Cosa c’è di sbagliato nelle definizioni di sesso e identità di genere
Dai risultati del censimento del 2021 in Inghilterra e Galles alle teorie del diritto internazionale emerge l’assenza di definizioni chiare e univoche delle categorie legali di sesso e identità di genere.
La relazione tra sesso e identità di genere è ancora confusa. La definizione e l’interpretazione di questi concetti restano il centro di un dibattito di lunga durata che coinvolge operatori legali, psicologi, sociologici e filosofi. Il sesso e l’identità di genere, in effetti, sono componenti chiave per l’identificazione delle sfide affrontate da diversi individui nel corso della loro vita e delle violazioni dei diritti umani che possono subire. I significati attribuiti al sesso e al genere (identità) possono, quindi, avere conseguenze pratiche significative nell’ambito della definizione della sfera giuridica stessa del soggetto.
Un esempio paradigmatico è stato affrontato da Giovanna Gilleri, una ricercatrice dell’European University Institute (EUI) di Firenze, che ha recentemente pubblicato un’analisi volta a evidenziare le conseguenze pratiche delle definizioni annesse ai concetti di sesso e identità di genere e quanto queste possano incidere sulla veridicità dei dati di un censimento, come quello svoltosi in Inghilterra e Galles a marzo 2021. Gilleri ha saputo porsi le domande giuste per affrontare la questione, tra cui: quali sono i presupposti alla base della formulazione di queste domande? Quali sono le definizioni di “sesso” e “identità di genere” adottate nel censimento? Qual è l’effetto di rendere obbligatoria la domanda sul sesso mentre quella sull’identità di genere è volontaria?
La comprensione delle definizioni di sesso e identità di genere, alla base della progettazione del censimento, produce infatti almeno due effetti principali: la configurazione imperfetta di sesso/genere come binario e immutabile e la falsa idea che solo le persone trans abbiano un’identità di genere.
Le domande del censimento Inghilterra/Galles 2021
Lo scorso 21 marzo 2021, l’Office for National Statistics (ONS) del Regno Unito ha lanciato il censimento 2021 per Inghilterra e Galles. Il censimento si svolge ogni dieci anni, fornendo informazioni utili per la definizione delle politiche a livello di governo e autorità locali. L’ONS ha dichiarato di voler gestire il censimento del 2021 con l’obiettivo di raccogliere informazioni demografiche da tutte le famiglie e gli istituti comunali. Per la prima volta, il censimento è stato effettuato principalmente online.
Il censimento scozzese del 2021 è stato posticipato al marzo 2022. Se il censimento appare come un precursore per la digitalizzazione del metodo di raccolta dei dati, lo stesso non può dirsi per il modo in cui unisce le variabili di sesso e identità di genere. Questo si basa sull’idea imprecisa che sesso e genere siano binari e fissi e che l’identità di genere sia una specificità solo delle persone trans.
Per il censimento del 2021, infatti, l’ONS ha separato due domande sul sesso e l’identità di genere per affrontare l’assenza di dati sulle persone trans nelle cifre ufficiali, catturando così il numero di individui che identificano il loro genere come diverso dal sesso assegnato alla nascita. La mancanza di dati accurati impedisce agli enti pubblici di affrontare adeguatamente le esigenze delle persone trans e di garantire i loro diritti.
Identificare l’esclusione sociale e ridurre la discriminazione contro gli individui trans, in particolare migliorare il loro accesso ai servizi sanitari, sono i principali obiettivi politici alla base delle questioni relative al sesso e all’identità di genere. Alla luce di ciò, le domande proposte per il sesso e l’identità di genere all’interno del testo del censimento sono: 1. “Qual è il tuo sesso?” – con la risposta “maschio”/”femmina” e la specifica che “Una domanda sull’identità di genere seguirà più avanti nel questionario” – 2. “Il sesso con cui ti identifichi è lo stesso del tuo sesso registrato alla nascita?” – con risposta sì/no e specificando che “questa domanda è volontaria”.
Nel Gender Identity Topic Report, l’ONS definisce l’identità di genere come «la percezione interna personale di una persona di se stessa», sottolineando che «al contrario, il sesso è determinato biologicamente». Eppure, i concetti di sesso, genere, genere identità e la loro interrelazione sono molto più intricati di così.

Perché la relazione tra sesso e identità di genere è importante
Secondo il diritto internazionale, e in particolare secondo le dottrine più evolute in materia di diritti umani, capire cos’è il sesso, cos’è il genere e come interagiscono queste nozioni è la chiave per valutare se e in che misura attori statali e non statali – come privati, aziende, investitori, gruppi religiosi e altri enti collettivi – possano riconoscere l’esistenza dei diritti di alcuni individui e successivamente come possano attivarsi per tutelarne la posizione e rispettarne i diritti.
