Bombe sui luoghi sacri dei nativi: tramonta l’umanità in Arizona

Sono circa mille i chilometri di muro che separano Stati Uniti e Messico. È solo uno dei confini marcati col mattone e il filo spinato ma nel caso americano si è cancellato molto di più. Le bombe cancellano il dialogo, e a volte anche il passato: è il caso delle esplosioni che hanno coinvolto le tombe dei nativi americani per continuare l’opera-barriera fra i due stati. Quello che si è consumato pochi giorni fa è un vero e proprio schiaffo alla popolazione nativa. Milioni di dollari dei contribuenti che potrebbero essere spesi per Sanità, Istruzione e Ricerca sono stati invece investiti – senza mezzi termini – in odio razziale e di classe. E quel che è peggio è che le esplosioni costruttive continueranno fino a fine mese.

Gli appaltatori assunti dalla dogana e dalla pattuglia di frontiera hanno iniziato a far esplodere il terreno la scorsa settimana nelle aree dell’Organ Pipe Cactus National Monument. Si tratta dell’ultimo passo del piano da 646 milioni di dollari del presidente Donald Trump per costruire il faraonico muro da oltre mille km. Questo atto rappresenta l’ultimo capitolo della saga in corso tra la Border Patrol e i Tohono O’odham, popolazione nativa americana. Dagli anni Novanta la posizione geografica del popolo di O’odham, fra Tucson e Phoenix e coincidente da un lato con il confine messicano, li ha posti esattamente al centro dei conflitti tra forze dell’ordine, migranti e cartelli della droga.

Alla gente di O’odham si sono uniti gli attivisti ambientalisti per opporsi alla costruzione sull’Organ Pipe, e contro la minaccia che pone ai siti culturali e alle risorse naturali. Il monumento nazionale comprende anche Quitobaquito Springs, una delle uniche fonti d’acqua nell’area del deserto che è stata resa vulnerabile dal pompaggio delle acque sotterranee per mescolare il cemento per il muro di confine. La costruzione minaccia Quitobaquito Springs e questa oasi nel deserto, un tempo abitata dall’Hia Ced O’odham – una tribù di O’odham più piccola, ma distinta – che rappresenta ancora un sito spirituale e monumentale importante per il popolo di O’odham.

Celebrato come «un esempio incontaminato di un intatto ecosistema del deserto di Sonora», Organ Pipe è stato designato come Riserva internazionale della biosfera dall’UNESCO nel 1976. Anche prima che iniziassero le esplosioni, esisteva già uno dei progetti di muro di confine più controversi di Trump. «Non vi è stata alcuna consultazione con la nazione», ha dichiarato il deputato dell’Arizona e presidente del Comitato delle risorse naturali della Camera Raúl Grijalva. Il suo distretto inoltre contiene la riserva e condivide 400 miglia di confine con il Messico. Grijalva afferma commosso: «questa amministrazione sta fondamentalmente calpestando la storia della tribù».

L’«esplosione controllata» è stata messa in atto fra specie rare e luoghi di sepoltura sacri dei nativi americani, senza nessuna audizione con la nazione dei nativi americani di cui è stata brutalmente colpita la terra ancestrale. Il muro di confine che prenderà il posto del “vuoto di umanità” sulla sabbia dell’Arizona «non può essere costruito sulla riserva dei nativi americani perché è terra privata», afferma Grijalva. I siti di sepoltura della nazione sono di fatto “immediatamente adiacenti” alla riserva, ma si trovano formalmente su un terreno pubblico. Questo aspetto li avrebbe resi facile preda indiscriminata per il Dipartimento della sicurezza nazionale, l’ente che sovrintende alla protezione delle dogane e delle frontiere. 

Grijalva aveva già inviato una lettera al Dipartimento della sicurezza il 7 gennaio, esprimendo le sue preoccupazioni per la costruzione del muro su terreni storicamente appartenuti a tribù e ancora di importanza spirituale per gli stessi nativi. Aveva infatti esortato il Dipartimento a consultare i rappresentanti nativi prima di procedere con la costruzione. «Un’area storicamente significativa verrà cambiata irreparabilmente», annunciava Grijalva. La risposta all’appello è stata il silenzio. O meglio, è stato come parlare a un muro, un muro già progettato e già – idealmente – costruito. L’ennesimo attentato alla cultura e alla memoria al quale il presidente americano sembra particolarmente incline.