La festa della mamma è anche delle mamme single per scelta

Le mamme single per scelta si organizzano in piccoli gruppi di supporto e arrivano dove il sistema italiano è carente. Celebriamo la festa della mamma, di tutte le mamme.


La maternità é un concetto ampio che prevede modelli diversi a seconda della società e dell’epoca che si osserva. Troviamo infatti molti esempi di come la maternità é stata ed è vissuta dai diversi popoli in tutto il mondo. Esploriamo questo argomento insieme a Sara, una donna che ha scelto di essere madre senza necessariamente sentire il bisogno di un partner, una donna che ha deciso di dare un supporto organizzato a donne che, come lei, hanno intrapreso l’avventura della famiglia monogenitoriale.

In Italia questa è una scelta molto difficile, visto il contenuto della L. 40/2004 (nota anche come “legge 40”) sulla procreazione medicalmente assistita (PMA) che rende difficilissimo, se non impossibile, il cammino di chi intende allevare un/una figlio/a non trattandosi di una cosiddetta “famiglia tradizionale“. A dispetto della retorica delle destre, alla PMA ricorrono molte categorie di persone (Lgbtq+ e non). É quindi importante fare debunking e andare oltre la narrazione mainstream, incontrando le persone direttamente interessate.

Il nome Single Mothers by Choice, ovvero “Mamme single per scelta”: di che si tratta? 

«Nel 1981, Jane Mattes fonda Single Mothers By Choice (SMC), che conta circa 30mila persone (di ogni genere, chiunque si identifichi nel ruolo di madre) per la maggior parte provenienti da paesi anglofoni. 

Oggi, SMC è un’organizzazione ben strutturata. Noi di “Mamme single per scelta” non ne siamo ufficialmente affiliate ma rendiamo merito al loro incipit. Una single mother by choice è una madre che decide di crescere un bimbo da sola, tramite adozione, affido, PMA, donazione naturale, o altre vie».

mamme single per scelta festa della mamma

Perché in Italia é stato necessario auto-organizzarsi in un gruppo social? 

«Per me era l’unica possibilità: non trovavo altri gruppi simili, l’Italiano medio fatica ad accettare la famiglia monogenitoriale, quella omosessuale o altri modelli di famiglia come plausibili, quindi era complicato trovare persone con cui confrontarsi. 

Ci sono testi bellissimi, scritti ad hoc per spiegare le differenti tipologie familiari ai bimbi ma in Italia credo che queste diversità vadano spiegate in primis agli adulti. It’s ok to be different! L’ottusità degli ambienti (scuola, palestra, parchi etc…) frequentati dai bambini figli di monogenitori, e la conseguente non accettazione o emarginazione degli stessi, dipende, infatti, da chi cresce i bimbi che frequentano e da chi svolge il ruolo pedagogico all’interno di questi ambienti (educatori, allenatori, genitori etc.)».

Chi fa parte di questo gruppo, cosa cerca? 

«Cerca di realizzare un sogno, la genitorialità; cerca di condividere dubbi ed esperienze o cerca consigli. Cerca di fare rete, cerca di darsi forza. È una scelta coraggiosa. In Italia risulta ancora poco digeribile e le SMC vengono viste con un misto tra ammirazione e diffidenza: “deve essere ricca”, “nessuno l’ha voluta”, “non é stata capace di tenersi un uomo”, “deve essere gay”, “sicuramente qualcuno la mantiene”, etc. 

Queste sono solo alcune delle vox populi che ogni tanto, purtroppo, ho il dispiacere di sentire. Nel gruppo cerchiamo di sollevare temi importanti per chi affronta questo percorso. Tante donne sono curiose di capire se anche loro possono farcela e se essere un genitore single nel 2021, in piena crisi economica e culturale, è davvero possibile».

Quali sono le vostre ragioni contro la L. 40/2004 e contro la L. 184/1983? 

«L’Italia deve adeguarsi alla normativa europea, non può piu scappare. La genitorialità è un desiderio che può essere esaudito in diversi modi. Riformare la L. 184/1983 significherebbe consentire a una persona single, alle coppie omo e/o cis, di adottare un bambino. 

Adottare significa offrire una vita migliore a tutte le persone coinvolte; è riempire d’amore la vita del bambino ma anche del single e della coppia non tradizionale che se ne occuperà. Modificare la Legge 184 è permettere a degli esseri umani prima lontani di essere legittimati a chiamarsi “famiglia”. 

