La nave di Banksy, l’arte per l’umanità

 

Dal 18 agosto l’imbarcazione Louise Michel, acquistata dallo street artist Banksy, naviga nelle acque del Mediterraneo per scopi umanitari.


Abbiamo ormai perso il conto di tutte le volte in cui Banksy ci ha stupiti, e faremmo meglio a rassegnarci al fatto che gli interrogativi che avvolgono la sua figura probabilmente non avranno mai una risposta, se non quando lui deciderà di fornircela, ovviamente a suo modo. Fino a quel momento non possiamo fare altro che assistere alla creazione dei suoi lavori, andando oltre la indiscutibile bellezza estetica e originalità, e cercando di comprendere quale punto della nostra anima lui abbia deciso di colpire.

Sempre pronto a focalizzare l’attenzione su temi scottanti e di grande rilievo, il famoso (e ancora anonimo) street artist britannico questa volta ha superato l’aspetto artistico e astratto, ed è sceso decisamente nel concreto: ha scritto a Pia Klemp, capitana di lungo corso di diverse ong, dicendole che avrebbe acquistato un’imbarcazione da utilizzare per il salvataggio dei migranti in mare.

È nata così la “Louise Michel, imbarcazione di 31 metri battente bandiera tedesca, appartenente in precedenza alle autorità doganali francesi, che dal 18 agosto è attiva nel mar Mediterraneo. Proprio pochi giorni fa, il 27 agosto, è avvenuto il primo salvataggio: 89 migranti, tra cui 14 donne e 4 bambini; mentre l’ultimo risale a venerdì scorso, quando l’imbarcazione ha risposto all’allerta di “Moonbird”, l’aereo della ong Humanitarian Pilots Initiative che sorvola il Mediterraneo centrale.

La Louise Michel è molto più piccola rispetto alle altre imbarcazioni adibite al medesimo scopo, ma proprio per questo risulta più agile e veloce, riuscendo a superare la Guardia costiera libica e procedendo così al recupero dei migranti prima che questi ultimi vengano riportati nei campi di detenzione in Libia, come ha dichiarato la Klemp.

Non sembra essere un caso che Banksy abbia scelto proprio lei – del resto, quando mai lo street artist ha lasciato qualcosa al caso? –, una donna che vede la questione dei migranti non solo come un fatto politico e umanitario, ma come «parte di una lotta antifascista», come ha affermato lei stessa in un’intervista al The Guardian

Oggi l’equipaggio della Louise Michel (che conta dieci membri con esperienza in ricerca e salvataggio) si trova in serie difficoltà: la nave, che potrebbe ospitare al massimo 120 persone, ne ha a bordo 219 (più altre 33 su un gommone di salvataggio), molte delle quali ferite e con ustioni – ci sarebbe anche un morto –, e si trova bloccata nella zona SAR (Search And Rescue) maltese; ciò ha dato vita a una catena di solidarietà tra le altre navi impegnate nella stessa attività: la Sea Watch 4 ha cambiato rotta per assisterla, e anche la Mare Jonio di Mediterranea era pronta a salpare da Augusta. Sul web rimbalzano tweet di SOS carichi di disperazione e di indignazione: «Act EU, now!», «Do your job. Rescue them».

Da sempre interessato a rappresentare i problemi del mondo (ambientali, politici), ma soprattutto a focalizzarsi sugli ultimi, i più deboli, siano essi senzatetto o profughi di guerra, Banksy non ha mai fatto mistero della sua attenzione profonda alla condizione dei migranti, basti pensare al murales apparso a Venezia nel dicembre scorso, raffigurante un bambino migrante intento a tenere un fumogeno di colore rosa. Questa però è la prima volta che l’artista decide di finanziare un intero progetto finalizzato all’aiuto concreto di quei soggetti che tante volte sono stati protagonisti dei suoi lavori. Murales che raffigurano esseri umani, donne, bambini reali, che hanno bisogno di aiuti altrettanto reali, che questa barca bianca e rosa sta cercando di dare, insieme alle altre impegnate già da mesi a fronteggiare un’emergenza che sembra non avere fine.

Tralasciando la cronaca dei fatti in costante evoluzione, non possiamo evitare di osservare la vicenda con uno sguardo critico che ci spinge a chiederci se questa sia l’ennesima mossa per attirare l’attenzione, o piuttosto un furbo stratagemma utilizzato dall’ignoto artista britannico per svegliare le coscienze, sfruttando proprio la notorietà mondiale.

La risposta, ovviamente, non la sapremo mai, e forse non dovremmo nemmeno cercarla: ciò che sappiamo, però, è che con questa mossa Banksy è uscito dagli schemi, ancora una volta, quegli stessi schemi da lui più volte valicati: qui non ci sono più i topi arrabbiati con le mascherine nella metropolitana di Londra, ma una nave vera, reale, che solca i mari e cerca di salvare vite.Abbandonando la retorica non si vuole considerare Banksy come un supereroe moderno, i supereroi sono altri: sono medici e infermieri, come raffigurato in una sua opera sul profilo Instagram a metà aprile, in pieno lockdown; sono i membri degli equipaggi della Louise Michel, della Sea Watch, della Mare Jonio; sono tutti quelli che combattono ogni giorno, concretamente, i problemi di questo mondo malato. Ma è senz’altro da apprezzare la scelta dell’artista, sicuramente non comune e non scontata, in perfetta linea con il suo stile. E questa volta è proprio il caso di dirlo: l’arte si è messa al servizio del popolo, anzi, proprio degli ultimi.

Immagini Twitter – Louise Michel


 

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