Giappone, il difficile equilibrio tra emergenza sanitaria e ripresa economica
L’economia del Paese del Sol Levante, dopo la ripresa nel secondo semestre 2020, è tornata a contrarsi nel corso del primo trimestre 2021.
L’economia giapponese, la terza a livello mondiale preceduta solo da USA e Cina, nel corso del 2020 ha subito una contrazione di 4,8 punti percentuali in termini reali rispetto all’anno precedente. Questo è quanto emerge dai dati forniti dal governo giapponese lo scorso 15 febbraio, che riflettono gli effetti della crisi economica determinata dalla diffusione della pandemia Covid-19 a livello globale.
Limitandoci al periodo che va dal 1955 – anno a partire dal quale il Giappone ha iniziato a raccogliere tali dati – ad oggi possiamo notare come tale contrazione sia seconda solo a quella del 2009 (-5,7 per cento) determinata dalla crisi finanziaria globale.
I consumi privati hanno registrato una diminuzione di 5,9 punti percentuali rispetto al 2019, a causa delle restrizioni imposte dalle autorità nazionali per contrastare la situazione pandemica. Tali consumi sono la componente più importante del PIL giapponese, in quanto rappresentano più del 50 per cento dello stesso. Altre importanti flessioni registrate nel 2020 rispetto all’anno precedente hanno riguardato il settore degli investimenti privati residenziali (-7,1 per cento) e delle esportazioni (-12,3 per cento), a causa di fattori quali i lockdown imposti in molte città a livello globale, determinando un crollo della domanda.
La contestuale diminuzione delle importazioni (-6,8 per cento) ha evitato un eccessivo inasprimento del deficit della bilancia commerciale. Il 2020 si è distinto inoltre per un aumento degli investimenti pubblici (+3,5 per cento) e della spesa pubblica (+2,7 per cento) da parte del governo giapponese.
I dati appena rappresentati rispecchiano, su base annuale, la grave situazione affrontata dal Paese nel corso del 2020; tuttavia, analizzando gli stessi dati con una granularità maggiore, possiamo notare come gli ultimi due trimestri dello stesso anno sottolineano la grande resilienza dell’economia nipponica.
Nello specifico, la contrazione dell’economia giapponese ha avuto avvio in un momento precedente all’avvento della pandemia, ossia nel quarto trimestre 2019 (-1,8 per cento) – a seguito della compressione dei consumi determinata dall’aumento dell’Iva – ed è proseguita sia nel primo trimestre 2020 (-0,6 per cento) – determinando così l’entrata del Paese in una fase di recessione tecnica – sia nel secondo trimestre 2020 – a seguito della proclamazione del primo stato di emergenza avviato nell’aprile del 2020 dall’allora capo del governo Shinzo Abe e terminato poco meno di 2 mesi dopo.
Solo nel terzo trimestre 2020 l’economia del Giappone, dopo tre trimestri consecutivi di contrazione, è riuscita a uscire dalla fase recessiva segnando un +5 per cento del PIL rispetto al trimestre precedente, andando anche ben oltre le previsioni degli analisti.
Il rimbalzo a V dell’economia giapponese nel corso di tale trimestre lo si deve principalmente all’aumento dei consumi delle famiglie (+4,7 per cento) e alla ripresa delle esportazioni. Il terzo trimestre 2020 ha goduto anche della controversa campagna “Go To Travel” voluta dal governo per riattivare il comparto del turismo interno, poi interrotta con l’arrivo di una nuova ondata di contagi e di un secondo stato d’emergenza, limitato a Tokyo e ad altre prefetture, indetto a partire da gennaio 2021.
Nel corso del quarto trimestre 2020, il PIL giapponese ha avuto un’ulteriore crescita di tre punti percentuali rispetto al trimestre precedente e, a livello annualizzato, del 12,7 per cento. A guidare l’andamento positivo dell’ultimo trimestre del 2020 sono ancora una volta la crescita dei consumi privati (+2,2 per cento) e delle esportazioni (+11,1 per cento).
Secondo Hideo Kumano – Chief Economist dell’Economic Research Department del Dai-ichi Life Research Institute – i motivi della ripresa vanno ricercati soprattutto nelle azioni di politica economica messe in campo dal governo, quali i generosi ristori e i sussidi a sostegno dell’occupazione, che sono riusciti a evitare una crescita esponenziale dei licenziamenti e a contribuire a mantenere alta la fiducia dei consumatori.
Giappone, primo trimestre 2021
Riuscire a trovare il giusto equilibrio tra il contrasto all’emergenza sanitaria e il buon andamento economico nazionale è una delle sfide più importanti con cui tutti i paesi del mondo si sono dovuti confrontare a seguito della diffusione della pandemia da Covid-19.
La fine del primo stato di emergenza legato al coronavirus posto in Giappone su tutto il territorio nazionale, se da un lato ha contribuito in modo decisivo alla ripresa economica nel corso del secondo semestre del 2020, dall’altro – visti i forti ritardi dell’avvio di una efficace campagna vaccinale – ha presto riportato il livello dei contagi a soglie di allerta.
Infatti, a seguito dell’importante aumento dei casi di positività al virus, per il Giappone il 2021 si è aperto con la seconda dichiarazione dello stato di emergenza avvenuta la sera del 7 gennaio. Va detto, comunque, che per il Giappone “stato d’emergenza” non indica misure restrittive come i lockdown, ma richieste alla popolazione e alle imprese quali:
– non uscire se non per necessità;
– limitare gli orari di esercizio dei locali pubblici;
– spostare sul telelavoro il 70 per cento delle operazioni precedentemente fatte in presenza.
Tali restrizioni hanno avuto una immediata ripercussione sul PIL che nel primo trimestre 2021 ha segnato una contrazione dell’1,3 per cento rispetto al trimestre precedente. Tale flessione è stata determinata principalmente dalla diminuzione dei consumi privati (-1,4 per cento), ma anche da altri fattori quali il calo degli investimenti non residenziali e un deficit del saldo della bilancia commerciale.
Gli economisti avvertono che è probabile che il rallentamento continui anche nel secondo trimestre 2021. Come affermato dall’economista senior di SuMi TRUST, Naoya Oshikubo, «il crollo del PIL continuerà nel secondo trimestre del 2021. Il terzo stato di emergenza introdotto ad aprile richiede orari di lavoro più brevi e periodi di ferie più lunghi rispetto a quelli precedenti e potrebbe persino essere ulteriormente esteso».
Secondo gli esperti, l’incertezza sarà un fattore predominante dell’economia giapponese fintanto che una adeguata campagna vaccinale non sarà riuscita ad arginare gli effetti dell’attuale situazione pandemica.
Si pensi che secondo la rilevazione del Our World in Data, alla data del 26 giugno 2021, il numero di abitanti giapponesi che è stato vaccinato è pari a 25,6 milioni (20,2 per cento della popolazione), di cui solo 11,6 milioni (9,2 per cento della popolazione ) hanno completato l’intero ciclo vaccinale. Questo dato rappresenta uno dei trend peggiori fra i paesi del G-20, ma risulta soprattutto particolarmente preoccupante a poco meno di un mese dall’inizio delle Olimpiadi di Tokyo.