Parlamento Europeo: come funziona e chi c’è
Di Beatrice Raffagnino – Le prossime elezioni, del Parlamento europeo, valevoli per la IX legislatura (2019-2024), saranno un appuntamento di enorme importanza per capire quale visione politica dominerà il vecchio continente. Come europei ci troviamo oggi di fronte a molte sfide, dall’immigrazione ai cambiamenti climatici, dalla disoccupazione giovanile alla protezione dei dati. Viviamo in un mondo sempre più globalizzato e competitivo.
Allo stesso tempo il referendum sulla Brexit ha dimostrato che l’Ue non è un progetto irrevocabile. Mentre molti di noi danno per scontata la democrazia, questa sembra essere sottoposta a crescenti minacce, sia nei principi che nella pratica. Che organo andiamo a eleggere? Come funziona? Chi sono i gruppi candidati?
Un po’ di storia
Il 19 Marzo 1958 Si tenne a Strasburgo la prima Assemblea parlamentare Europea. A presiederla fu Robert Schuman, l’allora ministro degli esteri francese, che il 9 maggio 1950 aveva pronunciato il primo discorso politico ufficiale in cui compare di fatto il concetto di Europa intesa come unione economica e, in prospettiva, politica tra Stati.
«L’Europa non è stata fatta: abbiamo avuto la guerra. L’Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto… Il governo francese propone di mettere l’insieme della produzione franco-tedesca di carbone e di acciaio sotto una comune Alta autorità nel quadro di un’organizzazione alla quale possono aderire gli altri paesi europei.
La fusione delle produzioni assicurerà la costituzione di basi comuni per lo sviluppo economico, prima tappa della Federazione Europea, e cambierà il destino di queste regioni che per lungo tempo si sono dedicate alla fabbricazione di strumenti bellici di cui sono state le vittime».
Il 10 giugno 1979 l’ex magistrato francese Simone Weil divenne il Presidente del primo Parlamento Europeo democraticamente eletto. In precedenza infatti gli eurodeputati venivano nominati dai Parlamenti nazionali.
Nel 1986 venne firmato l’Atto Unico Europeo che introdusse due importanti novità: la procedura di parere conforme e la procedura di cooperazione. La prima, in particolare, impediva al Consiglio di approvare determinati atti senza l’approvazione parlamentare; la seconda invece costringeva il Consiglio in taluni casi a ricorrere al voto unanime per superare l’opposizione parlamentare.
Nel 1992 col Trattato di Maastricht è stata invece introdotta la procedura di co-decisione che realizzava fondamentalmente un sistema bicamerale. Infatti nessuna delle istituzioni coinvolte nel procedimento legislativo era in grado di imporre all’altra la propria volontà di modo che l’atto eventualmente approvato risultava ascrivibile ad entrambe.
I successivi Trattati di Amsterdam e di Lisbona stipulati rispettivamente nel 1997 e nel 2007 estesero ulteriormente tale procedura (ribattezzata non a caso “procedura legislativa ordinaria”) che oggi trova applicazione in settori decisivi come quello della politica agricola comune, dell’economia, della giustizia e della sicurezza.
Nel 2014, durante le elezioni, i gruppi politici hanno presentato agli elettori cosiddetti “Spitzenkandidaten” (letteralmente, “ candidati di punta”) alla carica di Presidente della Commissione. Il nuovo sistema è stato voluto dagli europarlamentari per rendere più trasparente la scelta che fino a quel momento era effettuata esclusivamente dagli Stati. Jean-Claude Juncker, eletto in quell’anno era in particolare lo “Spitzenkandidaten” del Partito Popolare Europeo.
Cosa fa il Parlamento europeo
Il Parlamento europeo ha tre funzioni principali:
Legislazione: adotta la legislazione dell’UE, insieme al Consiglio dell’UE, sulla base delle proposte della Commissione europea; decide sugli accordi internazionali; decide in merito agli allargamenti; rivede il programma di lavoro della Commissione e le chiede di presentare proposte legislative.
