Villa Filippina, la riqualificazione contro l’abbandono e lo spreco

Situato nel centro storico palermitano e sede di numerosi eventi, Villa Filippina è oggi un punto di riferimento per numerose attività culturali in città. Ma che cos’era questo spazio? E a cosa serviva? 


Il terreno su cui sorge Villa Filippina (piano di Sant’Oliva), secondo un atto del 1737, fu ceduto in enfiteusi dal convento dei Fatebenefratelli a tal Giuseppe Romano, per poi continuare con un’ulteriore serie di passaggi di proprietà fino al 1755, quando Giuseppe Dallone, appartenente alla Congregazione di San Filippo Neri, concesse il giardino posto fuori porta Carini a padre Angelo Serio, anche lui parte della Congregazione, per l’edificazione di quella che sarebbe stata Villa Filippina. Il progetto era quello di creare un luogo ricreativo nelle vicinanze per i congregati che, una volta costruito l’Oratorio in piazza Olivella, erano obbligati a lunghi tragitti per raggiungere le campagne circostanti durante le ore libere.

Il cantiere fu causa di numerosi contrasti con i conventi vicini, in particolare con quello di San Francesco di Paola: i frati temevano infatti che la nuova struttura pensata a fini ricreativi potesse disturbare le loro attività religiose. Inviarono una richiesta per la sospensione dei lavori, e vennero imposte delle limitazioni per i padri Filippini. Non trovando un accordo, portarono il ricorso in tribunale e, in seguito a lunghe discussioni, ripresero i regolari lavori della villa, «proibendo però a qualsiasi fabbrica sopra i portici di potersi ergere chiesa e sonarvi campane» (E. Messina, G. Vella, Lexicon n. 09/2009, edizioni Caracol). 

villa filippina

Il 29 agosto 1755 le suore del monastero dell’Immacolata Concezione temevano che la fabbrica potesse occultare la loro visuale, e per questo avanzarono una nuova proposta di impedimento, risolta con una convenzione del senatore cittadino Alessandro Vanni, principe di San Vincenzo, nella quale si precisavano alcuni parametri scelti di comune accordo, come le volumetrie dell’opera, le dimensioni del perimetro, e la riduzione del prospetto frontale in un semplice cancello.

L’autore del progetto di Villa Filippina è ad oggi ignoto, ma secondo una ricostruzione della critica è probabilmente attribuibile a Giacomo D’Aragona, allora architetto di fiducia della Congregazione dei padri Filippini.

Villa Filippina, un innovativo capolavoro immerso nel verde

Villa Filippina è uno dei primi giardini pubblici di Palermo, in quanto ampio spazio verde accessibile, curato nei dettagli dalla pianta della fabbrica alle decorazioni: un grande quadrato, recintato da portici sui tre lati (nord, ovest e sud), lunghi circa 100 metri. Il quarto lato è costituito dall’alto muro di confine con il portale d’ingresso, su cui è presente l’effige in stucco della Madonna della Vallicella, emblema dell’Oratorio Romano, e il busto di Don Serio, scolpito nel 1767 da Ignazio Marabitti. 

Opposta all’ingresso si trova la cappella di San Filippo Neri, all’interno della quale è presente un ciclo di tre affreschi con scene della vita del santo. Agli estremi del prospetto est le due ampie scalinate conducono alla terrazza da passeggio.

Guardando al chiostro, una fontana in pietra di Billemi è posta al centro del giardino, circondata da quattro statue, ad opera di Giuseppe Vitagliano e inaugurate nel 1759, che rappresentano gli ordini religiosi più prestigiosi dell’epoca.

Sotto i portici sono presenti le opere del pittore palermitano Vito D’Anna, esponente dello scenario rococò siciliano. Su commissione di Don Serio, venne chiamato nel 1758 per decorare ad affresco il porticato della villa, lavoro che venne continuato, in seguito alla morte dell’artista, dal discepolo Antonio Manno. 

Ritraendo episodi della vita di Cristo, quello che si venne a creare fu una serie di illustrazioni (oggi quasi integralmente scomparse) di carattere educativo e pedagogico, in cui i giovani dell’oratorio potessero conoscere e interiorizzare i racconti dei vangeli attraverso l’arte.

Da luogo ricreativo e sociale a cuore culturale della città

Gli oratoriani prediligevano le attività all’aria aperta, inizialmente riservate ai congregati. Successivamente la consulta dell’Oratorio Secolare cominciò ad aprirsi al pubblico, fino a mantenere il parco quotidianamente aperto e a disposizione di tutti. 

Per diversi decenni i frati gestirono una scuola materna ed elementare, attività di catechismo per adulti e bambini, e tante attività ludico-ricreative tra cui teatro, calcio, arena estiva e giochi all’aria aperta. Successivamente vennero ospitate anche attività da esterni a servizio della comunità, tra cui una biblioteca, una raccolta abiti per i più bisognosi, una tipografia e diverse altre attività di carattere religioso e sociale.

Nella prima metà del ‘900 fu costruito un cinematografo nel giardino della villa, un piccolo teatro e, successivamente, anche un’arena dove poter fare sport e attività fisica, ma fu solo nel dopoguerra che questi vennero impiegati al meglio. Nei primi anni ‘80 il cinema e l’arena, conosciuti come “Aaron”, furono presi in gestione dalla cooperativa Nuovo Cinema, che si occupò di restaurare le due strutture e si impegnò in una ricca programmazione estiva di film.

Due anni dopo il restauro, il cinema chiuse definitivamente, ma l’arena continuò con la sperimentazione cinematografica: alla fine degli anni ottanta la sua gestione passò al Teatro Biondo, che lo rese un teatro estivo

Per una stagione l’Arena di Villa Filippina ospitò La macchina dei sogni, rassegna diretta da Mimmo Cuticchio. Negli anni che seguirono, l’attività cinematografica e teatrale dell’Arena fu tra le più intense della città fino al 1995, quando calerà il sipario con il centenario della nascita del cinema in occasione della prima edizione di Palermo di Scena

Abbandono e rinascita: Villa Filippina oggi

Nel 2008, dopo quasi dieci anni di abbandono, Villa Filippina è tornata in scena ospitando il primo Planetario della città: il progetto Planetario di Palermo – Museo della Terra e dello Spazio gestito dall’associazione Urania in collaborazione con INAF, prevedeva uno spazio museale ed espositivo di circa 300 mq, dedicato all’Astronomia e alle Scienze della Terra. 

Negli anni a seguire la villa ospiterà numerosi eventi, tra cui mostre d’artigianato, festival, rassegne e proiezioni. Nel 2017 l’attività culturale verrà ripristinata dall’associazione Parco Villa Filippina, riaprendo il giardino al pubblico e offrendo un’intensa programmazione di eventi e attività culturali. Proprio in questi giorni infatti, nella storica villa, si sta svolgendo la tredicesima edizione di Una marina di libri, il festival del libro di Palermo, aperta al pubblico dal 9 al 12 Giugno 2022.


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