Anche l’Italia sta per ratificare la Carta europea delle lingue minoritarie

Anche l’Italia ratificherà finalmente la Carta europea delle lingue minoritarie, redatta in seno al Consiglio d’Europa ed entrata in vigore nel 1998.


Lo scorso ottobre, in Senato, le Commissioni riunite Affari costituzionali ed Esteri hanno avviato l’esame congiunto dei disegni di legge nn. 10, 711, 842, 979, di ratifica della Carta sulle lingue minoritarie. Sebbene l’Italia abbia sottoscritto la Convenzione più di vent’anni fa, il 27 giugno del 2000, non ha mai proceduto alla sua ratifica e, per tale motivo, è già stata richiamata dal Consiglio d’Europa.

Eppure, nel nostro Paese, le lingue minoritarie hanno ricevuto, da sempre, tutela normativa in ottemperanza al principio di uguaglianza come valore fondamentale: basti pensare all’art. 6 della Costituzione e alla legge n. 482 del 1999 sulle minoranze linguistiche.

A norma dell’art. 6 della Costituzione, infatti: «La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche». Con questo sintetico articolo, l’ordinamento giuridico italiano riconosce l’importanza delle lingue minoritarie, ossia conferisce valore e protezione a quei gruppi che non parlano l’italiano come prima lingua. Lo scopo di questa disposizione è, dunque, quello di evitare che la maggioranza dei cittadini di lingua italiana possa limitare i diritti delle minoranze linguistiche.

Agli inizi degli anni ’70, il Parlamento, per rafforzare la tutela delle minoranze già prevista in Costituzione, nominò un “comitato di tre saggi” a cui delegò il riconoscimento delle comunità costituenti minoranze linguistiche. I designati furono Tullio De Mauro, Giovan Battista Pellegrini e Alessandro Pizzorusso, accademici linguistici i primi due, giurilinguista il terzo. Essi, in una relazione depositata nell’archivio del Parlamento, individuarono tredici minoranze, corrispondenti alle dodici attualmente riconosciute, con l’aggiunta di Sinti e Rom.

Ma soltanto dopo molti anni, nel dicembre 1999, durante il governo D’Alema (1998-2000), fu finalmente approvata la Legge n. 482 sulle lingue minoritarie. L’elenco originale comprensivo delle 13 comunità etniche-linguistiche riconosciute come minoranze, curato sulla base di considerazioni linguistiche, storiche e antropologiche, fu confermato in tutte le numerose proposte di legge di tutela presentate per l’approvazione in Parlamento, con l’eccezione delle popolazioni nomadi che non presentano il requisito della territorialità.

L’art. 2 della legge 482/99 riconosce ancora oggi, dunque, dodici minoranze linguistiche “storiche”, ammettendone la tutela. Questi dodici gruppi linguistici (albanesi, catalani, croati, francesi, francoprovenzali, friulani, germanici, greci, ladini, occitani, sardi, sloveni) sono rappresentati da circa 2.400.000 parlanti, distribuiti in 1.171 Comuni (171 in Piemonte) di 14 Regioni, tutelati da apposite leggi nazionali (come appunto la 482/99) e regionali (in Piemonte, per esempio, vi è la legge regionale n. 11 del 7 aprile 2009 “Tutela, valorizzazione e promozione del patrimonio linguistico del Piemonte”).

Dopo pochi mesi dall’emanazione della Legge 482/99, entrava in vigore, l’1 marzo del 1998, la Convenzione sulle lingue minoritarie, che era stata redatta a Strasburgo nel 1992. Tuttavia, l’Italia si decideva a sottoscriverla, come precedentemente ribadito, solo nel 2000, iniziando il procedimento di ratifica nel 2020. Tempi incredibilmente lunghi se si pensa che la Convenzione sancisce valori già previsti nel nostro sistema normativo e presenti nella nostra Costituzione.

La Carta, infatti, mira a proteggere le lingue regionali o minoritarie e a promuovere il loro utilizzo, al fine di salvaguardare l’eredità e le tradizioni culturali europee, nonché il rispetto della volontà dei singoli di poter usare tali lingue.

Il documento, a livello mondiale, è l’unico strumento giuridicamente vincolante dedicato alla tutela e alla promozione delle lingue utilizzate da minoranze tradizionali. Impegna gli Stati a promuovere le lingue esistenti sul proprio territorio, sancendo il rispetto dell’area geografica di diffusione e la necessità di una loro promozione, orale e scritta, nella vita pubblica e privata, attraverso adeguati mezzi di insegnamento e studio nonché scambi internazionali, qualora alcune delle lingue regionali o minoritarie siano usate anche in altri Stati in forma identica o affine.

Questa Convenzione, in oltre 20 anni di attività, ha contribuito, nei Paesi che hanno provveduto alla ratifica, allo sviluppo delle politiche, delle norme e delle pratiche in materia di lingue minoritarie.

E’ da rilevare che, attualmente, la Carta è stata ratificata solamente da 25 Stati membri del Consiglio d’Europa. Fra i Paesi firmatari che non hanno ancora provveduto alla ratifica, oltre all’Italia,  si annoverano l’Azerbaijan, la Macedonia del Nord, la Francia, Malta, la Moldova e la Russia. Una particolarità: anche la nostra lingua, in alcuni Stati, è considerata minoritaria e degna di tutela. Tra i Paesi che hanno già provveduto a ratificare la Carta e nei quali l’italiano è considerata lingua minoritaria protetta figurano la Bosnia-Erzegovina, la Slovenia, la Croazia, la Svizzera e la Romania.

Ci si augura, allora, che sia arrivato il momento della svolta per l’Italia. In questi giorni, i due relatori del disegno di legge di ratifica, Laura Gravini e Gianclaudio Bressa, procederanno a redigere un testo base di riferimento e, contemporaneamente, verrà stilata una lista di personalità da sentire.


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