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Il Cile tra nuova Costituzione ed elezioni presidenziali

Periodo di cambiamento in Cile, dove si sono svolte le primarie presidenziali e si è riunita l’Assemblea Costituente per la riscrittura di una nuova Costituzione.


Grande periodo di cambiamento per il Cile. Dopo la decisione di redigere una nuova costituzione, il Paese è di nuovo sotto i riflettori per le prossime elezioni presidenziali. Si sono infatti tenute lo scorso 18 luglio le primarie presidenziali, con 3.1 milioni di persone alle urne, il numero più alto nella storia delle primarie cilene. Sebastiàn Sichel e Gabriel Boric sono i due candidati eletti in questo turno e che il 21 novembre si sfideranno per diventare il prossimo presidente del Paese sudamericano. 

A luglio è iniziato anche il processo per riscrivere la costituzione di Pinochet risalente al 1980, una svolta storica per il Cile. Il 15 e 16 maggio si sono svolte le elezioni in cui i cittadini hanno nominato i membri che fanno parte dell’Assemblea Costituente, oltre ad eleggere sindaci e governatori regionali. Le 155 persone elette dovranno occuparsi della stesura di una nuova costituzione nell’arco dei prossimi mesi. Una volta terminato il lavoro sulla costituzione, i cittadini avranno la possibilità di votarla in un nuovo referendum, dopo che il 78 percento di loro aveva già votato a ottobre per poterla cambiare.

La decisione di riscrivere la costituzione è stata anche un modo per placare le proteste contro il governo che erano in corso già da fine 2019. Dopo una dolorosa repressione nei confronti dei manifestanti, la maggior parte dei partiti è arrivata a un compromesso. Il 15 novembre 2019 è stato firmato l’ Accordo per la pace sociale e la nuova Costituzione”, che prevedeva per l’appunto la riscrittura della vecchia costituzione.

Tra i firmatari di quell’accordo c’era anche Gabriel Boric, il candidato che domenica scorsa ha preso più del 60 percento dei voti alle primarie. Rappresentante della lista di coalizione di sinistra “Approve Dignity”, dopo la sua vittoria ha annunciato: «Se il Cile è stato la culla del neoliberalismo, ne sarà anche la sua tomba». Boric aveva anche partecipato alle rivolte del 2011 contro le disparità nel sistema scolastico, portando avanti diverse proteste studentesche. 

Boric, 35 anni – l’età minima per candidarsi come presidente – ha battuto Daniel Jadue del Partito Comunista, il favorito nei sondaggi. Qualora venisse eletto, si prefigge di guidare uno stato decentralizzato che distribuisca il potere nel Paese e che segua una visione femminista ed ecologica. 

Gabriel Boric

Sebastian Sichel, 43 anni – Presidente della Banca del Cile ed ex Ministro dello Sviluppo Sociale – è risultato invece il vincitore della lista di coalizione “Let’s Go Chile”. Il suo intento non è quello di ribaltare il modello economico cileno, come vorrebbe fare Boric, ma quello di apportare alcune riforme al fine di migliorarlo. La ricetta di Sichel è promuovere l’imprenditorialità, fissare una pensione minima e, tra le altre cose, aumentare gli aiuti economici alle classi più povere del paese.  

Chiunque verrà eletto presidente, dovrà assistere alla riscrittura della costituzione da parte dell’Assemblea Costituente, a capo della quale è stata da poco nominata Elisa Loncon, altra novità nella politica cilena.

Elisa Loncon è stata eletta a inizio luglio e fa parte della tribù indigena dei Mapuche. Professoressa all’università di Santiago, Loncon si batte da tempo per i diritti della popolazione indigena in tutto il Paese. La leader Mapuche si è detta grata del supporto delle diverse coalizioni che hanno riposto fiducia in lei, “una Mapuche, una donna, per cambiare la storia di questo Paese.” 

Un grande simbolo di cambiamento, se si pensa che le comunità native non vengono nemmeno menzionate nell’attuale costituzione. Nonostante ciò, il 12 percento della popolazione cilena è composta da persone indigene, la maggior parte Mapuche. Per la prima volta, anche i cittadini indigeni verranno inclusi nella costituzione, anche questa una svolta storica per il paese. 

L’Assemblea Costituente si è già distinta anche per essere la prima al mondo a includere in modo egualitario membri donne e membri uomini. Inoltre, quasi tutti i componenti della Costituente fanno parte della coalizione di sinistra o sono candidati indipendenti. Dato che fa auspicare, secondo molti, un cambiamento radicale, con più attenzione ai diritti di tutti i cittadini cileni.  

L’attuale Presidente Pinera detiene il più basso indice di gradimento dal suo secondo mandato  e i risultati della Costituente e delle elezioni di maggio dimostrano che il distacco tra la politica e la popolazione sta aumentando sempre di più. La coalizione di destra ha perso più voti e più seggi e si ritrova a dover fare i conti con un malcontento generale. 

Un’insoddisfazione generata anche dalla cattiva gestione della pandemia, con un coprifuoco ancora in corso e implementato già durante le proteste del 2019. Inoltre, il processo di privatizzazione del Paese negli ultimi tempi ha subito un’accelerazione e ciò ha anche danneggiato moltissime famiglie cilene, di cui il 60% non riesce ad arrivare a fine mese. 

Sebbene, dunque, le sfide e le difficoltà per riprendere in mano il Paese siano parecchie, dalla battaglia tra Boric e Sichel a quella dell’Assemblea Costituente finalmente all’opera, il futuro sembra però un po’ più roseo e il Cile è pronto a iniziare un nuovo capitolo della sua storia.


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Matilde Mancuso

Classe 1995. Appassionata di letteratura, diritti umani, cinema e musica, nella mia vita non può mancare una tazza di tè e il prossimo viaggio programmato.