Il Divin Codino, (bellissima) storia di un campione

Il Divin Codino è la storia di un campione che non è solo un calciatore ma anche un uomo che vuole tener duro, pur pensando di mollare. Chi non è stato un po’ come Baggio nella vita?


Il Divin Codino” è il biopic sul calciatore italiano Roberto Baggio, prodotto da Fabula Pictures e distribuito da Netflix a partire dal 26 maggio. Tratto dal libro di Raffaele Nappi, il film è stato prodotto il collaborazione con Mediaset e fin da subito si è classificato nella top 10 dei film più visti. 

La storia è quella dell’uomo dietro al campione che tra gli anni ’80 e ’90 ha tenuto milioni di italiani incollati allo schermo. Antonio Diodato incornicia il film cantandone la colonna sonora, il suo timbro gentile costella il ritmo rock, nell’intenzione di raccontare la carriera, ma soprattutto la vita.

Il Divin Codino, non una semplice biografia

Quella su Baggio non è la consueta biografia dedita a celebrarne i successi costellati da fugaci momenti di debolezze spezzati da battute sacre e profonde. Il Baggio di Letizia Lamartire è un uomo nudo nel suo dolore, nelle sue sconfitte e che pensa di mollare. Chi non è stato un po’ come Baggio nella vita? È pur vero che «i rigori li sbaglia solo chi ha il coraggio di tirarli».

Scopre per caso il Buddismo e in esso coinvolgerà la sua compagna Andreina, che nel film è interpretata da Valentina Bellé. La filosofia del maestro Ikeda si  rivela la via maestra: è quel sistema di pensiero fatto di nobili verità che gli permette di trovare la forza e l’illuminazione profonda in questa vita.

Il film è girato in Trentino Alto Adige, non proprio la terra natìa di Baggio, lui vicentino di nascita, cosa che ha disatteso le aspettative di chi avrebbe voluto veder correre il fanciullo di Caldogno nel luogo dove aveva mosso i primi passi calcistici. 

Le scene in campo, quelle vere, hanno visto, ove necessario, l’uso di una controfigura, come afferma lo stesso Andrea Arcangeli che veste i panni del protagonista. Le riprese sono state girate nel settembre 2020 e hanno visto coinvolti la Trentino Film Commission oltre che professionisti locali. Fra gli altri luoghi interessati al ciak ci sono la Casa di Cura Regina per le scene di carattere medico e lo stadio di Arco. Il film ha inoltre ottenuto la certificazione Green Film, titolo destinato a chi in questo mestiere adotta pratiche atte a ridurre l’impatto ambientale.

Roby: il figlio, il padre, il campione

La storia calcistica di Roby, così veniva chiamato dai più, è un salto: dalla provincia a Firenze che lo adotta come fosse un figlio atteso, ma a cui bisogna, di nuovo insegnare a camminare, anzi a giocare. Subito dopo è un tour di collaborazioni, alcune di queste presenti nel film come quella col Vicenza calcio che lo mette a battesimo o col Brescia. Le altre invece vengono lasciate all’immaginazione collettiva, fra chi ne riporta memoria e chi invece è andato a cercarle su Wikipedia. 

Ci sono delle lacune narrative di collaborazioni mai citate, come nel caso dell’Inter, del Bologna e del Milan mentre quella con la Juve è riportata da qualche timido riferimento. E ancora, il gol contro la Cecoslovacchia ai mondiali del ’90 e non sarebbe dispiaciuto se si fossero spese delle parole in più sul rapporto con Andreina quale importante compagna di vita. 

Baggio è figlio e padre prima che campione. È intimo e davanti alle telecamere non si dimostra mai divo anzi, l’opposto; è schivo e ostinato come nel rapporto con gli allenatori, con alcuni dei quali nascono dei diverbi. Si possono citare quelli con Lippi, Eriksson, Sacchi che nel film è interpretato da Antonio Zavatteri

Sulla stessa scia il rapporto col padre Florindo, nel film Andrea Pennacchi. Baggio insegue, come in una vera e propria partita, quella che è una parola che suoni come una benedetta gratificazione, ma quello che si gioca fra loro è un match ostile e un po’ beffardo che alla fine vede abbassare la guardia  anche al più agguerrito degli antagonisti.

Il cast conta su una rosa di attori che sanno vestire bene i panni dei “personaggi”; in Divin Codino, proprio per il lavoro biografico sottrattivo, molto della storia personale di Baggio è mancata nella narrazione cinematografica. Forse questa era l’unica via per raccontare quantomeno uno spaccato del campione e dell’uomo dietro di lui.