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Compromesso del Missouri: quando la schiavitù divise gli Stati Uniti

Il 3 marzo 1820 fu approvato il “Compromesso del Missouri”, il primo accordo sulla schiavitù che intensificò le divisioni tra Nord e Sud degli Stati Uniti.


Gli Stati Uniti del XIX secolo, dopo aver acquisito l’indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1812, erano un territorio in espansione diviso geograficamente ed economicamente in due zone: il Nord e il Sud. L’area del Nord era in una fase di espansione economica di tipo industriale, caratterizzata da una politica protezionistica, diventando così meno dipendente dalla manodopera schiavistica. Diversa era la situazione dei territori a Sud, che procedevano lungo la linea tradizionale di un’economia agricola fondata sulla forza-lavoro schiavistica.

A seguito della rapida espansione verso ovest, sorsero nuovi dibattiti circa il mantenimento della schiavitù nelle nuove acquisizioni dei territori della Louisiana. Venne quindi avviata una campagna volta alla costruzione di programmi graduali che portarono alla proibizione della schiavitù nei territori del nord-ovest.

Nel 1819 il Missouri fece domanda di statualità; questa richiesta innescherà una lunga fase di dibattito causata dalla decisione dei leader del Missouri di non reprimere la schiavitù.

La questione del Missouri segna l’inizio di un’era in cui i dibattiti sulla schiavitù dominavano il panorama politico americano. La discussione si accese a seguito della proposta di legge richiesta dal rappresentante del partito democratico-repubblicano James Tallmadge il quale, cercando di modificare il disegno di legge dello Stato del Missouri, aggiunse una disposizione che vietava l’importazione di nuovi schiavi nello Stato e che disponeva che tutti i nuovi nati dopo l’ammissione nell’Unione erano da considerare liberi. 

L’emendamento Tallmadge, approvato dall’opinione pubblica nordista convinta dell’illegalità della schiavitù, provocò non poche polemiche; approvato dalla Camera dei Rappresentanti verrà poi respinto dal Senato, in quanto i senatori meridionali riuscirono a mantenere una maggiore influenza e a bloccare l’emendamento. Il Congresso si trovò in una situazione di stallo, aggravata anche dalla sua pausa annuale, che fece scadere il disegno di legge della statualità.

Il compromesso del Missouri vietò la schiavitù nel territorio delle Grandi Pianure (verde scuro), rendendola legale nel Missouri (in giallo) e nell’Arkansas (in blu)

Il Congresso, successivamente, si riunì nel dicembre 1819 e in quella occasione anche lo Stato del Maine chiese l’annessione come Stato indipendente dal Massachusetts, del quale sino ad allora faceva parte. I senatori del sud ne avevano però bloccato l’adesione ed è qui che emerge la figura del senatore, e successivamente presidente della Camera, Henry Clay, il quale promosse un compromesso per consentire la schiavitù nel Missouri, e contemporaneamente ammettere il Maine come Stato libero.

Questa proposta, conosciuta come Compromesso del Missouri, tracciava una linea da est a ovest lungo il 36° parallelo, dividendo quindi la nazione in due metà: una metà schiavista e una liberale. La proposta del senatore venne approvata dai due rami del Congresso il 3 marzo del 1820.

Questo accordo impedì che la schiavitù si potesse diffondere nell’area inclusa nell’acquisto della Louisiana e stabilì il precedente secondo cui il Congresso poteva regolare la schiavitù in nuovi territori e Stati. 

Segnò anche l’inizio di una nuova fase nella storia del Senato degli Stati Uniti; infatti nei primi anni della storia del Congresso la Camera dei Rappresentanti dominava l’intero processo legislativo. Grazie alla scelta di Henry Clay, Daniel Webster e John C. Calhoun di unirsi al Senato, i riflettori dell’attenzione pubblica si spostarono su un nuovo palco e aprirono una nuova era di dibattito.

Più avanti le posizioni radicali dei diversi Stati provocarono l’abrogazione del Compromesso nel 1854 con il Kansas-Nebraska Act atto che, oltre all’istituzione dei territori del Kansas e del Nebraska, permetterà alla popolazione di ogni territorio di deliberare liberamente sulla questione della schiavitù, provocando la radicalizzazione delle posizioni schiaviste e anti-schiaviste sfociando poi nella sanguinosa guerra civile americana del 1861. 

Il Compromesso fu un passo significativo della storia americana, con cui si è tentato di trovare una soluzione al problema della schiavitù, che evidentemente era diventata, e sarà da quel momento, il terreno di scontro più infuocato nei territori dell’Unione. Un evento che storicamente rappresenta una delle tappe più importanti della lunga e sofferta liberazione di milioni di schiavi negli Stati Uniti. 


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Stefania Sciacca

Redattrice per Orizzonti. “Nessuna paura che mi calpestino. Calpestata, l’erba diventa un sentiero.”