Storie di Sport

Tokyo 2020, il costo del rinvio

 
 

Il rinvio delle Olimpiadi a luglio 2021 porterà il Giappone ad affrontare altissimi costi dovuti all’organizzazione dell’evento.


Abbiamo già analizzato in un nostro precedente articolo come l’evoluzione sotto l’aspetto dell’investimento economico delle Olimpiadi sia interessante. Lo stesso barone de Coubertin aveva già intuito che, per dare maggiore risonanza all’evento, era inevitabile e necessaria una base economica concreta oltre al supporto dello Stato, ai fini dell’organizzazione di una manifestazione che risulta essere di rilevanza mondiale.

Questa evoluzione nell’organizzazione dei Giochi ha influenzato inevitabilmente l’economia dei paesi organizzatori, sia positivamente, tanto da portare grandi benefici economici al paese ospitante, che negativamente sul bilancio dello Stato a causa degli enormi sprechi. Nel caso di Tokyo 2020, rinviata di un anno esatto per la diffusione del coronavirus, le spese per la sua organizzazione porteranno il Giappone a fronteggiare una situazione estremamente complicata, dal punto di vista organizzativo ma soprattutto economico, vedendo coinvolti diversi attori: dai cittadini giapponesi ai vari investitori sino al pubblico pagante.

È utile richiamare alcuni numeri che aiutano a comprendere quanto effettivamente il Giappone abbia speso per l’organizzazione dell’evento. Si stima, infatti, che la sola candidatura a paese ospitante sia costata 62 milioni di euro e che, una volta vinta la concorrenza di Madrid e Istanbul nel 2013, l’iniziale previsione era di 9 miliardi di dollari di spese, rivista al rialzo lo scorso anno dagli stessi organizzatori dei Giochi fino a raggiungere i 12,5 miliardi.

Bisogna precisare, inoltre, che negli ultimi mesi del 2019 il Consiglio di Revisione Contabile del Giappone ha pubblicato un report nel quale ha sottolineato come a causa di uscite aggiuntive sostenute da amministrazioni locali e nazionali e non previste, la nazione nipponica sarebbe potuta andare oltre i 26 miliardi di dollari di spesa, includendo anche i Giochi Paralimpici oltre ai 3 miliardi di dollari pagati dalle aziende giapponesi al Comitato organizzatore per i contratti di sponsorizzazione.

In termini di PIL, invece, se gli investimenti per i Giochi sono comunque costati lo 0,2% del prodotto interno lordo, si teme che il rinvio possa causare un’ulteriore riduzione della crescita fino a mezzo punto percentuale. Nello stesso documento sono stati inoltre rivisti anche i numeri concernenti le entrate previste, rilevando un aumento di 300 milioni di dollari rispetto alle stime inizialmente dichiarate e portandole a sfiorare i 6 miliardi di dollari totali: una cifra che migliorerebbe l’economia giapponese attraverso l’incremento degli investimenti edilizi e grazie anche all’aumento del turismo estero. Queste erano le previsioni che avrebbero comunque portato ad un incremento delle entrate per la nazione nipponica a fronte di ingenti somme investite. Bisogna dire che con tali somme, qualora ci fosse stata la cancellazione delle Olimpiadi, ciò avrebbe comportato una perdita compresa tra i 40 e i 60 miliardi di dollari per il Giappone.

Nonostante però non vi sia stata la cancellazione ma il rinvio dei giochi Olimpici, il Giappone dovrà comunque affrontare dei costi notevoli. Infatti, anche se sono solo dati indicativi, uno studio fatto da Katsuhiro Miyamoto, professore emerito all’Università Kansai di Osaka ed esperto in economia dello sport, afferma che le perdite dovrebbero essere intorno a circa i 5,5 miliardi di dollari. Si confermerebbero, pertanto, le stime del Nikkei (la borsa di Tokyo) e di Goldman Sachs (fra le maggiori banche d’affari del mondo). Entrambe, infatti, quantificavano i costi da sostenere tra i 5 e i 6 miliardi di dollari.

Nel dettaglio, le principali voci di costo sono da rintracciarsi in primis sui diritti televisivi, la cui assegnazione, per un totale di 4,5 miliardi di dollari, ha di fatto segnato un record per la storia delle Olimpiadi. Ciò che più spaventa è il dubbio legato alla rinegoziazione a differenti cifre dei contratti che potrebbero non restare validi fino al 2021: ad esempio, Discovery Networks Europe ha pagato quasi un miliardo e mezzo di dollari per assicurarsi i diritti per l’Europa, una cifra simile a quella sborsata dalla National Broadcasting Company (meglio nota come NBC, azienda radiotelevisiva statunitense) la cui spesa per la trasmissione delle gare negli USA si aggira intorno al miliardo.

Non bisogna dimenticare, inoltre, anche la possibile rinegoziazione dei nuovi contratti di locazione, la manutenzione dei vari stadi e delle arene e la necessità di trovare nuove aree dove costruire strutture e complessi sportivi. Proprio Tokyo stava progettando di utilizzare 42 sedi più una in aggiunta per le Paralimpiadi e Toshiro Muto, CEO del comitato organizzatore ha dichiarato: «Solo per allestire alcune sedi abbiamo impiegato più di un anno. Smontarle e rimetterle in piedi per il 2021 implicherebbe costi aggiuntivi».

Altro aspetto delicato riguarda il villaggio olimpico, che ospiterà 11.000 olimpionici e 4.400 paralimpici. Uno dei costruttori, Mitsui Fudosan Co., ha dichiarato di aver sospeso le vendite nel complesso, che includerà 23 edifici, con 5623 appartamenti venduti a più di un milione di dollari ciascuno. Altra questione, invece, sono i dipendenti: più di 3500 i membri del personale olimpico, con il rischio che alcuni di loro potrebbero perdere il lavoro nel tentativo di ridurre i costi. Infine, rimane l’aspetto della domanda di biglietti da parte del pubblico che è stata senza precedenti: i ticket venduti per questa edizione sono stati circa 7,8 milioni. Tutti i biglietti, infatti, hanno una clausola di forza maggiore, che potrebbe spingere gli organizzatori a un rimborso colossale qualora il Covid-19 venisse considerato “al di fuori del ragionevole controllo di Tokyo 2020”, come dichiarato dallo stesso Toshiro Muto; rimborso che economicamente peserebbe in modo rilevante.

Tutto ciò evidenza gli ulteriori costi che eventualmente dovranno essere sostenuti a fronte di questo possibile enorme rimborso. «Non abbiamo una decisione definitiva su quale sarà la nostra politica ma per quanto possibile vogliamo riservare alle persone che hanno già acquistato i biglietti un trattamento speciale», conclude l’amministratore del comitato organizzatore giapponese.

Dal momento che, come si è potuto notare, anche con il rinvio dei Giochi i costi che la nazione ospitante dovrebbe affrontare sono molto ingenti, in aiuto a tale situazione è venuto Bent Flyvbjerg, autore di “The Oxford Olympics Study 2016Cost and Cost Overrun at the Games”, che in un’e-mail all’Associated Press ha affermato che il CIO «dovrebbe contribuire maggiormente alle spese del progetto olimpico, non lasciando il gravoso carico dei costi aggiuntivi, previsti dallo slittamento dei Giochi, esclusivamente sulle spalle del comitato organizzativo locale e dei cittadini giapponesi. Tutto ciò anche da un punto di vista etico».


 
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Ugo Lombardo

Mi interesso di economia, divario generazionale, sociologia economica e turismo culturale. L’umiltà, l’impegno, la pazienza e la forte determinazione sono alla base della riuscita di ogni progetto.