Il “New Negro” di Alain Locke, ispiratore dell’Harlem Renaissance
Padre dell’Harlem Renaissance e autore di “The New Negro”, Alain Locke è una delle figure più importanti della cultura afroamericana del XX secolo.
Gli anni ‘20, ‘30 e’40 del XX secolo furono decenni in cui gli afroamericani vissero un rinascimento culturale senza precedenti in tutti gli Stati Uniti. Tra i numerosi esponenti di questo rinascimento, uno dei più importanti fu sicuramente Alain LeRoy Locke, autore dell’antologia “The New Negro”.
Alain Locke rimane oggi una figura prominente di quel nuovo vigore nelle università per temi e studi legati ai neri, con un’influenza sullo sviluppo ed evoluzione di espressioni artistiche e movimenti quali l’Harlem Renaissance.
Chi era il “nuovo nero” di Alain Locke? Ripercorriamo quegli anni attraverso la sua opera più importante, e sul profondo impatto che avuto sulla cultura afroamericana e su quelle della diaspora africana, al di fuori degli Stati Uniti.
La vita e gli studi di Alain Locke
Nato il 13 settembre 1885 a Philadelphia, Pennsylvania, Alain Locke fu professore, scrittore, e filosofo, ed è principalmente ricordato per essere stato l’ispiratore principale del movimento dell’Harlem Renaissance.
Fu il primo studente nero a ricevere la borsa di studio “Rhodes” dopo aver studiato a Oxford tra il 1907 e il 1910 e Berlino nell’anno successivo, nonché il primo nero a laurearsi in filosofia ad Harvard nel 1918, dove insegnerà fino al 1953.
Oltre al lavoro all’università di Harvard, è alla Howard University (università nera di Washington D.C.) che fonderà uno dei primi dipartimenti di filosofia in un’università nera, e dove agli inizi degli anni ‘20 terrà le prime lezioni sulle teorie delle relazioni razziali.
L’opera “The New Negro” e il suo impatto
Attraverso le sue opere, Locke stimolò la consapevolezza e l’apprezzamento della cultura nera da parte dell’intera comunità americana.
Incoraggiò pittori, scultori e i musicisti neri a cercare le “tracce” africane nelle loro arti per identificarsi come parte di un’eredità che si legava indissolubilmente alla loro storia e a quella degli Stati Uniti.
Nel 1925, Alain Locke pubblicò The New Negro: An Interpreation, un’opera che determinò un prima e un dopo nella letteratura afroamericana e più in generale in tutta la cultura nera negli Stati Uniti.
L’opera è un’antologia di scritti di narrativa, poesia, saggi sugli africani o afroamericani, che Alain Locke ha editato e raccolto in una pubblicazione che riscosse un enorme successo. Tra gli autori presenti, W. E. B. Du Bois, gli storici E. Franklin Frazier, Elise Johnson McDougald e l’attivista Walter Francis White.
Un “vecchio” e un “nuovo nero”; l’opera rimetteva al centro del dibattito sulla questione razziale cosa significasse essere nero o no negli Stati Uniti, se fosse un problema, un fardello, oppure una risorsa.
Chi era il “nuovo nero” di Alain Locke
Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, furono molti i soldati afroamericani che tornando negli Stati Uniti si sentirono più determinati di prima a lottare per la loro emancipazione e libertà. Ciò si aggiunse a un altro fattore, quello della migrazione di massa dalle campagne alle città. Maestranze, artisti, attivisti si ritrovarono spesso a vivere negli stessi quartieri delle grandi città in evoluzione.
Secondo l’autore, il “vecchio nero” era una «creatura soggetta a un dibattito morale e a controversie storiche». Un’intera classe ristretta in condizioni disumane come la schiavitù, e più in generale in una prospettiva sociale che li vedeva come un qualcosa da usare, a cui ordinare cosa fare o meno, e di cui preoccuparsi. Qui di seguito un estratto del testo di Alain Locke: «Il vecchio nero […] è stata una figura di riserva perpetuata come una finzione storica in parte nel sentimentalismo innocente, in parte nel reazionarismo deliberato. Lo stesso nero ha contribuito a ciò attraverso una sorta di mimetismo sociale protettivo forzato su di lui dalle circostanze avverse della dipendenza».
A cavallo dei primi decenni del XX secolo, secondo Alain Locke, emerse una nuova concezione del nero. «Nell’ultimo decennio è successo qualcosa che va oltre l’osservazione e le statistiche nella vita del negro americano […] La mente del nero sembra essere improvvisamente scivolata da sotto la tirannia dell’intimidazione sociale e si sta scrollando di dosso la psicologia dell’imitazione e dell’inferiorità implicita. Liberandosi della vecchia crisalide del problema dei negri stiamo ottenendo qualcosa come un’emancipazione spirituale».
Le differenze con W. E. B. Du Bois
Alain Locke aveva una prospettiva diversa sull’ “estetica nera” rispetto ad alcuni dei maggiori intellettuali neri del suo tempo, in particolare W. E. B. Du Bois, con cui aveva un disaccordo sul ruolo e la funzione delle arti degli afroamericani.
Du Bois credeva che fosse funzione e responsabilità dell’artista nero fornire una rappresentazione dell’esperienza nera che potesse aiutare nella ricerca dell’elevazione sociale.
Locke denunciò questo come “propaganda”, sostenendo che il compito e lo scopo primario dell’artista è quello di esprimere la propria originalità e, così facendo, di impartire qualcosa di universalmente attraente per gli esseri umani.
Il supporto alla comunità LGBT e la morte
Locke si identificò come omosessuale tra i suoi amici e compagni di classe, ma non lo riconobbe mai pubblicamente. Come afferma Jeffrey C. Stewart, autore di The New Negro: The Life of Alain Locke, Alain Locke si sentiva perseguitato dall’omofobia puritana, e ciò lo rese estremamente cauto e riservato; viveva una sorta di “doppiezza” in cui era e non era.
Si racconta anche che abbia anche promosso e sostenuto artisti e autori afroamericani LGBTQ+ durante l’Harlem Renaissance.
Locke si ritirò dalla Howard University nel 1953 e si trasferì a New York City. Dopo essere stato in cattiva salute per qualche tempo, morì per complicazioni di una malattia cardiaca il 9 giugno 1954, all’età di 69 anni.