Pegasus, la crisi internazionale più importante dell’anno?

Il caso Pegasus scuote la politica internazionale e getta ombre lunghissime su Israele, compiacente ospite tutelare della società di cyber intelligence NSO Group.


Volare è stato da sempre uno dei più grandi sogni dell’uomo, un desiderio puro e assoluto di libertà. Anche con l’abitudine, dopo tanti viaggi, questo sentimento è rimasto radicato nel profondo in ognuno di noi e si è evoluto in qualcosa di più: in un momento di pausa, di isolamento benefico forzato, soprattutto per chi vive vite frenetiche o a disponibilità lavorative h24.

Mentre scrivo sono su un volo di parecchie ore e, per la prima volta, non sento questa libertà, questo profumo di evasione, neanche in “modalità aereo”.

Come tanti colleghi, sono stato raggiunto – in questi ultimi giorni – dal terrore di essere seguito da una spia efficace e instancabile, anzi, di averla proprio portata in tasca con me, ovunque. Chiusi pc e smartphone in cappelliera, ho deciso di scrivere su un foglio, lasciando tutta la tecnologia lontano, sperando di essere abbastanza lontano da “Pegasus”.

Pegasus è un software di sorveglianza di massa utilizzato per facilitare le violazioni dei diritti umani in tutto il mondo, su vasta scala. Intercettando le informazioni sensibili, professionali e della vita intima, di più di 50.000 numeri di telefono di potenziali obiettivi, governi e aziende private hanno messo a tacere storie e scandali, convinto leader a prendere decisioni scomode, individuato il momento migliore per eliminare oppositori sgraditi. Capi di stato, attivisti, difensori dei diritti umani, giornalisti, oppositori politici, avvocati, diplomatici e capi di stato: nessuno è sfuggito all’occhio attento di Pegasus e alle sue ali.

Ali individuate dai coraggiosi attivisti e dagli analisti forensi di Amnesty International, in collaborazione con “The Pegasus Project”, un collettivo di oltre 80 giornalisti di 17 organizzazioni del mondo dei media in 10 paesi, coordinati dall’associazione Forbidden Stories.

Pegasus è frutto degli sforzi di ricerca e sviluppo della NSO Group, società Israeliana specializzata in “cyber intelligence, sicurezza e stabilità globale” che offre i suoi servizi a chiunque sia disposto a pagare il giusto prezzo. I clienti della NSO Group sono enti pubblici e privati, civili e militari, sparsi in 11 stati: Arabia Saudita, Azerbaigian, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, India, Kazakistan, Marocco, Messico, Ruanda, Togo e Ungheria.

Parecchi sono i nomi noti posti sotto sorveglianza illegale: il Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron; la pluripremiata giornalista azera Khadija Ismayilova; il giornalista Szabolcs Panyi di Direkt36, un importante media investigativo ungherese; il giornalista freelance marocchino Hicham Mansouri; il direttore del sito investigativo francese Mediapart Edwy Plenel; e i fondatori del media indipendente indiano The Wire (una delle poche organizzazioni di notizie nel paese che non fa affidamento sui soldi di entità commerciali private); la famiglia di Jamal Khashoggi nei giorni precedenti al suo assassinio.

pegasus

Queste persone, che spesso hanno raccontato e difeso la democrazia in ogni parte del mondo, hanno completamente perso il controllo della loro privacy. Per un lasso di tempo non ancora definito, una volta “infetto”, il loro telefono si è trasformato in un nemico da incubo. Tutti i segreti le conversazioni private, le foto personali, le informazioni mediche e tanto altro: tutto è stato trasferito immediatamente sui server di chi voleva spiare e controllare questi obiettivi sensibili.

Si tratta di un attacco alla libertà di espressione, alla riservatezza e alla dignità umana senza precedenti. Un attacco che ha anche due precedenti tristemente recenti: il primo riguardante WhatsApp; il secondo ai danni di Jeff Bezos, sempre con NSO Group al centro dell’occhio del ciclone.

A testimonianza della gravità di quanto accaduto, le reazioni della politica internazionale.  

Mentre Israele e l’Ungheria sono state chiamate a rispondere immediatamente dello scandalo, il Marocco cita in giudizio Amnesty e Forbidden Stories, Tel Aviv crea un team speciale per gestire le accuse di complicità con la società NSO e le intelligence straniere che hanno usato il software e si affretta a dare la colpa al movimento “Boicottaggio Disinvestimento e Sanzioni” (nato a sostegno della causa Palestinese). La Francia convoca un consiglio speciale di difesa, che indiscrezioni indicano come il luogo di costituzione di una commissione d’inchiesta segreta interna. Londra fa sapere di essersi già lamentata da tempo con lo stato di Israele per l’uso di tecnologie ultra-invasive di cyber spionaggio.

Un vero e proprio caos internazionale che scuote le fondamenta della politica planetaria e che getta su Israele, compiacente ospite tutelare di NSO Group, ombre lunghissime.

È oggi possibile controllare lo stato del proprio telefono tramite qualche riga di codice o un applicativo messo a disposizione da Amnesty International. Diversi analisti affermano però che il software installato sui terminali sarebbe già stato aggiornato rendendone, di fatto, impossibile l’individuazione tramite le tecniche di cui oggi siamo a conoscenza.

In un mondo dove neanche volare è più sinonimo di libertà, la speranza è ancora forte grazie a coloro che hanno il coraggio di denunciare e lottare contro ogni repressione reale della democrazia. È compito di tutti, ogni giorno, difenderla con le proprie possibilità, magari proprio tramite quello stesso telefono che, da spia, può trasformarsi in un megafono di conoscenza, informazioni verificate, autodeterminazione, indipendenza e tenace resistenza, anche soltanto con un tweet o una condivisione sui social.