakli Gedenidze (Reuters)


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