I legislatori internazionali, purtroppo, non hanno fornito finora definizioni chiare, univoche e concordanti delle categorie legali di sesso e genere, né della loro interrelazione. La mancanza di un quadro concettuale e giuridico chiaro è una delle ragioni dell’assenza di un approccio globale di genere/sesso a determinate violazioni nel diritto internazionale dei diritti umani, come gli interventi medici non necessari eseguiti su intersessuali e trans. Le violazioni di sesso/genere e i motivi discriminatori, oltre alla carenza totale di dati certi nei monitoraggi successivi all’introduzione di azioni positive anche statali, rischiano di rimanere coperti dalla grave incertezza sul numero effettivo di individui che si identifichino con sesso/genere diverso.
Laddove opportunamente progettato, un censimento è il passo preliminare per identificare l’esistenza di un gruppo specifico di persone, in modo che le violazioni commesse contro di loro vengano a galla e ricevano una specifica connotazione soggettiva. Ad esempio, i dati su salute, alloggio, istruzione e occupazione possono far luce sull’entità e la natura delle disparità e dello svantaggio tra e all’interno di vari gruppi. Le politiche e le leggi adottate a livello nazionale e subnazionale dovrebbero, a loro volta, conformarsi agli standard internazionali sui diritti umani nel campo.
Ciò implica che le questioni di definizione e interpretazione dei concetti sorgono sia nella sfera internazionale che in quella domestica. Le scelte metodologiche sulle definizioni di sesso/genere alla base delle indagini nazionali incidono sulla (in) visibilità di alcuni soggetti, come ha effettivamente mostrato la metodologia del censimento del 2021.
In verità, l’ONS descrive la questione dell’identità di genere come un passo avanti nella storia della progettazione del censimento: prevede, infatti, nel censimento 2021, il certificato di riconoscimento di genere in alternativa al certificato di nascita. Ove presente, infatti, questo costituisce la correzione di uno status predefinito.
In altre parole, il principio è che tutti noi riceviamo un’assegnazione di sesso/genere alla nascita; l’eccezione è che alcuni di noi decidono di modificarlo. L’ONS si occupa dell’identità di genere e delle caratteristiche sessuali in modo diverso, affermando che «quasi tutte le persone nascono con caratteristiche fisiche etichettabili come maschi o femmine». Questo atteggiamento è più vicino al binario, ma conferma che il sesso gioca comunque un ruolo essenziale nel censimento.
La visione essenzialista del sesso lo definisce come immutabile “dalla culla alla tomba” a causa della sua natura biologica. Un esempio di essenzialismo è la dipendenza dai livelli di testosterone utilizzata per tracciare il confine tra categorie distinte di uomini e donne, come nel caso molto discusso del corridore di mezzofondo Caster Semenya.
La ricerca, tuttavia, ha dimostrato che non esiste un marker dello stesso sesso, nessuna misura singola che possa determinare con assoluta certezza l’appartenenza a una delle due categorie, maschio o femmina. L’essenzialismo, peraltro, non considera l’influenza della cultura sulla determinazione del sesso/genere (alla nascita). Il genere e il sesso, infatti, sono entrambi costrutti socio-culturali.
Gli sviluppi della dottrina internazionale sui diritti umani in materia di sesso/genere
Il censimento 2021 non riesce a cogliere un aspetto fondamentale degli ultimi sviluppi sulla ricerca in materia sesso e genere, ossia il dato dell’influenza culturale: il sesso e il genere, infatti, vengono ormai dai più definiti come punti in uno spazio multidimensionale. Secondo le più recenti teorie in materia di Gender Law, è la cultura in gran parte a determinare ciò che rende un corpo “maschio” o “femmina”. Queste categorie sarebbero, infatti, il risultato dell’accumulo di supposizioni culturali sull’aspetto anatomico.
Una cosa sono le caratteristiche del sesso, un’altra è l’attribuzione di un corpo a una categoria sulla base di quelle caratteristiche sessuali. Le origini del sesso sono naturali, ma non c’è nulla di oggettivo o innato nell’assegnazione di sesso/genere. Piuttosto che un atto di attribuzione automatica, si tratta di una determinazione sociale che dipende dalla percezione degli altri.
Questa interpretazione del sesso/genere assegnato è stata recentemente adottata anche dalla Corte Interamericana dei Diritti Umani nel suo parere consultivo OC-24/17. Qui, infatti, la Corte definisce il sesso come un costrutto biologico in riferimento alle caratteristiche genetiche, ormonali, anatomiche e fisiologiche secondo le quali una persona è classificata come maschio o femmina alla nascita.
In definitiva, il censimento del 2021 dell’ONS è lontano dagli sviluppi della dottrina internazionale dei diritti umani, abbracciando piuttosto una concezione essenzialista, che considera il sesso la nozione fondamentale su cui si basa il genere.
Sebbene il parere consultivo della Corte costituisca solo una delle tante interpretazioni che gli organismi preposti alla tutela dei diritti hanno dato alla nozione di sesso, rappresenta nondimeno una tendenza crescente nell’arena dei diritti umani, sia a livello regionale che internazionale.
Concepire il sesso, il genere, l’identità di genere e l’orientamento sessuale come costrutti culturali consente l’inclusione della diversità degli individui sessuati/di genere nel discorso sui diritti umani, assicurando un’efficace tutela dei loro diritti, nonché la rappresentanza legale delle loro istanze.