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Banca d’Italia, le previsioni per il triennio 2023-2025

Analizziamo insieme le proiezioni economiche elaborate da Banca d’Italia nel suo primo bollettino economico del 2023.


Le previsioni per l’anno 2023 per l’economia globale – che si evincono dall’intervista rilasciata dal Direttore Generale del Fondo Monetario Internazionale (FMI) alla CBS News e da quanto emerge dal Global Economic Prospects pubblicato recentemente dalla Banca Mondiale – delineano un quadro economico internazionale poco roseo caratterizzato da un duro rallentamento della crescita, dal concreto pericolo dell’avvio di una fase recessiva e dal perdurare di una politica monetaria restrittiva come strumento di contrasto alla spirale inflattiva ancora in atto.

Portando l’analisi a un livello più granulare, può risultare molto interessante ripercorrere le proiezioni elaborate da Banca d’Italia nel Bollettino Economico, n. 1 – 2023 nei due scenari ipotizzati, base e avverso, entrambi collegati principalmente alle conseguenze dirette e indirette del conflitto Russo-Ucraino che sta indubbiamente continuando ad alimentare l’eccezionale elevata incertezza del contesto macroeconomico. 

Banca d’Italia: previsioni 2023-2025 nello scenario base

Nello scenario base, Banca d’Italia considera che le tensioni ascrivibili al conflitto si mantengano ancora significative nei primi mesi del 2023, per ridursi gradualmente lungo l’arco piano di previsione 2023-2025 (l’”arco piano di previsione”). 

Più specificatamente, in tale scenario, si ipotizza:

– in continuità con il 2022, un elevato livello delle quotazioni energetiche anche per il 2023 che tenderanno a contrarsi gradualmente nel biennio successivo. Nello specifico si prevede una progressiva riduzione del prezzo del greggio (qualità Brent) – fissato sulla base delle quotazioni dei contratti futures –  che si attesterebbe al termine dell’arco piano di previsione a una quotazione di 73 dollari al barile (-28 per cento rispetto alle quotazioni del 2022). Stesso trend viene ipotizzato per il prezzo del gas che, al termine dell’arco piano di previsione, dovrebbe ridursi fino a circa 59 euro per megawattora (-34 per cento rispetto alle quotazioni del 2022);

– un significativo rallentamento del commercio mondiale nel 2023 – determinato principalmente dall’elevata inflazione e dell’incertezza connessa al conflitto Russo-Ucraino ancora in corso – e una ripresa, a ritmi più sostenuti, nel biennio 2024-25. In particolare, si suppone che la domanda estera ponderata per i diversi mercati di destinazione delle esportazioni italiane, dal +6,5 per cento del 2022, rallenti fino al +2 per cento nel 2023 e cresca in media di poco più del +3 per cento nel biennio 2024-25; 

– in coerenza con il 2022, una crescita dei tassi di interesse nominali anche per il 2023 che si stabilizzeranno nel biennio 2024-25. Nel dettaglio, si ipotizza che il valore medio dell’Euribor a tre mesi, che nel 2022 si è attestato allo 0,4 per cento, cresca fino al 3,4 per cento nel 2023 e si riduca leggermente fino al 2,8 per cento nel biennio 2024-25. Con riferimento al tasso di interesse sui buoni del Tesoro poliennali (BTP) a scadenza decennale, coerentemente con i tassi a termine impliciti nella struttura per scadenza dei rendimenti dei titoli di Stato, rispetto al 3,1 per cento del 2022, dovrebbe attestarsi alla fine dell’arco piano di previsione al 4,7 per cento. 

In tale scenario, stante le ipotesi appena descritte, la fase espansiva del Prodotto Interno Lordo (PIL) che ha caratterizzato il 2022 (+4 per cento), determinata principalmente dalla fase ciclica positiva del trimestre estivo, subirà un brusco rallentamento.

L’indebolimento di tale fase espansiva si è già manifestato nel corso degli ultimi mesi del 2022 per effetto dell’attenuazione della ripresa dei settori più colpiti dalla pandemia (i.e. commercio, trasporti e servizi ricettivi) e dal perdurare di elevati prezzi energetici. Tale debolezza dovrebbe mantenersi anche nel primo trimestre del 2023 per poi attenuarsi progressivamente a partire dal periodo primaverile.

Il PIL dovrebbe, quindi, crescere a ritmi più blandi nel 2023 (+0,6 percento), per riprendere lentamente la sua fase espansiva nel biennio 2024-2025 (+1,2 per cento per entrambi gli anni), congiuntamente al decrescere dell’incertezza e, soprattutto, delle pressioni inflazionistiche.

Rispetto all’inflazione al consumo armonizzata, pari all’8,7 per cento nel 2022, si stima infatti che nel 2023, in media, si ridurrà fino ad attestarsi al 6,5 per cento, per poi contrarsi maggiormente nel biennio 2024-2025, anni in cui dovrebbe collocarsi rispettivamente al 2,6 e 2,0 per cento. Tale previsione è strettamente collegata all’ipotesi della progressiva riduzione dei livelli dei prezzi delle materie prime, i cui effetti sarebbero solo in parte compensati dall’accelerazione dei salari. 

Previsioni 2023-2025 nello scenario avverso

Nel definire lo scenario avverso, Banca d’Italia ha considerato la grave ipotesi di un’interruzione permanente delle forniture di energia all’Europa da parte della Russia che determinerebbe un forte aumento delle quotazioni delle materie prime energetiche, un significativo indebolimento del commercio mondiale e una maggiore incertezza. 

Tale scenario comporterebbe, quindi, un deterioramento dell’attività economica, un peggioramento della qualità del credito e, di conseguenza, un peggioramento significativo delle condizioni di offerta dei finanziamenti. 

In tale scenario, il PIL entrerebbe in terreno negativo nel biennio 2023-24, attestandosi quasi al -1 per cento in entrambi gli anni, e tornerebbe a crescere cautamente solo nel 2025, determinando così un ritorno al segno positivo.

Le dinamiche sopra descritte inasprirebbero ulteriormente la spirale inflazionistica, la quale arriverebbe a sfiorare la soglia del 10 per cento nel 2023, per poi contrarsi fino ai livelli del 4 e del 2 per cento rispettivamente nel 2024 e nel 2025. 

La contrazione stimata per il biennio 2024-2025 deriverebbe dall’effetto compensativo scaturente al deterioramento delle condizioni cicliche che avrebbe segno opposto a quello dell’impatto diretto e indiretto del rincaro dell’energia. 



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