Il Palchetto della Musica al Foro Italico, quel tempio che fu

 

Al Foro Italico è situato uno dei due palchetti della musica dal gusto tutto neoclassico. I “live” all’aperto sono una storia antica, e Palermo fu una delle principali promotrici al mondo.


Le esecuzioni musicali organizzate all’aperto fanno parte della vita di Palermo almeno dal Seicento e ne fanno una positiva “anomalia” nella storia. Nel corso dei secoli, vennero creati luoghi ad hoc per l’esibizione delle orchestre: si tratta a tutti gli effetti di teatri che, seppur en plein air e apparentemente aperti a tutti, erano appositamente dedicati all’ascolto aristocratico. Il richiamo storico verso le arti, come spesso accade, arricchisce il racconto del passato palermitano.

Le circostanze che richiesero a Palermo la musica live – lontana antenata dei moderni concerti di piazza, dal Primo Maggio a eventi più particolari come il “Palermo Piano City” – ci hanno lasciato, infatti, due eccezionali location: i cosiddetti “palchetti della musica”, quello di Piazza Castelnuovo, dal lato opposto rispetto al Teatro Politeama Garibaldi, e quello del Foro Italico. A destare il nostro interesse, oggi sarà proprio quest’ultimo, il più antico dei due: il Palchetto della Musica, situato lungo la storica passeggiata della Marina su quello che oggi conosciamo come Foro Umberto I.

Nel XIX secolo tante città europee presero provvedimenti per adeguare le camminate aristocratiche affinché fossero presenti luoghi per la musica “sotto le stelle”: l’esecuzione di brani lungo le vie della città non è, dunque, una pratica solo tipica dell’epoca contemporanea, rappresentata dai musicisti che si esibiscono per le strade più popolate dei centri abitati delle metropoli.

“Palermo – Foro Italico e Monte Pellegrino” – Enrico Di Benedetto (Biblioteca comunale Palermo)

Il Palchetto della Musica al Foro Umberto I fu realizzato in stile neoclassico, e fu specificatamente voluto da Ferdinando di Borbone. L’edificazione ebbe luogo nel 1844 da un progetto di Domenico Lo Faso e Pietrasanta, duca di Serradifalco e di un altro storico architetto palermitano, Carlo Giachery. Prima dell’Unità d’Italia la passeggiata si chiamava “Foro Borbonico” e, stando alle testimonianze, alla fine dell’Ottocento il palchetto era in piena attività: nella Guida pratica di Palermo di Enrico Onufrio (1882), si ricorda l’«elegante chiosco di marmo» dove «la banda musicale allieta tutti quanti coi suoi melodiosi concerti».

Come si legge in un interessante articolo della rivista Per edita dalla “Fondazione Salvare Palermo”, Musica all’aperto nella Palermo di una volta (Anna Tedesco, Per n.39) «la creazione di spazi appositi per la musica all’aperto ha a Palermo una storia molto più antica, che dall’Ottocento risale indietro fino al Seicento ed all’epoca della dominazione spagnola». Prima che fosse eretto il Palchetto della Musica del Foro Umberto I, sullo stesso luogo sorgeva un teatro marmoreo, un “tempietto” similare nella funzione a quello ottocentesco, realizzato nel 1681.

Nell’articolo della Professoressa Tedesco si legge che «Il Teatro marmoreo fece parte del complesso sistema di eventi festivi tesi a creare consenso nei confronti della monarchia spagnola, a celebrare il legame tra essa ed i sudditi siciliani, ed a celebrarne i rappresentanti, in primis il viceré». La musica costituiva un momento importante della celebrazione di un evento pubblico, dedicato o meno allo stesso viceré: era un passaggio “politico” così importante che Palermo dovette costruire un luogo apposito, e fu anche la prima a farlo.