Supervisione: svolge un controllo democratico su tutte le istituzioni dell’UE; elegge il presidente della Commissione e approva la Commissione in quanto organo. Può votare una mozione di censura, obbligando la Commissione a dimettersi; concede il discarico, vale a dire approva il modo in cui sono stati spesi i bilanci dell’Unione europea; esamina le petizioni dei cittadini e avvia indagini; discute la politica monetaria con la Banca centrale europea; rivolge interrogazioni alla Commissione e al Consiglio; effettua monitoraggio elettorale.
Bilancio: elabora il bilancio dell’Unione europea, insieme al Consiglio; approva il bilancio di lungo periodo dell’UE, il “quadro finanziario pluriennale”.
Come si compone il Parlamento europeo
Il numero di eurodeputati per ogni paese è approssimativamente proporzionale alla popolazione di ciascuno di essi, secondo i criteri della proporzionalità degressiva: un paese non può avere meno di 6 o più di 96 eurodeputati e il numero totale non può superare i 751 (750 più il presidente). I gruppi parlamentari sono organizzati in base allo schieramento politico, non in base alla nazionalità. Il Presidente rappresenta il Parlamento europeo nei confronti delle altre istituzioni dell’UE e del mondo esterno e dà l’approvazione finale al bilancio dell’UE.
I gruppi politici presenti a Bruxelles
Il PPE è il Partito Popolare Europeo ed è il maggiore gruppo a Bruxelles. Al suo interno ci sono i partiti italiani Forza Italia, Alternativa Popolare, Unione di Centro e SVP. Le altre principali forze sono il CDU della Merkel, il Partito Popolare spagnolo, i Repubblicani francesi. Negli ultimi tempi però si stanno ritagliando un ruolo sempre più da protagonista anche gli austriaci di OVP del giovane presidente Sebastian Kurz e soprattutto Fidesz del premier ungherese Viktor Orban.
Il PES è il Partito Socialista Europeo. Oltre ai nostrani Partito Democratico e Partito Socialista Italiano ci sono i tedeschi del SPD e i Socialisti spagnoli e francesi, mentre corposa è anche la delegazione rumena, svedese e portoghese.
ALDE è Alleanza dei Democratici e Liberali per l’Europa. Per l’Italia ci sono i Radicali, mentre il grosso della truppa parlamentare a Bruxelles è formata dal movimento spagnolo Ciudadanos, dai liberali olandesi e dal movimento del premier ceco Zeman. Di impronta liberale ed europeista, il gruppo può essere inserito nell’area di centrodestra. Di recente è arrivato l’ingresso anche di En Marche! di Emmanuel Macron.
ECR sono i Conservatori e Riformisti. Per l’Italia c’è Direzione Italia di Raffaele Fitto mentre il partito più importante sono i Conservatori della premier inglese Theresa May. Di recente Fratelli d’Italia ha annunciato il suo ingresso nel gruppo.
EFDD sta per Europa della Libertà e Democrazia Diretta. Questo è attualmente il gruppo del Movimento 5 Stelle e dei tedeschi dell’AfD, ma a breve però ci dovrebbe essere l’addio di entrambi. Come posizionamento è fortemente euroscettico e di destra.
LEFT è il gruppo di sinistra presente a Bruxelles. L’Italia è rappresentata da Altra Europa per Tsipras e da Rifondazione Comunista. Altri partiti principali sono Syriza proprio di Alexis Tsipras, i tedeschi di Linke e la sinistra di Mélenchon in Francia.
ENF sta per Europa delle Nazioni e delle Libertà. I due pilastri sono il Front National e la Lega. Ovviamente può essere descritto come un gruppo parlamentare spostato a destra e fortemente euroscettico.
Green/EFA sono i Verdi. La nostra Federazione dei Verdi può contare su due europarlamentari, ma sono soprattutto i partiti olandesi, tedeschi e del Nord Europa a portare in dote il maggior numero di voti.
Nuovi non affiliati sono tutte quelle nuove forze politiche che, attualmente, non sono presenti al Parlamento Europeo e che non dovrebbero posizionarsi in un nuovo eurogruppo centrista. La forza catalizzante doveva essere En Marche! di Macron, da noi Matteo Renzi guarda con entusiasmo a questo movimento, ma alla fine i francesi si sono uniti all’ALDE.