BCE, è ancora tempo di falchi
Analizziamo insieme le principali decisioni che la BCE ha assunto nel mese di giugno in materia di tassi di interesse di riferimento.
«L’inflazione è diminuita ma dovrebbe rimanere troppo elevata per un periodo di tempo troppo prolungato. Siamo determinati ad assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione al nostro obiettivo del 2 per cento nel medio periodo. Il Consiglio direttivo ha pertanto deciso oggi di innalzare di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento della BCE».
Con queste parole, lo scorso 15 giugno, la Presidente della Banca Centrale Europea (BCE) Christine Lagarde ha aperto la conferenza stampa che, come di consueto, si è tenuta a Francoforte sul Meno a valle del Consiglio direttivo sulle decisioni di politica monetaria
Pertanto, a decorrere dal 21 giugno scorso, i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali – ossia il tasso di interesse corrisposto dalle banche quando assumono prestiti dalla BCE per la durata di una settimana – sulle operazioni di rifinanziamento marginale – ossia il tasso di interesse corrisposto dalle banche quando assumono prestiti dalla BCE overnight – e sui depositi presso la banca centrale – ossia il tasso che definisce l’interesse che le banche percepiscono sui loro depositi overnight – si attestano, rispettivamente, al 4,00 per cento, al 4,25 per cento e al 3,50 per cento.
Un tale incremento – l’ennesimo nel 2023 che segue i recenti innalzamenti di pari magnitudo entrati in vigore lo scorso 10 maggio e 22 marzo – è una conseguenza diretta di una revisione al rialzo in giugno delle stime precedentemente formulate in marzo e pubblicate nel ECB staff macroeconomic projections for the euro area (anche le “precedenti proiezioni”).
Inflazione
Le stime aggiornate dagli esperti dell’istituto di Francoforte rispetto al triennio 2023-2025 (anche “l’arco piano di analisi”), rappresentate all’interno dell’Eurosystem staff macroeconomic projections for the euro area (anche “le nuove proiezioni macroeconomiche”) pubblicato lo scorso 15 giugno, attestano l’inflazione complessiva in media al 5,4 per cento nel 2023, al 3,0 per cento nel 2024 e al 2,2 per cento nel 2025 determinando, pertanto, un rialzo di circa +0,1 per cento per ogni anno oggetto di analisi rispetto alle precedenti proiezioni.
Come già emerso nelle stime formulate dalla Commissione Europea nelle sue previsioni di primavera, l’inflazione complessiva non è più trainata, come accadeva in precedenza, dall’effetto diretto dell’incremento delle quotazioni dei beni energetici; nel 2023 la componente che si sta rilevando più persistente e che sta alimentando in modo significativo l’inflazione complessiva dell’Unione Europea è la cosiddetta inflazione di fondo.
Anche rispetto a questo aspetto gli esperti, rispetto alle precedenti proiezioni, hanno rivisto le proprie stime al rialzo, attestando l’inflazione al netto della componente energetica e alimentare al 5,1 per cento nel 2023, al 3,0 per cento nel 2024 e al 2,3 per cento nel 2025.
Espansione economica
Nel corso della conferenza stampa del 15 giugno sono state comunicate anche le nuove stime relative all’espansione economica.
Rispetto alle precedenti proiezioni, gli esperti hanno rivisto le previsioni di crescita del PIL in termini reali, apportando una lieve riduzione alle annualità 2023 e 2024 e mantenendo invariate quelle fatte per il 2025. Infatti, alla luce delle ultime analisi, la nuova previsione di crescita del PIL in termini reali dovrebbero attestarsi allo +0,9 per cento nel 2023 (-0,1 per cento rispetto alle precedenti proiezioni), al +1,5 per cento nel 2024 (-0,1 per cento rispetto alle precedenti proiezioni) e al +1,6 per cento nel 2025 (invariata rispetto alle precedenti proiezioni).
Nel confronto con le precedenti proiezioni, portando l’analisi a una maggiore granularità, si può notare come nel biennio 2024-2025 l’indebolimento del contributo fornito dalla bilancia commerciale (-0,6 per cento rispetto alle precedenti proiezioni), ossia la differenza tra il valore delle esportazioni e quello delle importazioni, sia compensato dal rafforzamento dei consumi (+0,4 per cento rispetto alle precedenti proiezioni) i quali, proprio in quel biennio, dovrebbero segnare una netta ripresa coerentemente con il miglioramento dello stato di fiducia e con la progressiva riduzione dell’inflazione che comporterà di conseguenza una espansione più significativa del reddito disponibile reale.
Fonte: Banca Centrale Europea (link)
Altri aumenti in vista?
La politica monetaria restrittiva fin qui messa in atto dal Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea sta gradualmente influenzando tutta l’economia, determinando una riduzione (in proiezioni) dell’inflazione verso il target del 2 per cento.
Le condizioni di finanziamento più restrittive e l’aumento dei costi di indebitamento, derivata prima dell’aumento dei tassi di interesse di riferimento, stanno raffreddando l’economia determinando una contrazione della domanda.
Il tempo dei falchi, tuttavia, potrebbe non ancora essere giunto al termine. Infatti, la Presidente Lagarde non ha escluso ulteriori aumenti, precisando in conferenza stampa che «le nostre decisioni future assicureranno che i tassi di riferimento della BCE siano fissati a livelli sufficientemente restrittivi da conseguire un ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2 per cento a medio termine e siano mantenuti su tali livelli finché necessario.
Continueremo a seguire un approccio guidato dai dati per determinare livello e durata adeguati della restrizione. In particolare, le decisioni sui tassi di interesse seguiteranno a essere basate sulla nostra valutazione delle prospettive di inflazione considerati i dati economici e finanziari più recenti, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria».