Le Vie dei Tesori per «spendere buone energie», intervista alla presidente Laura Anello

 

“Rinasci nella bellezza” è il tema della XIV edizione delle Vie dei Tesori che anche quest’anno rinnova il consueto appuntamento alla scoperta della Sicilia. Laura Anello ci racconta, fra difficoltà e coraggio, l’edizione 2020.


Anche quest’anno il festival Le Vie dei Tesori, giunto alla quattordicesima edizione, ci regala un intimo viaggio tra i segreti della Sicilia, un’avvincente scoperta fra le narrazioni di chi la vive. L’edizione di quest’anno vedrà coinvolti quattordici siti, fra città e borghi, con itinerari distribuiti in nove weekend tra il 12 Settembre e l’8 Novembre 2020.

Giardini, cupole, terrazze, musei, chiese e palazzi storici saranno visitabili in città quali Caltanissetta, Bagheria, Mazara del Vallo, Scicli, Ragusa, Monreale, Palermo, Catania, Messina, Trapani, Sciacca, Sambuca di Sicilia, Marsala, Noto. Non si tratta di viaggi di massa, ma riservati a chi la Sicilia vuole conoscerla fra quelle rughe che la rendono attraente, fra le pieghe di chi timidamente vuole nascondersi in quella voce – che non si sente ma che vuole intrattenere – volta all’orecchio di chi si ferma a sentirne il sibilo. Parlano le scalinate dei suoi oratori, il silenzio religioso delle sue chiese, i dipinti dei suoi palazzi, aperti a un pubblico dall’occhio curioso e a quei giovani avidi di conoscenza.

Locandina dalla pagina Facebook “Le Vie dei Tesori”

Laura Anello, giornalista e presidente dell’associazione “Le Vie dei Tesori”, ci ha raccontato cosa porta in seno quest’anno uno dei festival che hanno permesso di scoprire gli angoli nascosti e le storie impolverate della Sicilia, e l’hanno resa famosa agli occhi non solo di chi l’ha vissuta seppur di passaggio, ma anche di chi vi abita.

Da dove nasce l’importanza di un festival che possa celebrare la bellezza dei luoghi? «Le Vie dei Tesori nascono dal bicentenario dell’Università di Palermo quando ero responsabile delle relazioni istituzionali dell’Università di Palermo, e con l’allora rettore Giuseppe Silvestri abbiamo pensato ad una manifestazione che aprisse le porte. Poi, seguendo le orme del Festival della Letteratura di Mantova, ero affascinata dall’idea che la cultura uscisse dalle stanze e andasse in piazza. Da questo combinato disposto nascono le Vie dei Tesori. La matrice giornalistica è insita nel festival e rimanda a un’operazione di narrazione, qui la conoscenza è un grande lievito di crescita civile e culturale.

Le Vie dei Tesori restano fino al 2011 una manifestazione universitaria e diventa Onlus solo un paio di anni dopo. Aspettiamo il compimento della riforma del terzo settore per diventare una Fondazione. Le vecchie Onlus devono assumere un’identità differente. La manifestazione ha mantenuto intatte le caratteristiche con cui è nata, quel che appare fuori è l’apertura dei luoghi, ma per noi l’apertura dei luoghi sono un mezzo di coesione sociale che attiva processi di partecipazione collettiva, di partecipazione sociale e di valorizzazione della cultura».

Com’è stato immaginare, ma soprattutto, riprogettare Le Vie dei Tesori post Covid-19? «È stato uno sforzo spaventoso e devo ringraziare i miei collaboratori che sono stati eccezionali. Anche noi in lockdown ci siamo interrogati  sulla possibilità di fare. La buona volontà e il lavoro di tanti riesce a produrre degli effetti tangibili, con sacrifici, fatica e complessità infinite però è uno sforzo che in qualche modo viene ripagato. Quest’anno lo sforzo è stato triplo: il Covid-19 ci ha costretti ad un adattamento complesso.

Noi siamo stati fra i primi a digitalizzare tutti i processi, ma quest’anno abbiamo dovuto implementare il tutto inserendo delle audio guide con un sistema che permetta di usarle in maniera facile e intuitiva. Il mondo della scuola probabilmente mancherà e l’educazione al patrimonio è una cosa importante. Abbiamo cercato di conciliare la nostra formula tradizionale con le disposizioni sanitarie mantenendo un clima di gioia e condivisione. Credo che la gente si sia molto abituata a questo; in ogni caso noi abbiamo mantenuto il coupon: questo dà la possibilità a chiunque di accedere ai luoghi qualora ci siano le condizioni, noi raccomandiamo sempre di prenotare. Abbiamo anche reclutato una responsabile della sicurezza che si occuperà di supervisionare queste cose, quest’anno bisognerà avere più accortezza».

Ci sono delle novità in questa edizione, nuove città e nuove opportunità? «Avevamo circa quaranta città candidate e ne abbiamo potuto scegliere tre: Bagheria, Mazara del Vallo e Monreale, che oltre al Duomo presenta  un circuito fatto di chiese e di luoghi che in questa occasione saranno visitabili. Erano le realtà più pronte e capaci di collaborare in termini logistici e con una forte antenna locale. Sono programmi un po’ più piccoli rispetto allo scorso anno, ma sono programmi che hanno un grande interesse. Bagheria apre l’Oasi Blu ad esempio, uno fra i tanti posti non conosciuti agli stessi bagheresi; Mazara del Vallo invece ci mostrerà le sue cave sotterranee. In passato già la vicina Marsala aveva fatto parlare di sé con il volo in piper sulle saline ma anche le attività a Mozia e le terapie del sale a Marsala.

Palermo è stata la culla di tutto, propone centodieci opportunità, con apertura delle carceri allo Steri dove il festival è partito, la hall dell’Hotel delle Palme, l’oratorio del Rosario in San Domenico e tanto altro. Fra le novità c’è anche la nascita dell’associazione degli Amici delle Vie dei Tesori, un modo per fidelizzare i fruitori, attraverso un club che tutto l’anno propone esperienze e attività che può continuare a fare indipendentemente dal festival. Ci sono delle attività che tutto l’anno possono andare avanti e possono essere condivise dalla comunità.

Qual è il messaggio che volete lanciare alla vigilia della quattordicesima edizione palermitana, al netto delle difficoltà, ma avendo mantenuto ferma la promessa di esserci sul territorio? «Forse sono due i messaggi: “Rinasci nella bellezza”, cioè provare a ripartire dai luoghi, dai tesori delle comunità, che sono luoghi di riconoscimento identitario, luoghi da cui ripartire per contrastare il centro di rabbia sociale. Le comunità, i luoghi della storia, sono luoghi da cui ripartire per trovare anche un nuovo senso dello stare al mondo. Infine, un messaggio che noi mandiamo ai ragazzi: siamo un’associazione Onlus che vive delle donazioni, del tempo dei volontari, delle donazioni dei luoghi che vengono messi a disposizione del circuito turistico; se ci si mette insieme si possono fare nuove cose rifugendo da logiche di assistenzialismo. Si può essere protagonisti della propria vita spendendo delle buone energie».


 

3 commenti

I commenti sono chiusi