Emergenza coronavirus: lo Sport si ferma come nel 1915

Tutta l’Italia si ferma. La decisione era ormai inevitabile, probabilmente l’unico modo per cercare di rallentare il più possibile il contagio da Covid-19 prima che la situazione diventasse del tutto irrecuperabile. Il premier Conte ha annunciato ieri sera in conferenza stampa a palazzo Chigi la scelta del governo, la quale avrà ovviamente ripercussioni anche sull’intero mondo dello Sport italiano: «Tutta Italia sarà zona protetta. E non c’è ragione per cui proseguano le manifestazioni sportive, abbiamo adottato un intervento anche su questo. Queste misure sono nel Dpcm che sto per firmare. Andranno in Gazzetta Ufficiale questa sera ed entreranno in vigore dal 10 marzo».

La decisione di Conte ha soltanto ufficializzato ciò che era emerso nel pomeriggio durante una lunga riunione del Coni, alla quale hanno partecipato i  presidenti delle federazioni degli sport di squadra per affrontare l’emergenza coronavirus. Stop a tutto lo sport italiano fino al 3 aprile, è stata questa la ferma presa di posizione del presidente del Coni Giovanni Malagò, successivamente ratificata all’interno del decreto governativo.

Tuttavia l’unica deroga riguarda la manifestazioni organizzate da organismi sportivi Internazionali, pertanto le partite delle coppe europee (e di Eurolega nel basket) che vedranno coinvolte le squadre italiane saranno regolarmente disputate ma a porte chiuse, come nel caso di Juventus-Lione e Inter-Getafe. Inoltre anche il governo spagnolo per evitare il rischio di possibili contagi ha deciso di far disputare a porte chiuse le due gare di Champions League Valencia-Atalanta e Barcellona-Napoli.

«Un’emergenza per il Paese e per lo sport che non ha precedenti nella storia», afferma Malagò. Per la prima volta, infatti, lo sport italiano è costretto a fermarsi per un’emergenza sanitaria. Per risalire all’ultima volta che venne presa una decisione di questa portata bisogna tornare indietro all’anno 1915, Prima Guerra Mondiale. Non esisteva ancora un vero e proprio campionato, bensì due gironi che dividevano l’Italia, Nord e centro-Sud. Il torneo venne sospeso il 23 Maggio con l’ingresso dell’Italia nel conflitto ad un sola giornata dal termine con lo scudetto assegnato successivamente al Genoa tra mille polemiche da parte della Lazio, capolista del girone centro-Sud.

Con lo scenario attuale resta l’incertezza di quanto possa durare questo stop forzato, ma è altrettanto evidente che l’obbligo di fermarsi appare ormai indispensabile per garantire e tutelare la salute e la sicurezza di tutti gli italiani, sportivi compresi.


Di Fabrizio Valenti

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