Paraguay, violenze su minori e mancanza di tutele da parte delle istituzioni

Il Paraguay è ancora oggi terra di violenze e abusi sulle donne, non riconosciuti dal governo. Quali sono gli scenari futuri in un mondo che non riconosce alle donne diritti e libertà?


Siamo in Paraguay, un mondo lontano dal nostro, quasi dimenticato e avvolto nell’indifferenza degli altri popoli, nel quale le donne vengono quotidianamente maltrattate, fisicamente e moralmente.

Tra gli Stati dell’America del Sud con la percentuale più alta di abusi e violenze sulle donne, nonché di gravidanze in età adolescenziale, il Paraguay è un Paese che fa da sfondo a violenze di qualunque tipo. La maggior parte di queste violenze sono perpetrate nei confronti di ragazzine, appena adolescenti, costrette a rinunciare alla loro vita per dedicarsi alla famiglia, non intesa come la famiglia desiderata ma quella “obbligata”: quella in cui la convivenza non è frutto dell’amore e del rispetto per il proprio partner, ma di soprusi, vergogna, rancore e della rabbia di non potersi ribellare a un sistema che non riconosce tutele e diritti alle donne.

Questa situazione, definita da Amnesty International come una “crisi monumentale”, non è altro che lo specchio di una società fondata su costumi, usi e abitudini patriarcali, fortemente anacronistici in un mondo oggetto di continue evoluzioni come quello in cui viviamo.

Proprio secondo i dati riportati da Amnesty, oggi in Paraguay sono in media 12 al giorno le donne che denunciano violenze e abusi, e molte di loro hanno un’età compresa tra i 10 e i 15 anni. Esse sono costrette a non abortire e a portare a termine una gravidanza, anche quando questa è frutto di un abuso sessuale. Constatare che le donne vengano abusate e violentate nel silenzio di chi vive attorno a loro e che debbano spesso arrendersi al loro destino, senza poter fare nulla per cambiarlo, è una realtà triste, difficile da accettare e sulla quale tocca continuamente far luce.

Le donne paraguaiane vittime di violenze non godono di nessuna tutela da parte delle istituzioni. In questo contesto non hanno la possibilità di rivolgersi alle autorità, poiché queste ultime non riconoscono lo stupro come un vero e proprio reato. Un sistema politico e giudiziario incapace di porre un argine a queste condizioni, ma che anzi finisce per favorirne il perpetrarsi, è senza dubbio un sistema da riformare profondamente.

Secondo quanto riportato da Amnesty International in un report dello scorso dicembre, prendendo in considerazione un arco temporale di circa due anni, sono più di mille le nascite avvenute a seguito di abusi sessuali.

L’aborto viene considerato un reato punibile con la detenzione carceraria, mentre la violenza e l’abuso no. L’interruzione di gravidanza è consentita soltanto nei casi in cui la stessa possa ritenersi rischiosa per la salute della donna e, conseguentemente, condurla alla morte. Quella che dovrebbe essere una scelta libera e consapevole diventa, di fatto, una scelta obbligata.

Dal 2017, in diverse regioni del Paraguay, le donne non vengono più educate alla sessualità, poiché l’educazione sessuale nelle scuole è stata vietata dal Ministero dell’Istruzione e della Scienza, educazione ritenuta uno strumento essenziale fino a pochi anni prima. Questo cambiamento di rotta fa ben comprendere quale sia lo scopo fondamentale del sistema, ovvero quello di non consentire alle donne di emanciparsi e di comprendere quali atteggiamenti possano essere effettivamente denunciati.

Nonostante nel 2018 sia stata emanata una nuova legge contro gli abusi sessuali sulle donne, la situazione non è mutata. La mancata indagine su fatti di reato commessi a danno di una donna, fa sì che ancora oggi si assista a una grave e costante violazione dei loro diritti. Basti pensare che le donne paraguaiane, vivono in condizioni di quasi totale estraneità rispetto al mondo esterno, dato che vengono loro precluse le possibilità di istruirsi e di emanciparsi pienamente.

Quelle paraguaiane sono quindi donne costrette a vivere all’interno della propria abitazione, a occuparsi quasi esclusivamente della famiglia e dell’accudimento dei figli, a provvedere alla loro educazione e al loro futuro. Ancora oggi, nonostante sia stato rafforzato il sistema legislativo e istituzionale del Paese, la fattispecie dello stupro non è stata criminalizzata al punto tale da essere punita. 

Se si pensa che fino a pochi decenni fa la situazione della società paraguaiana era ben diversa, ci rendiamo conto di come il Paese stia vivendo una preoccupante involuzione dal punto di vista della tutela dei diritti umani. 

Sono sempre più numerose, infatti, le testimonianze di donne, che negli ultimi anni sono fuggite dal Paraguay, per provare a costruirsi un futuro migliore in altri Paesi, lontane dalla sconfortante realtà nella quale erano costrette a vivere.

Ogni donna porta addosso cicatrici profonde, segnali di tutte le sofferenze subite, cicatrici invisibili, ma eterne, che sanno di silenzi, rabbia e indifferenza.


Immagine in copertina di Marco Verch Professional Photographer