Alla conquista dello spazio

Come già annunciato in un articolo precedente, l’idea di Trump di dotare gli Stati Uniti di una forza militare “che renda l’America di nuovo prima anche fra le stelle” è stata approvata dal Congresso con la votazione del National Defense Authorization Act.

All’inizio sembrava dovesse essere una forza armata indipendente, poi è stata valutata l’idea di costituire un nuovo corpo all’interno dell’aviazione militare, con maggiori poteri e autonomia. Si è già accennato a perplessità in merito, dal momento che la Space Force otterrebbe buona parte delle mansioni ad oggi appartenenti all’Aeronautica, che detiene anche il controllo delle attuali operazioni spaziali. Questo potrebbe portare a uno sconvolgimento della catena di comando, con conseguente rischio di vere e proprie guerre interne tra gli apparati.

Alla fine si è optato per una via di mezzo, ovvero che la Space Force sarà a tutti gli effetti una forza armata inedita ma opererà in un rapporto di interdipendenza con l’USAF, simile a quello che esiste tra la Marina e il Corpo dei Marines. La Space Force sulla carta diventa la sesta forza armata dell’esercito americano, oltre che la prima creata da zero in oltre 60 anni. La nuova armata sarà costituita da circa 16.000 uomini tra militari e civili, avrà la sua uniforme e, probabilmente, il suo inno.

«Un corpo di soli 16.000 uomini è piuttosto piccolo», ha dichiarato il segretario per l’Air Force Barbara Barrett, «ma trattandosi di un lavoro che ruota attorno alla tecnologia, richiede meno personale». Il capo delle forze spaziali sarà il generale alla guida dello SpaceCom, Jay Raymond. «Istituendo le forze spaziali degli Stati Uniti, stiamo elevando lo spazio in modo commisurato alla sua importanza per i nostri interessi nazionali di sicurezza – ha dichiarato Raymond – e per quelli dei nostri partner e alleati».

L’altro elemento interessante, sottolineato a più riprese dagli analisti, è che l’istituzione di questa forza armata verosimilmente porterà ad un cambiamento culturale notevole all’interno della Difesa USA.

«Parte delle ragioni dietro la Space Force vengono dal fatto che lo Spazio, in un certo senso, si stesse completamente perdendo nelle priorità dell’Air Force, che aveva un focus sulla supremazia aerea – argomenta Kaitlyn Johnson, associate director dell’Aerospace Security Project del Center for Strategic and International Studies – Dare alla Space Force il suo generale a 4 stelle seduto al tavolo del Join Chiefs significa elevare la voce delle questioni spaziali ad una nuova e più alta priorità».

Ad oggi sono sempre di più i Paesi che hanno accesso a tecnologie per la distruzione dei satelliti. A marzo di quest’anno tra i Paesi con sistemi ASAT si è unita anche l’India, che è riuscita con successo a far esplodere un suo satellite obsoleto situato a 300Km della Terra. Distruggere i satelliti di una Nazione significa, ormai, metterla in ginocchio. Avere una Forza militare autonoma incaricata di gestire e proteggere gli asset americani nello Spazio diventa, in altre parole, sempre più cruciale per non farsi trovare impreparati davanti agli scenari bellici dell’immediato futuro.

La questione è se la Space Force in futuro continuerà a rimanere una forza armata che si comporta da commando, o se al contrario negli anni continuerà ad acquisire maggiore autonomia, prestigio e budget. La risposta al momento non è scontata.

Francesco Tronci