Nel XVI secolo, il Foro Umberto I portava il nome di “Strada Colonna” (dal viceré che ne suggerì la costruzione, Marcantonio Colonna) e si affermò facilmente come uno dei principali luoghi di svago e di ritrovo della cittadinanza. Qui i palermitani vi trascorrevano il proprio tempo, non solo per passeggiare in riva al mare, ma anche per assistere a spettacoli e concerti al “Teatro della Strada Colonna”.

Il piano del potentato spagnolo palermitano si inseriva in un quadro più ampio di urbanistica improntata a favorire il “legame mare-città” – come si tenta di realizzare oggi con diverse iniziative progettuali sul waterfront palermitano – testimoniando quella vocazione tutto-porto che scorre nelle vene di Palermo. La Strada Colonna faceva parte di una serie operazioni urbanistiche che iniziarono nel 1577: da Porta Felice a piazzetta Santo Spirito, fino ad altre successive strutture architettoniche lungo il Cassaro, una delle storiche arterie cittadine. Nel 1582 venne eretta Porta Felice, il tassello fondamentale per creare il viavai verso il mare; la strada Colonna, con annesso teatro barocco, nel 1591 rappresentava già il riferimento per gli eventi musicali ufficiali, tanto da divenire la sede estiva dei concerti dell’orchestra di corte.

All’inizio il palchetto era davvero degno di questa definizione ed era, infatti, una struttura ancora “primordiale” in legno. Tramite una ricostruzione basata sugli Atti del Senato palermitano nel corso del Seicento, l’articolo della Professoressa Tedesco parla di «diversi pagamenti non solo ai musicisti ma anche per la costruzione e la decorazione di un “catafardo”, ossia un palco di legno innalzato per ospitare i musicisti».

L’attività musicale del palchetto venne successivamente incrementata e regolamentata: in un Atto del 28 giugno 1679 è presente lo stanziamento di «70 onze» per la creazione di un gruppo stabile che eseguisse musica all’aperto, andando a diminuire la paga dell’orchestra di corte. E alla fine arrivò il marmo: il 27 giugno del 1681 il Senato emana infatti i Capitoli d’appalto per la costruzione di un teatro di ciaca, ovvero in pietra. Del progetto dello stimatissimo architetto del Senato, Paolo Amato, resta ancora oggi una raffigurazione presente in un manoscritto del 1686 (custodito a Madrid) e in una tavola allegata alla relazione sull’incoronazione di Vittorio Amedeo II di Savoia del 1713.

Cavalcata reale al primo ingresso di S. Maestà in Palermo Sua Reggia (inc. F. Cichè, sec.-XVIII) – Istituto Euroarabo

Lungo la stessa passeggiata sul mare si estendono – queste, invece, sopravvissute – le “Mura delle cattive”, parte corposa e più visibile delle antiche mura della Città. Al di sopra delle mura correva un parterre, prediletto già nel XIX secolo dalle vedove (captive, tradotto poi in “cattive”) che lo attraversavano, chissà, guardando l’orizzonte e pensando ai mariti perduti in guerra o in mare. Questo luogo, più riservato e silenzioso, era l’esatto opposto dell’ottocentesco Foro Borbonico, il viale più in per l’aristocrazia palermitana.

Al posto del Teatro della Strada Colonna, il Palchetto della Musica divenne anch’esso il riferimento musicale del lungomare, al prezzo di due centesimi per una sedia vicina alla struttura. Intanto le carrozze lungo la strada, all’esordire della musica che si irradiava dalle colonne lucenti del palchetto, sostavano silenziosamente allineate intorno a quel momento di magia sinfonica. È tanto il fascino, e allo stesso tempo l’amarezza, che suscita un’immagine del genere al cospetto dell’attuale Palchetto della Musica, negli ultimi decenni protagonista di abbandoni, recuperi e ripetuti periodi di estremo degrado. Se c’è qualcosa che può rendere giustizia a un simile monumento, oltre che alla sua storia illustre, è solo lei, la musica, l’unica forza rigeneratrice che può reclamare uno dei suoi templi.

Foto in copertina di Panoramio – trolvag


1 commento

I commenti sono chiusi

... ...