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Texas come un vecchio western: le leggi sulle armi da fuoco

«Vite umane sono state salvate da eroi e grazie alle leggi del Texas che gli permettono di avere armi con loro». Con questo tweet il Presidente americano Donald Trump ha commentato la sparatoria avvenuta lo scorso 31 Dicembre in una chiesa di White Settlement, sobborgo di Fort Worth, in Texas, nella quale hanno perso la vita tre persone.

Benché Trump abbia parlato di una “sventata strage”, premurandosi di ringraziare i parrocchiani che, agendo in legittima difesa, hanno ucciso l’attentatore ed evitato conseguenze ulteriori, questo ennesimo episodio di violenza va comunque annoverato nell’alveo degli eventi efferati che hanno reso particolarmente sanguinoso il 2019 texano. Ancora bene impresse nella memoria collettiva sono infatti le stragi di El Paso e di Odessa dell’agosto scorso, nelle quali rispettivamente venti e sette persone sono state uccise per mano di due giovani attentatori che propugnavano la supremazia bianca.

In uno Stato come il Texas, in cui il numero delle armi in circolazione è superiore a quello degli abitanti, tragedie come queste non possono che alimentare il dibattito, sempre attuale, sulla normativa relativa al possesso e alla detenzione delle armi da fuoco.

Nel 2008, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha modificato la sua giurisprudenza sul II emendamento della Costituzione, adottando una interpretazione conservatrice che sancisce il diritto costituzionale dei privati al possesso delle armi. A tale interpretazione, del resto, hanno sempre fatto riferimento le leggi federali sul controllo e la regolamentazione del possesso di armi da parte dei cittadini statunitensi oltre che la maggior parte delle leggi statali, tra le quali quelle texane che, ad oggi, risultano sicuramente tra le più permissive.

In linea generale, ottenere un’arma in Texas è relativamente semplice. Come in gran parte degli Stati americani, infatti, chiunque abbia più di 21 anni può acquistare una pistola, mentre i maggiori di 18 anni possono acquistare un fucile o un fucile a canna liscia. L’acquirente deve presentare un documento di identità così che il venditore possa registrare i suoi dati e associarli a quelli dell’arma.

Posto che la legge federale non vieta il trasporto di armi in pubblico, dal 2016, il Texas ha adottato il principio dell’”open carry“, che consente di portare con sé armi manifestamente visibili in luoghi pubblici. Esattamente come nei vecchi film western, dunque, è possibile camminare con la pistola nella fondina, in bella vista, ovunque ci si trovi: per strada, al lavoro, in negozi o ristoranti.

In aggiunta, una riforma entrata in vigore lo scorso settembre, a pochi giorni dalle stragi di agosto, ha ulteriormente ridotto le restrizioni vigenti, autorizzando la detenzione di armi da fuoco anche in luoghi di culto come chiese, moschee e sinagoghe nonché condomini e terreni della scuola pubblica.

Unico vincolo per coloro i quali intendono avvalersi di queste norme rimane, dunque, il rilascio di una licenza, che si ottiene dopo aver fornito le proprie impronte digitali ed essersi sottoposti ai “background check“, vale a dire i controlli volti a verificare che la fedina penale sia pulita. Alla luce del Gun Control Act, una legge federale del 1968 applicabile a tutti gli Stati, infatti, chi ha precedenti penali riscontra non poche difficoltà ad entrare legalmente in possesso di una pistola o di un fucile.

I colpevoli di reati, i latitanti, gli immigrati clandestini, le persone soggette a ordinanze restrittive e chi non è cittadino statunitense non possono acquistare o possedere un’arma, mentre precise limitazioni sono previste per chi fa uso di particolari medicinali o di sostanze stupefacenti.

Come è facile intuire, però, la vigenza del principio dell’open carry ha sollevato non poche polemiche. Con ogni probabilità, infatti, il trasporto pubblico di armi rischia di ampliare il rischio di conflitti e di mettere così in repentaglio la sicurezza pubblica. Alcune ricerche hanno dimostrato che la presenza di armi da fuoco in bella vista può alterare il comportamento e aumentare condotte violente ed aggressive. Analisi recenti hanno poi evidenziato come il principio dell’open carry possa finire per influenzare i comportamenti dei suprematisti bianchi, che utilizzano le permissive leggi sul trasporto pubblico di armi da fuoco per perpetrare minacce ed intimidazioni che si traducono spesso in episodi violenti come quelli di El Paso ed Odessa.

Esempi attuali mostrano anche come l’open carry possa creare notevole confusione per gli agenti delle forze dell’ordine, chiamati a distinguere, specie nel corso di sparatorie, tra minacce credibili per la sicurezza pubblica ed il trasporto legale di armi da fuoco. Alla luce di tali nuove considerazioni, in questi anni, in più occasioni e da più fronti, tra cui sicuramente quello dei politici dell’ala democratica, è stata avanzata la richiesta di introdurre una legislazione più stringente sul possesso di armi da fuoco.

Tuttavia, sino a quando la National Rifle Association (NRA) e le altre lobby pro armi, così come anche i conservatori, continueranno ad invocare l’interpretazione restrittiva del II emendamento della Costituzione, spendendosi piuttosto per una revisione delle leggi sulla salute mentale, sarà sempre più difficile individuare il giusto equilibrio tra sicurezza pubblica e legittima difesa.

Martina Sardo


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Martina Sardo

Racalmutese dal 1994. Dopo la laurea in legge, ho avviato la pratica forense in diritto dell’immigrazione, senza però rinunciare all’altra mia grande passione: il giornalismo.