Palermo dimenticata: c’era una volta l’Olivuzza e la signora Oliva

A distanza di quasi un secolo da quando la “contrada” ha cambiato nome, praticamente tutti i palermitani chiamano ancora questa strada corso Olivuzza. Perché?


Una spianata ricca di giardini e boschi si estendeva a est della Zisa e a sud e della “Noce”, fino al XVIII secolo è stata una zona di caccia o di gite “fuori porta” perché distante dal centro abitato palermitano. Stiamo parlando dell’Olivuzza che, tradita dallo stesso toponimo, si presentava con verde a perdita d’occhio e con lecci secolari – arbusti della famiglia delle querce – sopravvissuti ancora oggi, a testimonianza del tipo di vegetazione che si poteva trovare originariamente in quest’area di Palermo

Olivuzza vorobyev
M. Vorobyev, “Palermo. Sulla strada per l’Olivuzza” (1847)

Perché Olivuzza?

Come tantissime storie che fanno parte di ogni città, anche il nome di questa “contrada” nelle campagne deriva da informazioni a metà tra storia e leggenda. “Olivuzza” sarebbe il nome della proprietaria di un’antica locanda. Questa signora Oliva, affettuosamente chiamata “Olivuzza” da tutti i clienti di passaggio, sarebbe stata una sorta di istituzione della zona rurale frequentata da molti cacciatori. 

Molti palermitani, oggi, conoscono questo nome della tradizione perché tramandato oralmente.  Non è mai stato ufficializzato il nome di “corso Olivuzza” per la strada che da moltissimi anni prende il nome di corso Camillo Finocchiaro Aprile. Si tratta di una strada importante, storica e che porta direttamente di fronte al Tribunale di Palermo. 

Palermo è un fiorire di borgate, strade e vicoli toponomasticamente interessanti. Significativo come moltissime strade abbiano un’origine così intimamente collegata a piccole storie o a riferimenti immediati che ne facilitavano l’identificazione. Che un’intera estensione cittadina avesse (e abbia) una denominazione collegata a un’antica locanda gestita da questa fantomatica signora Oliva, la dice lunga sulla semplicità e utilità che contraddistingueva i nomi dei luoghi di una città.

Piccola nota umoristica: alcune persone confondono ancora oggi il nome tradizionale di questa strada tra corso Livuzza e (come è corretto) Olivuzza. Gli inganni e gli scherzi della tradizione orale hanno portato storicamente a tantissime storpiature o, talvolta, a cancellazioni di alcuni termini originari. Per fortuna, non è ancora il nostro caso.

L’Olivuzza nei testi degli studiosi del passato

Carmelo Piola nel suo Dizionario delle strade di Palermo (1870) descrive alla voce Olivuzza una ricostruzione senza pretese storiche: «quando questa contrada non era adorna di tanti  sontuosi e magnifici palagi, com’è al presente, abitava in essa una vecchia bettoliera, chiamata Oliva».

Piola giustifica l’utilizzo del vezzeggiativo perché questo «accorda il vernacolo siciliano alle vecchie di umile condizione». Dunque, stando a una delle definizioni più indietro nel tempo, «poiché la sua bettola era il convegno de’ cacciatori, e tutti indicavano questo convegno col nome di quella buona vecchiarella, rimase alla contrada il titolo di Olivuzza».  

Proseguendo nella lettura di questa evoluzione storica della toponomastica, si legge che «in  progresso di tempo, venuta questa [la contrada Olivuzza] in gran voga per villeggiarvi, a cagione della salubrità del suo aere e della sua vicinanza moltissima alla città, fu tutta decorata da elegantissime ville, fra cui son soprattutto da mentovarsi, oltre la più antica di casa Pignatelli , de’ duchi di Monteleone, quella de’ Ventimiglia, principi di Belmonte, non che Taitra del Lo Paso, duca di Serradifalco, e finalmente quella deliziosissima della principessa di Butera Branciforti». 

Insomma, la zona si trasformò rapidamente nel corso del XVIII secolo in una zona in cui sorgevano grandi residenze nobiliari che, col tempo, non avrebbero convissuto “pacificamente” con una zona che si riconosceva per la presenza di una bettola di una vecchia signora.

Altri cenni storici

Una denominazione meno comune del corso Olivuzza era “Piano della Chiusa dei Lanza”, questi ultimi, non a caso, proprietari dei terreni esistenti tra le attuali vie Noce e Serradifalco. Ma in tempi in cui i toponimi più “sinceri” non erano quelli delle grandi famiglie ma quelli più umili e concreti, tale denominazione ha pochissime testimonianze riportate presso gli studiosi. 

Corso Olivuzza era un punto di snodo di antiche strade di Palermo che oggi reputiamo forse centri nevralgici per moltissimi spostamenti: da Piazza Indipendenza (allora Piano di Santa Teresa per ovvi motivi dato che l’indipendenza non era ancora raggiunta), arrivava la via Colonna Rotta – anche questo toponimo è un aneddoto affascinante – e dalla Zisa l’Olivuzza portava dentro le antiche mura della città. È chiaro come possiamo faticosamente immaginare i collegamenti di oltre 150 anni fa, ma lasciamoci trasportare in un tempo in cui i collegamenti principali tra borgate e quartieri, oggi fitti di vie e vicoli, erano pochi ed essenziali.

Chi abitava all’Olivuzza?

All’inizio del XVIII secolo l’area risultava ancora non edificata. Stando alle informazioni di un prezioso studio della Dott.ssa Continella, questa contrada era infatti una zona quasi disabitata, frequentata solo da cacciatori e considerata addirittura poco sicura. Interessi agrumari crebbero rapidamente nella zona data la quantità d’acqua e la fertilità dei terreni.

La popolazione della zona aumentò per via dell’edificazione di diverse palazzine con le proprie disponibilità agricole che necessitavano di manodopera. A costruire in zona arrivarono i Torrebruna, i Lampedusa, i Gela, i Rudinì, i Belmonte ed altri che venivano nella zona a villeggiare durante l’autunno. I casini di caccia divennero rapidamente delle ville con annessi grandiosi parchi. 

Nel 1891, con la costruzione della stazione ferroviaria Lolli la contrada cominciò a saldarsi al centro cittadino. Nel 1910, l’allungamento di una strada molto importante che portava a Piazza Castelnuovo, consacrò l’ingresso dell’Olivuzza nel centro cittadino: si trattava di via Dante Alighieri.

Nel 1937 corso Olivuzza cambia ufficialmente nome in corso Camillo Finocchiaro Aprile, politico e giurista italiano, ministro della giustizia e delle poste del Regno d’Italia per diversi mandati e diversi governi, da Fortis a Giolitti. A distanza di quasi un secolo da quel cambiamento toponomastico, praticamente tutti i palermitani chiamano ancora questa strada corso Olivuzza rendendo omaggio alla signora Oliva, proprietaria di una malandata e umile osteria.


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