Leonardo da Vinci, le celebrazioni per i cinquecento anni

Correva l’anno 1519: moriva ad Amboise un uomo, un artista, uno scienziato, un inventore il cui nome era Leonardo Da Vinci. Correva l’anno 2019: il mondo intero si è apprestato a ricordare la versatilità e il genio di Leonardo, entrato a pieno titolo nella storia e nella storia dell’arte, il cui nome riecheggia ancor oggi a cinquecento anni dalla scomparsa e con ovvietà continuerà a esser così.

Complesso, eclettico, sicuramente considerato un perno della cultura Rinascimentale e non. Scienziato e artista, è riuscito a far combaciare queste due “occupazioni” con fervore e passione. Sicuramente un gran sognatore, grazie al suo talento gettò le basi per la realizzazione del progetto più ambizioso dell’uomo che ha fallito nei suoi vari tentativi, ovvero quello di volare.

Chi osservava il volo degli uccelli credeva che il loro sbatter d’ali celasse chissà quale arcano segreto e dunque tanti interrogativi al riguardo, l’idea che vi fosse sicuramente qualcosa di magico. Ma Leonardo intuì che non vi era nulla di miracoloso in ciò ma che il vero e proprio principio fosse la meccanica. Questa fu la prima grande scoperta alla quale seguirono infiniti esperimenti come il paracadute, la vita aerea – il primo prototipo di elicottero – le ali battenti, ma – umanamente – altrettanti fiaschi ma è giusto dire che andò ben oltre i limiti e il reticente cinismo altrui.

Possibile autoritratto di Leonardo da Vinci – Galleria degli Uffizi Firenze

Balistica, ingegneria, anatomia, studi dunque ai quali si appassionò e che sempre annotò – da ottimo grafomane. Nulla lasciava al caso ed ecco i numerosi appunti scritti “specularmente” dalla sua mano – l’artista, difatti, era mancino ( per quel che si dice). Tuttavia è d’obbligo ricordare anche il Leonardo artista, per quanto possa essere “scontato” farlo poiché considerato quasi la colonna portante di qualsiasi libro di storia dell’arte, l’alfa, il principio. Il Cenacolo, la Dama con l’Ermellino, la Vergine delle Rocce (ecc.) Leonardo ha lasciato ai posteri solo una ventina di dipinti con i quali si è “conquistato” nell’immaginario di tutti il ruolo – se così possiamo chiamarlo – di genio universale.

Dunque 500 anni dalla sua morte, 500 anni di riecheggiamenti, storie, segreti, leggende che aleggiano intorno alla solida quanto misteriosa figura del Maestro. Come già detto, il mondo durante quest’anno di ricorrenza si è mobilitato in tutti i modi per ricordare al meglio Leonardo da Vinci, nella sua poliedricità. Molte difatti le mostre –  alcune visitabili sino al 2020 –  organizzate a livello sia nazionale che europeo, dando vita a un vero e proprio calendario ricco di eventi per ripercorrere le sue orme, la sua vita, le sue attività, alcune visitabili sino al 2020.

Le mostre. Partendo proprio dal territorio italiano citiamo la mostra di Roma, allestita presso Villa Farnesina – luogo significativo per l’arte del Rinascimento – dal titolo “Leonardo a Roma. Influenze ed Eredità” che attesta la presenza dell’artista in città, tra il 1513 e il 1517, ultima tappa prima del suo trasferimento in Francia.

A seguire Milano, la città che più si è “impegnata” per la celebrazione del cinque centenario del Maestro, orgogliosa della sua permanenza in città per più di diciassette anni. Tra le tante cito la mostra allestita a Palazzo Reale “La cena di Leonardo per Francesco I: un capolavoro in seta e argento”, in cui è stato esposto l’arazzo dedicato alla sua Ultima Cena, arrivato direttamente dai Musei Vaticani. La mostra al Castello Sforzesco, la quale presenta tre itinerari espositivi ammalianti, adatti a qualsiasi pubblico: “Sotto l’ombra del Moro”, “Leonardo a Milano” con il suo percorso multimediale e “Leonardo tra Natura e Scienza”.

Al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia, sempre sito in Milano, va in scena la più grande mostra italiana permanente a lui dedicata aperta dal 10 Dicembre 2019 dal nome “Le Nuove Gallerie Leonardo”, progetto ambizioso attuo a indagare il Maestro del Rinascimento. Oltre 1.300 metri quadri sono impreziositi da più di 170 opere e 39 installazioni frutto, tra l’altro, di preziose collaborazioni da parte delle istituzioni di tutto il mondo. Una mostra che nasce sul finire di questo lungo festeggiamento, il cui fil rouge è sia cronologico che tematico al fine di facilitare la comprensione di quelli che sono stati i suoi ambiti di studio – ovvero tutti! – a cui si è dedicato per la vita.

