Sicurezza stradale, le proposte della Commissione europea
Lo scorso 1 marzo, la Commissione europea ha presentato proposte volte ad aumentare la sicurezza stradale, nell’ottica dell’obiettivo “zero vittime”.
Negli ultimi anni, caratterizzati dall’avvento della crisi pandemica, l’operato delle Istituzioni comunitarie è stato sempre di più orientato verso il raggiungimento di obiettivi predefiniti, come la transizione verde o la trasformazione digitale, considerati quali priorità per incrementare la resilienza dell’Unione Europea (UE) nei confronti delle sfide presenti e future, nonché la tutela dei propri cittadini.
Tra questi, si annovera l’obiettivo “zero vittime”, inserito nel più ampio quadro strategico dell’UE per la sicurezza stradale 2021-2030. Nel dettaglio, la Commissione europea si è proposta, quale ambizioso target, di avvicinarsi all’azzeramento del numero di vittime e di feriti gravi sulle strade europee entro il 2050, così come di ridurre tale numero del 50 per cento entro il 2030.
I dati sulla sicurezza stradale nell’UE
Muovendo dai dati preliminari sui decessi a seguito di incidenti stradali relativi al 2022, pubblicati dalla Commissione europea lo scorso 21 febbraio, l’anno scorso le vittime della strada sono state circa 20.600, in aumento del 3 per cento rispetto al 2021, ma in calo del 10 per cento rispetto al 2019; un effetto al ribasso, questo, determinato dal periodo pandemico, nel quale la circolazione dei veicoli – a causa delle fasi di lockdown e delle restrizioni imposte nei vari Stati membri – ha subito una notevole riduzione.
Nell’ambito di tale scenario, si inseriscono notevoli differenze tra i Paesi UE: se, da un lato, vengono rilevate riduzioni significative (in Lituania e Polonia del 30 per cento, mentre in Danimarca del 23 per cento), dall’altro il numero di decessi dovuti a sinistri stradali è rimasto stabile o addirittura è aumentato (così in Stati membri come Irlanda, Spagna, Francia, Italia, Paesi Bassi e Svezia). Si tratta di dati di non poco rilievo, se associati a un tasso di mortalità la cui media dell’UE si è attestata, per il 2022, a 46 morti per milione di abitanti.
Sotto altro fronte, seguendo le analisi statistiche del 2021, è possibile notare come, all’interno dell’Unione, il 52 per cento delle vittime ha perso la vita su strade extraurbane, il 39 per cento in aree urbane e il 9 per cento in autostrada. Di queste, il 45 per cento erano conducenti o passeggeri di autovetture, il 18 per cento pedoni, il 19 per cento utilizzatori di veicoli a motore a due ruote (motociclette e ciclomotori) e il 9 per cento ciclisti.
Le proposte della Commissione europea sulla sicurezza stradale
I dati sopra richiamati hanno portato la Commissione europea a riconfermare il proprio impegno nell’accrescere la sicurezza per tutti gli utenti della strada. In tale ottica, lo scorso 1 marzo, l’Istituzione comunitaria ha presentato alcune proposte legislative, volte rispettivamente a determinare una revisione della direttiva sulle patenti di guida, a modificare la normativa intesa ad agevolare lo scambio transfrontaliero di informazioni sulle infrazioni in materia di sicurezza stradale, nonché a intervenire sulla validità in tutta l’UE di alcune decisioni di interdizione alla guida.
Nello specifico, si tratta di norme che – a parere della Commissione europea – contribuiranno al conseguimento dell’obiettivo “zero vittime”, ammodernando le norme sulle patenti di guida, anche attraverso l’introduzione di una patente di guida digitale valida in tutta l’Unione, e di nuove disposizioni intese a facilitare l’applicazione transfrontaliera del codice della strada.
Con il novero legislativo proposto dall’esecutivo comunitario, i conducenti risulteranno meglio preparati ai veicoli a zero emissioni e alla guida nelle strade urbane, caratterizzate da un maggior numero di biciclette e veicoli a due ruote e da un’elevata presenza di pedoni. In aggiunta, i giovani avranno la possibilità di acquisire esperienza attraverso un programma di guida accompagnata e, a partire dai 17 anni di età, potranno imparare a guidare e ottenere la patente, avendo facoltà di condurre un veicolo da soli dall’anno successivo al conseguimento del titolo di guida (18 anni), così potendo lavorare come conducenti professionisti se acquisiranno un impiego specifico.