Riformare la Legge 40 permetterebbe a una persona single di accedere alle tecniche di PMA, rendendo possibile una gravidanza anche a chi non vuole vivere all’interno dello schema di famiglia tradizionale composto da uomo, donna e prole. Ma non solo: permetterebbe alle famiglie composte da due madri o due padri omo o cisgender di diventare genitori procreando con un 50 percento della propria genetica se lo ritengono importante. 

Una radicale modifica della Legge 40 significherebbe felicità per chi considera la genitorialità una tappa fondamentale della vita. Tuttavia, la legislazione italiana riguardo a questi temi è la più restrittiva d’Europa». 

mamme single per scelta PMA

Come funziona la PMA sia a livello pratico che finanziario?

«Inizi scegliendo una clinica, che può essere italiana solo se si è in coppia; per le donne single la clinica deve essere inglese, danese, spagnola, belga, olandese, croata, slovacca etc.; e si usufruirà di liquido seminale donato presso una banca del seme. 

Va considerato che ogni Stato ha le proprie leggi sull’anonimato del donatore, sia per quanto riguarda gli ovuli che lo sperma. Dopodiché si effettua il pagamento, ci si sottopone agli esami di routine, si iniziano i trattamenti (o le terapie se necessarie), e si spera nel funzionamento.

In Italia, la compravendita di gameti è reato; vale lo stesso nella maggior parte dei paesi europei. Si parla di ovodonazione, embriodonazione, di banca del seme e di donatori di sperma proprio per questa ragione. Tra i Paesi occidentali, solo negli Stati Uniti chi decide di mettere a disposizione la propria produzione di gameti viene retribuito».

Che difficoltà si incontrano scegliendo il percorso monogenitoriale?

«A livello giuridico, in Italia, non è previsto che il percorso monogenitoriale avvenga per scelta. È una sfortuna causata dall’abbandono, dalla morte del coniuge o da un divorzio. Quindi non esistono vere forme di tutela, non essendo una figura giuridica riconosciuta per sé. 

Le agevolazioni fiscali, economiche e sociali che riguardano la presenza di un numero adeguato di posti in asili pubblici, i punteggi in graduatoria aumentati in caso di single parenthood, l’esistenza di quote che sovvenzionino la partecipazione a “progetti educativi e nidi a domicilio”, la nascita di una normativa specifica in tema di sostegno in caso di malattia del figlio del single parent impossibilitato a recarsi sul posto di lavoro, il sostegno psicologico, l’assistenza medica, sono tutte misure che variano di regione in regione. Alcune regioni sono più attente, altre meno. Dal punto di vista sociale si combatte ancora la “non accettazione” della condizione di “solo parent”».

Come reagisci a chi pensa sia un “privilegio di classe”?

«Mettere al mondo figli è un privilegio di classe. Un figlio ha un costo gigantesco in Italia, e altrove; adottare è un privilegio di classe; accedere a cure per l’infertilità tramite PMA è un privilegio di classe; incredibilmente, anche vivere da soli in un monolocale senza prole è un privilegio di classe. 

Viviamo in un sistema capitalista e la cosa è riscontrabile in ogni Stato. Dovrebbe cambiare radicalmente la cultura mondiale; la ricchezza dovrebbe essere ridistribuita; un sacco di altre cose finalizzate a ottenere pari opportunità ovunque e per chiunque. Ma sono tematiche che esulano dal divenire SMC.

Con il DPCM n. 15 del 21 gennaio 2017 che definisce e aggiorna i LEA [Livelli Essenziali di Assistenza], la PMA per le coppie eterosessuali infertili è garantita dal Servizio Sanitario Nazionale in tutto il territorio italiano dietro pagamento di un ticket determinato dalle singole Regioni (in realtà ad oggi la situazione è diversa da regione a regione. Il Sud partecipa pochissimo). 

Speriamo che la possibilità di usufruire della procreazione assistita in regime convenzionato dalla Sanità pubblica prima o poi venga estesa anche a single e coppie LGBT+». 

Cosa vuoi dire a chi vuole intraprendere questo difficile percorso?  

«Di essere lucide e razionali nello scegliere lo stato in cui eseguire il percorso, chiedere informazioni a chi ci è già passata con grande onestà e umiltà, essere lungimiranti ed ottimiste. È una scelta che va fatta con cognizione di causa e bisogna mettere a sistema molti fattori. L’orologio biologico che segna inesorabile l’esaurimento del tempo a disposizione per procreare non può essere l’unico movente».

Cosa si può fare per supportare questa battaglia di riconoscimento?

«Praticare l’assenza di giudizio, manifestare per il cambiamento e spargere la voce: esistiamo, ci uniremo e insieme cambieremo lo stato attuale delle cose. Le coppie omo, i single e anche le coppie etero dovrebbero unirsi per modificare queste leggi».


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