Anche il Mezzogiorno non è e stato esente dalle celebrazioni: ricordiamo, difatti, Napoli che ha aperto le porte della sua Biblioteca Nazionale portando in mostra manoscritti legati all’architettura e all’ingegneria “vinciana” al fine di darne maggiore diffusione.

Infine, anche la nostra Palermo non si è tirata indietro, allestendo una mostra dedicata a Leonardo dal titolo “La macchina dell’immaginazione” presso la GAM, La Galleria di Arte Moderna. L’esposizione, multimediale, è a cura di Treccani su progetto di Studio Azzurro: i visitatori possono muoversi all’interno di un percorso ove sono posizionate videoinstallazioni alcune delle quali interattive, ideate da Studio Azzurro. Sicuramente maggiore spazio viene dato alle Macchine leonardesche, ricreate e spiegate a discapito della pittura alla quale è dedicata solo un pannello multimediale,  per quanto complesso questo sia progettato.

A livello Europeo cito le grandi metropoli quali Londra, Madrid ma è quasi scontato asserire che a dar il meglio di sé è stata la Francia – o per meglio dire Parigi, nello specifico – , con la grande retrospettiva dedicata al Maestro: oltre alle cinque tele del museo e i suoi ventidue disegni, il Louvre, sede della mostra, ha raccolto oltre 140 opere grazie a prestiti e collaborazioni da tutto il mondo.

Nel calderone, i preparativi vantano la bellezza di dieci anni, dieci anni di lavoro scientifico e organizzativo coordinato dal Curatore Vincent Delieuvin e Louis Frank, per quella che sarà la più grande mostra di tutti i tempi. L’unica nota stonata sta nell’incipit ovvero nella traduzione del nome Leonardo da Vinci in francese (nonché titolo della mostra) “Léonard De Vinci”, come se il museo o, chissà, la Francia stessa volesse rivendicarne l’appartenenza.

Nonostante ciò, però, anche l’Italia ha fatto la sua parte in termini di collaborazioni e cessioni temporanee esportando il fragilissimo “Uomo Vitruviano”, il disegno di Leonardo custodito presso le Gallerie dell’Accademia di Venezia. Dopo varie vicissitudini che avevano visto la negativa  per il prestito da parte del TAR a causa delle cattive condizioni in cui versava l’opera, considerata addirittura «inamovibile», ecco che l’Uomo Vitruviano ha il permesso di uscire dal suo caveau italiano per esser presente alla grande mostra, seguendo però determinate accortezze in merito alla sua “tutela”: movimenti, giorni di esposizione e illuminazione limitata.

Una piccola vittoria, nonostante i pareri discordanti riguardo l’espatrio temporaneo, dato che questa piccola grande concessione darà il via a quella che sarà «un’operazione culturale italo-francese»: Parigi, per la grande retrospettiva dedicata a Raffaello nel 2020 cederà, molto probabilmente, alle Scuderie del Quirinale a Roma una ventina di opere dell’artista, secondo quella che è l’ancestrale legge del do ut des.

Detto ciò, mostra assolutamente insuperabile per esaustività è vero, ma risulta evidente – e pesa – una  grande assenza ovvero la tela del Salvador Mundi di cui tutti pregustavano la partecipazione (già concreta su carta), la più costosa e – probabilmente – di attribuzione Vinciana, acquistata da un facoltoso emiro durante l’asta di Christie’s del novembre 2017 per “soli” 450, 3 milioni di dollari e facente adesso (oppure no?) parte di una collezione privata ad Abu Dhabi.

Perché assente? Perché letteralmente sparito dai radar, ma numerose le ipotesi al riguardo: si parla di un ritardo burocratico, nonostante la logistica fosse pronta a far viaggiare in condizioni ottimali il dipinto, magari il misterioso acquirente ha deciso di tener con sé la tela oppure l’avrebbe “tenuta in ostaggio” per ulteriori controlli al fine di avere maggiori certezze sulla paternità Leonardesca messa in dubbio e non confermata soprattutto da un consenso accademico come è da prassi. Insomma il Salvador Mundi, l’opera numero 163, la punta di diamante ancora non è pervenuta ma i curatori non perdono le speranze e con ottimismo sperano in una sorpresa o in un miracolo.

Tanto c’è tempo sino al 24 Febbraio 2020, data della fine della mostra.


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