Veleno: dopo il podcast e il libro, arriva la docuserie

Veleno è la docuserie di Hugo Berkeley che approfondisce la vicenda dei cosiddetti “diavoli della bassa modenese”, una delle pagine più nere della giustizia italiana.


Dal 25 maggio è disponibile su Amazon Prime video la docuserie in cinque episodi Veleno. Dopo il podcast, uscito nel 2017 a cura di Pablo Trincia, e il libro due anni dopo (Veleno – una storia vera), la serie diretta da Hugo Berkeley offre altri spunti di riflessione e racconta gli ultimi aggiornamenti di questa triste vicenda con la potenza che solo le immagini, i filmati originali, i volti dei protagonisti riescono a suggerire.

“I diavoli della Bassa Modenese”

La vicenda risale al 1997. Nella Bassa Modenese (precisamente nei tre paesini di Mirandola, Finale Emilia e Massa Finalese) prende avvio lo scandalo di una rete di pedofili, intrecciata con messe sataniche e rituali, che porta all’allontanamento di sedici bambini dalle loro famiglie d’origine. Genitori e familiari sono accusati di abominevoli crimini, abusi, maltrattamenti, in danno dei minori.

L’intero impianto accusatorio si basa sulle relazioni di assistenti sociali e psicologi: partendo dall’assunto assoluto che “i bambini non mentono mai”, la storia assume tratti via via sempre più inquietanti. La comunità è sconvolta, e nello sbigottimento più assoluto (viene coinvolto anche il parroco, don Giorgio, accusato di essere colui che guidava e organizzava le messe sataniche) il dubbio si insinua nelle menti, e distrugge intere famiglie per sempre.

I punti di contatto con la vicenda di Bibbiano sono palesi e inquietanti, accentuati anche dal fatto che diversi nomi di professionisti sono ricorrenti sia nella vicenda del 1997 che in quella più recente del 2019.

Al di là delle assoluzioni e delle condanne scontate, la serie si sofferma sugli sviluppi più recenti della storia, arrivando fino a settembre 2020, mese in cui la Corte d’Appello di Ancona ha dichiarato inammissibile la richiesta di revisione presentata da Federico Scotta, uno dei padri accusati degli abusi e che ha sempre difeso strenuamente la sua innocenza, perché le nuove prove presentate dalla difesa non sono state ritenute sufficienti ad alterare il quadro probatorio che portò alla sua condanna.

Il “lato B” della storia

Se il podcast era stato accusato di essere “manchevole”, soffermandosi solo ed esclusivamente su un aspetto della storia, ovvero quello delle famiglie a cui erano stati tolti i bambini, puntando sulla loro innocenza e dando addosso a psicologi e assistenti sociali (sebbene più volte il giornalista Pablo Trincia avesse tentato di contattarli per far loro delle domande), sottolineando la loro “inclinazione colpevolista”, la serie ha dato voce a entrambe le facce della medaglia.

Viene, infatti, intervistata Valeria Donati, assistente sociale che ha avuto il primo contatto con i bambini allontanati e che è stata accusata di aver suggestionato i racconti dei bambini stessi, creando il c. d. “falso ricordo collettivo”, cioè quello costruito ad hoc nella mente dei bambini; viene intervistato Claudio Foti, psicoterapeuta piemontese che gestisce il centro studi Hansel e Gretel che nel 1997 aveva validato il lavoro dei servizi sociali di Mirandola e che torna alla ribalta nella vicenda degli affidi di Bibbiano; ma soprattutto vengono sentiti i bambini, ormai adulti poco più che trentenni, che si sono ritrovati a essere, loro malgrado, i reali protagonisti di tutto questo.

E mentre alcuni di loro stanno tentando a poco a poco di ricostruire una vita con i genitori biologici, riconoscendo effettivamente la montatura sugli abusi, i cimiteri, le messe sataniche, la pedofilia, altri sono fermamente convinti della colpevolezza delle loro famiglie naturali. Questi ultimi hanno perfino creato un comitato con una pagina Facebook, il c. d. Comitato Voci Vere, che sostiene con forza la correttezza del lavoro di assistenti, psicologi, pubblici ministeri, riconoscendo quindi la veridicità degli abusi.

I pregi di Veleno

Veleno non vuole essere una serie “negazionista”: l’intento, come più volte ribadito dallo stesso Pablo Trincia, non è mai stato quello di sminuire il tema delle violenze e degli abusi sui minori, meno che mai quello di negare l’esistenza del problema, né tantomeno quello di svilire il lavoro di psicologi e assistenti sociali.

Lo scopo era ben altro: sottolineare le anomalie e le contraddizioni di una vicenda giudiziaria, e far sì che, nel futuro, possa essere quantomeno considerato dagli inquirenti un altro punto di vista, oltre quello che si basa sulle dichiarazioni dei bambini o sulle relazioni degli assistenti sociali (non a caso, la vicenda di Bibbiano ha avuto altri sviluppi, proprio grazie alla luce di questo precedente).

La serie Veleno è profonda, potente, perché ci mostra la realtà, anzi, le realtà, di una vicenda che ancora oggi, dopo più di vent’anni lascia sgomenti: è come se nessuno fosse al sicuro, se è possibile che da un giorno all’altro un figlio venga strappato ai propri genitori, in molti casi per sempre.

Ma è nel grigiore di queste vite ormai spente e distrutte che si dà spazio anche a figure positive, come quella di Oddina Paltrinieri, semplice vicina di casa della famiglia di Dario, il “bambino zero” da cui è partita l’indagine, che per tutta la sua vita ha meticolosamente cercato la verità dalla sua sedia a rotelle e il cui lavoro è stato prezioso e fondamentale. Ancora oggi dopo più di vent’anni, il grido che continua a stagliarsi è uno solo: verità e giustizia. Qualunque esse siano.


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Silvia Scalisi

Segretario di Eco Internazionale. Laureata in Giurisprudenza, alla passione per il diritto associo quella per la letteratura, il cinema e la musica.