Olimpiadi ed economia, i grandi guadagni

Di Ugo Lombardo – Dopo la svolta economica nel 1948 (anno della stipula del primo contratto televisivo) e nel 1958 (anno dell’inserimento nella Carta Olimpica dell’articolo 49 sui diritti per le trasmissioni televisive), è a partire dai giochi olimpici di Los Angeles del 1984 che si segnò il passaggio dalla fase dei bilanci in attivo a quella dei grandi guadagni.

In quell’anno, infatti, i Giochi furono affidati interamente ad un’organizzazione privata, cioè quella di Peter Ueberroth e si conclusero con un attivo di 215 milioni di dollari per il Comitato organizzatore. Questo fu un punto di svolta e per capirlo basta citare alcune cifre: dai giochi di Seul nel 1988 in cui i paesi coinvolti nelle trasmissioni televisive erano 160 per 2.570 ore d’immagini, ai giochi di Atene nel 2004 con 221 paesi coinvolti con più di 3.500 ore d’immagini. Inoltre, il reddito procurato dal marketing è passato da 790 milioni di dollari dai Giochi di Los Angeles nel 1984 a 1.150 milioni di dollari nel 1988 a Seul fino ad arrivare ad Atene 2004 a 4.260 milioni di dollari.

Fattori economicamente importanti sono state anche le aziende legate alle Olimpiadi. Nel 1988 a Seul le 9 aziende coinvolte hanno portato ad un guadagno pari a 96 milioni di dollari, a Sydney si salì a 579 milioni e ad Atene le 10 aziende più importanti raggiunsero i 650 milioni di dollari. È stato proprio a Sydney che si cambiò effettivamente il modo di organizzare le Olimpiadi, proprio perché, oltre agli sponsor principali, si sono inserite molte altre aziende.

Essendo le Olimpiadi un evento di rilevanza mondiale, questa evoluzione nell’organizzazione dei giochi ha influenzato inevitabilmente l’economia dei paesi organizzatori: sia positivamente – tanto da portare grandi benefici economici al paese ospitante – che negativamente sul bilancio dello Stato, a causa degli enormi sprechi. Secondo uno studio fatto dall’Università di San Paolo, le Olimpiadi del 2016 Rio avrebbero portato un beneficio economico pari a 102 miliardi di Real Brasiliani. Inoltre entro il 2027, sempre secondo questo studio, per ogni dollaro investito se ne genereranno 3,26 e verranno creati 120.000 nuovi lavori ogni anno.

Complessivamente sono 55 i settori economici avvantaggiati da Rio 2016, iniziando dal settore delle costruzioni, dei servizi alle imprese, petrolio e gas, fino al settore dei trasporti. Non bisogna dimenticare, però, che il 2 ottobre 2009, giorno in cui si decretò l’assegnazione delle Olimpiadi 2016 a Rio, il Brasile era in forte crescita, tanto che si diffuse il concetto di “Brazil Mania” (Mania brasiliana) e l’economia del paese era al primo posto tra quelle del BRIC.

Anche per l’Italia, che si è candidata per le Olimpiadi del 2024, si potrebbe porre un problema di costi in tal senso. Le previsioni appaiono però ottimistiche nel piano di Luca di Montezemolo, presidente del Comitato Roma 2024. Egli parla di 2,1 miliardi per costruire o migliorare gli impianti, dal Villaggio Olimpico fino al rifacimento dello stadio Flaminio, il tutto senza che ci sia un euro a carico dei cittadini romani”. È fondamentale secondo Montezemolo non “fare gli errori di Italia ‘90, quando sindaci e presidenti di Regioni hanno fatto cose inutili e dannose, approfittando dei mondiali di calcio…».

Infatti basti pensare che durante quella competizione fu costruita la stazione di Farneto il cui costo fu di 15 miliardi di lire e che fu poi utilizzata solamente per circa 8 giorni; e ancora, le cosiddette Vele del grande architetto Calatrava, costate 400 milioni e poi abbandonate. Montezemolo, presidente del Comitato Olimpico Nazionale, è stato appoggiato anche dall’Università di Roma la Sapienza attraverso una lettera d’intenti.

La lettera, firmata congiuntamente proprio dal Comitato promotore, dal presidente del Coni e membro della Commissione “Affari pubblici e Sviluppo sociale” del CIO, Giovanni Malagò, e dal Rettore Eugenio Gaudio, è stata ratificata dall’accordo con il Consorzio Sapienza Innovazione e dal suo ingresso nel progetto #labRoma2024. Essa prevede lo sviluppo di alcuni progetti di startupper e imprese del territorio per modernizzare la città con lo scopo di ripensare il volto futuro, tecnologico e sostenibile della capitale, favorendo inoltre lo sviluppo di nuove tecnologie e di progetti imprenditoriali coerenti con le iniziative del Comitato promotore Roma 2024.

Il tutto però, sempre secondo Montezemolo, dovrà basarsi sulla trasparenza comunicando “il budget e dire per cosa servirà…” e “quale destinazione avranno gli impianti…”. Anche Malagò appoggia la tesi di Montezemolo e minimizza la possibilità che lo scandalo Fifa possa influire sull’organizzazione delle Olimpiadi. Infatti, egli ritiene che sarebbe sbagliato commettere l’errore di mescolare il calcio con lo sport olimpico poiché non bisogna pensare a Blatter come presidente della Fifa ma bensì come membro del CIO. 

Interessante, inoltre, sottolineare come, secondo Malagò, il budget presentato alla conferenza stampa del Comitato Roma 2024 sia il più basso della storia delle olimpiadi, pari a circa 1,2 miliardi, relativi ai costi di realizzazione degli impianti permanenti. Tutto ciò potrebbe far ben sperare per un’ulteriore buona occasione per l’Italia, come nel caso dell’EXPO, di riacquistare credibilità a livello mondiale. Questo però, qualora la candidatura sia sufficientemente supportata da un clima politicamente sereno e favorevole.


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