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Caso Cucchi: il tempo delle scuse è finito

Di Maddalena Tomassini – Parte terza, capitolo 1: Le scuse. Quelle dovute da uno Stato, da una società, da un’Arma dei Carabinieri. Ma anche le scuse di una sorella maggiore. Ilaria Cucchi ha passato nove anni a chiedere perdono a suo fratello. Lo ha confessato durante la puntata dell’11 ottobre di Porta a Porta. «Adesso riesco a svegliarmi la mattina senza il bisogno di chiedere scusa a Stefano per ciò a cui lo sto sottoponendo».

imageNove anni passati a mettere – letteralmente – in piazza la sua tragedia, per far cadere il recinto di bugie. L’11 ottobre, il muro cade. La confessione di Francesco Tedesco apre il vaso di Pandora: i colleghi Raffaele D’Alessandro e Alessio Di Bernardo hanno pestato Stefano, inferendo su di lui senza freni, causandogli quelle ferite che il 22 ottobre 2009 lo hanno condotto alla morte.

Il “Capitolo 1” della terza parte inizia così. Il 17 ottobre Elisabetta Trenta, ministro alla Difesa, ha affermato che tanti devono alla famiglia Cucchi quelle scuse che Ilaria ha reclamato su Facebook. Fra i “tanti” figura di certo Matteo Salvini (ricordiamo tutti il “mi fa schifo”). I precedenti dell’attuale vice premier lasciano poche speranze su sue eventuali scuse – che non arriveranno, a quanto pare, neanche dall’Arma.

Di certo non ne ha presentate il comandante generale Giovanni Nistri, durante il colloquio con Ilaria e il ministro Trenta, mercoledì scorso. Tutt’altro. A quanto racconta una delusa Ilaria Cucchi, Nistri si sarebbe lanciato in «45 minuti di sproloquio contro Casamassima, Rosati e Tedesco», i tre pubblici ufficiali che hanno permesso al caso di essere al punto attuale.

Il Capitolo 1 ora è chiuso. È stata Ilaria a voltare pagina parlando a Radio Capital. Il tempo delle scuse – giunte e mancate – è finito. Ora la richiesta è diversa: «Giù le mani dal processo». Il racconto giudiziario è lontano dall’epilogo. La lista degli indagati si è allungata. In questi giorni i magistrati stanno interrogando Massimiliano Colombo, sospettato di aver giocato una parte nella falsificazione dei rapporti sullo stato di salute di Stefano. La procura sembra in cerca di pesci più grandi.

sulla-mia-pelle-film-su-stefano-cucchi-4-1053791Il colpo di scena nel Caso Cucchi c’è stato; la svolta del terzo atto, quella che in un film porta alla risoluzione della trama. Nel caso della famiglia Cucchi è difficile parlare di lieto fine. «Papà continua a guardare il film ‘Sulla mia pelle’ ogni sera, si illude di cambiare il finale». Magari dice al sé stesso interpretato da Max Tortora di chiudere la porta di casa, di non sciogliere quell’abbraccio.

Quello è un capitolo di questa storia personale che a noi non sarà – come è giusto che sia – mai svelato. A noi non resta che attendere, e vedere cosa accadrà in tribunale. Magari questa volta le foto del corpo di Stefano rimarranno nel cassetto, permettendo alla famiglia (e a noi con loro) di restituire a Stefano il suo sorriso. E, forse, alla giustizia di ricordare il proprio dovere: riportare il cittadino alla legalità, non alla cenere.


 

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Maddalena Tomassini

Nerd della comunicazione da sempre, scrivo come giornalista da tre anni. Attenta alle tematiche sociali e dei diritti umani, spendo in penne più di quanto dovrei.