Diritti per la comunità transgender, i casi di Spagna e Bulgaria

Se in Spagna, con la nuova Legge trans, le persone transgender potranno godere di più diritti, in Bulgaria non sarà più possibile cambiare genere nei documenti, nemmeno a seguito di un’operazione chirurgica.


Le ultime settimane sono stati cruciali per i diritti delle persone transgender in alcuni Paesi europei. In Spagna, è stata finalmente approvata la cosiddetta “Legge trans” che stabilisce il diritto all’autodeterminazione delle persone transgender, a partire già dai 16 anni. Sarà possibile, infatti, richiedere la modifica del proprio sesso all’anagrafe, senza alcuna autorizzazione giudiziaria o medica. L’autorizzazione del giudice sarà necessaria per le persone dai 12 ai 14 anni, e quella dei genitori o di chi ne fa le veci per la fascia d’età 14-16. 

Un grande passo avanti per la comunità LGBT+, che avrà così più tutele e libertà, dopo essersi battuta per ottenere questo risultato, insieme alla ministra delle pari opportunità Irene Monteros, che aveva promosso la legge. Legge che non garantisce soltanto il diritto a poter cambiare i propri documenti ma anche l’accesso a tecniche di riproduzione assistita, ad una educazione sessuale più ampia e al riconoscimento genitoriale per le coppie dello stesso sesso non sposate. 

A tal proposito, la ministra Montero ha commentato la vittoria evidenziando che «Le persone transgender non sono malate, sono persone, punto (…) da oggi lo stato riconosce questo». 

Dopo aver superato l’ostilità di alcuni collettivi femministi, di alcuni partiti di opposizione e i dubbi di una fetta dello stesso partito socialista al governo, quindi, la Spagna è riuscita a far passare una legge storica in materia di diritti. 

«È una vittoria per i diritti umani quando si parla della libera determinazione di genere. Da oggi, le nostre vite cambieranno perché non siamo malati» ha dichiarato Uge Sangil, a capo della più grande associazione LGBT+ spagnola (FELGBT+).  

Prima di questa legge, il processo per cambiare il proprio genere nei documenti ufficiali con quello in cui ci si riconosce era più complesso; infatti, era necessario ottenere una diagnosi medica di disforia di genere e un trattamento di due anni per poter cambiare alcune caratteristiche fisiche in modo da avvicinarle al genere in cui ci si identificava. 

La situazione in Bulgaria

Non basteranno, invece, nemmeno queste procedure per poter cambiare genere in un altro Paese europeo: la Bulgaria

Lo scorso lunedì 20 febbraio la Corte di Cassazione di Sofia ha stabilito che le persone transgender non potranno più cambiare genere nei documenti, nemmeno a seguito di un’operazione chirurgica. 

La legge a riguardo non era mai stata chiara e non stabiliva né il divieto né il diritto di poter cambiare il proprio genere. Adesso, la decisione della Corte mette dei paletti ben precisi in materia di diritti transgender, praticamente inesistenti nel Paese. Conferma, dunque, che la legislazione attuale non prevede la possibilità per i tribunali di ammettere processi legali per cambiare il proprio genere.

«La costituzione e la legislazione bulgara sono state fondate sull’esistenza binaria della specie umana» si legge proprio nella decisione. I giudici che hanno dissentito da questo risultato sostengono che invece «Il cambio legale del genere non è in contraddizione con l’esistenza binaria della specie umana, in quanto non fa riferimento ad un terzo genere». 

Adela Katchaounova, del Bulgarian Helsinki Committee, ha criticato la decisione della Corte di Cassazione evidenziando il fatto che cambiare il genere di una persona non condiziona o modifica i diritti di una terza parte; inoltre questa decisione potrebbe simboleggiare l’ennesimo pretesto per attaccare le persone transgender nel Paese, la cui situazione è già abbastanza precaria. 

Attivisti e persone transgender hanno protestato per le strade di Sofia lo scorso 22 febbraio, per far sentire la voce di chi verrà direttamente influenzato da questa decisione. «Ci rivolgiamo ai coraggiosi giudici bulgari per continuare ad applicare le norme della legge internazionale ed europea» si legge nell’evento della protesta

Infatti, la legge internazionale specifica che le persone transgender non dovrebbero essere soggette a richieste spropositate per poter ottennere il riconoscimento della propria identità e questa decisione sarebbe una violazione degli standard internazionali in materia di diritti umani.  

Ciò che, a questo punto, la comunità richiede è l’introduzione di un framework specifico per introdurre il riconoscimento legale delle persone transgender. «Chiediamo che vengano imposte sanzioni fin quando questa parte di legislazione antiquata e disumana non sarà ribaltata». Così si legge in una lettera aperta che è girata nella comunità LGBT+ e non solo in Bulgaria, lettera che condanna i recenti fatti e chiede alla comunità internazionale di prendere posizione a riguardo. 

Se prima, in qualche caso specifico, le persone transgender in Bulgaria venivano riconosciute dopo aver concluso il percorso di transizione e potevano cambiare documenti dopo una riassegnazione chircugica, adesso tutto ciò non sarà più possibile. 

Tuttavia, sempre più Paesi nel mondo stanno garantendo più diritti alla comunità transgender, eliminando alcune se non tutti quei requisiti che rendevano complesso il processo per poter cambiare genere a livello burocratico. 

La Spagna si unisce a Paesi come Argentina, Belgio, Colombia, Danimarca, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Norvegia, Portogallo ed Uruguay che hanno anteposto alle procedure per il riconoscimento di genere l’autonomia individuale. 


Immagine in copertina di Ted Eytan 

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