Quanto è dannoso il linguaggio che «non fa ridere»

L’ossessione per la difesa della libertà d’opinione si è mossa, negli ultimi anni, nella pericolosa direzione della libertà di offendere, un linguaggio discriminatorio che rimane spesso nascosto dallo scudo dell’ironia o della “battuta”.


In questo periodo il dibattito pubblico italiano si sta concentrando sempre di più su un argomento centrale e divisivo: la conservazione della libertà di pensiero. Come mai si è arrivati a questa battaglia? Gran parte ruoterebbe intorno al discusso Ddl Zan che per molti esponenti – politici e non – è considerato un mezzo per «reprimere» la libertà di opinione. Concentriamo le attenzioni su questo diritto alla libertà di pensiero. Nello specifico, cerchiamo di fare una breve riflessione sulla potenza del linguaggio, strumento che sottovalutiamo, prendendo in considerazione un interessante progetto europeo chiamato ”Accept”.

Cosa è stato “Accept”

Accept è stato un progetto portato avanti da Arcigay nel 2018 per individuare la discriminazione e l’odio omotransfobico diffuso tramite i social network. Al centro dell’analisi ci sono proprio le parole che, utilizzate in alcuni contesti, discriminano e riversano odio nei confronti di una persona o di una comunità.

Sono stati analizzati su Twitter diversi campioni di tweet, dedicati alla comunità LGBT, successivamente classificati come positivi, ambigui e negativi. La particolarità del progetto è che non sono stati analizzati solo i post contenenti degli insulti palesi, ma l’obiettivo era quello di individuare i termini ambigui che nascondevano l’offesa.

Discriminazione dietro la battuta

Qui entra in gioco la potenza del linguaggio;  l’ambiguità di una parola nasconde la discriminazione. Chi ne fa uso si nasconde, si giustifica dietro l’espressione: “è una battuta” o “è ironia” anche se in realtà non è divertente proprio per nessuno.

«La forma più pericolosa è quella ambigua, in cui la discriminazione si insinua senza essere palese. Basti considerare che una persona su dieci esprime posizioni discriminatorie quando tratta argomenti LGBT, mentre quattro persone su dieci esprimono posizioni ambigue, almeno nella metà dei casi attribuibili a un linguaggio ironico nella forma, offensivo negli intenti». Parole di Rossella Lacedra, consulente di comunicazione che ha seguito il progetto Accept.

Arcigay, a seguito dei risultati del progetto, ha deciso di rispondere con una contronarrazione focalizzata sul  confine che esiste tra scherzo e offesa tramite il video intotlato #NonFaRidere. 

Resta difficile sradicare un pensiero discriminante che è ancora molto diffuso nella società. La comunità LGBT, secondo molti, non è, e non deve essere, allo stesso livello di chi si definisce “normale”. Ogni lotta volta all’accettazione dell’uguaglianza incontra e continuerà ad incontrare opposizioni muscolari.

Solo quando ci sarà una vera rivoluzione del linguaggio, solo quando vedremo l’altro come nostro simile e non come nemico, solo quando capiremo che va bene “essere unici e diversi” potremmo dirci veramente liberi perché, d’altronde, la libertà di offendere non è la libertà di pensare. Pensiero utopico o realizzabile?