Moderne norme sulle patenti: sicurezza e semplicità
Nel predisporre la propria proposta in materia di revisione della direttiva sulle patenti di guida, la Commissione europea si è ispirata alle migliori pratiche già in adozione in diversi Stati membri, con l’obiettivo di migliorare la sicurezza stradale, attraverso l’applicazione di specifiche misure. Nel dettaglio:
– un periodo di prova di almeno 2 anni per i neopatentati dopo il superamento dell’esame e la tolleranza zero per la guida in stato di ebbrezza. Si tratta di norme fondamentali poiché sebbene i giovani rappresentino soltanto l’8 per cento della totalità degli automobilisti, 2 incidenti mortali su 5 coinvolgono un conducente (di automobili o motocicli) di età inferiore ai 30 anni;
– la possibilità per i giovani di sostenere l’esame e iniziare la guida accompagnata di automobili e camion a partire dai 17 anni, al fine di acquisire esperienza di guida;
– l’adeguamento della formazione e degli esami dei conducenti per prepararli meglio alla presenza di utenti vulnerabili della strada. Ciò contribuirà ad accrescere la sicurezza dei pedoni, dei ciclisti e degli utenti di biciclette elettriche e monopattini elettrici nel contesto della transizione dell’UE verso una mobilità urbana più sostenibile;
– una valutazione più mirata dell’idoneità medica, che tenga conto dei progressi nelle cure mediche per malattie quali il diabete. I conducenti saranno, inoltre, incoraggiati ad aggiornare le proprie competenze e conoscenze di guida per tenere il passo con gli sviluppi tecnologici.
Nell’ottica di rendere più agevole e semplice il riconoscimento delle patenti di guida tra Paesi UE, la Commissione europea ha proposto l’introduzione di una patente di guida digitale, la cui sostituzione, rinnovo o conversione avverranno grazie alla predisposizione di apposite procedure online. Tale impostazione sarà altresì utile ai cittadini di Stati terzi, in cui vigono norme di sicurezza stradale comparabili, poiché consentirà loro di convertire la propria patente di guida in una dell’UE.
Verso un’applicazione transfrontaliera della normativa stradale
Un dato significativo, relativo all’anno 2019, riguarda la percentuale di infrazioni transfrontaliere commesse impunemente, pari al 40 per cento; percentuale, questa, determinata dalla mancata identificazione dei trasgressori o dall’inattivata esecuzione forzata del pagamento. Quanto precisato consente di comprendere come le attuali norme dell’UE in materia di applicazione transfrontaliera della normativa stradale non siano riuscite a garantire una piena tutela contro gli autori delle infrazioni.
Per tale ragione, e muovendo dal dato sopra indicato, la Commissione europea ha ritenuto opportuno proporre una modifica dell’odierno quadro legislativo, al fine di permettere alle autorità di contrasto di accedere ai registri nazionali delle patenti di guida e di rafforzare il ruolo dei punti di contatto degli Stati membri affinché possano cooperare meglio con le autorità di contrasto medesime, coinvolte nelle indagini sulle infrazioni.
Per quanto concerne il novero delle infrazioni, la normativa attuale comprende alcune delle più frequenti e gravi, come l’eccesso di velocità e lo stato di ebbrezza. In tale prospettiva, l’Esecutivo comunitario ha proposto l’ampliamento del suddetto novero, comprendendo ulteriori fattispecie, quali: il mancato rispetto della distanza di sicurezza dal veicolo che precede; il sorpasso pericoloso; la sosta pericolosa; il sorpasso con striscia longitudinale continua; la guida contromano; il mancato rispetto delle norme sull’utilizzo dei corridoi di emergenza; l’uso di un veicolo sovraccarico.
In altri termini, secondo la Commissione europea, le proposte legislative sin qui esaminate, una volta entrate in vigore, contribuiranno a ridurre l’impunità per le infrazioni stradali sopra menzionate, nonché a migliorare la capacità degli Stati membri di sanzionare i trasgressori provenienti da altri Stati membri, assicurando altresì la parità di trattamento tra trasgressori residenti e non residenti. Non resta che attendere gli sviluppi delle prossime tappe, in cui il Parlamento europeo e il Consiglio dell’UE esamineranno tali proposte nell’ambito della procedura legislativa ordinaria.